(Pubblicato come parte del Bollettino economico della BCE, numero 7/2025)
L’ondata inflazionistica del 2021-2023 ha prodotto variazioni significative nei prezzi, nei redditi da lavoro, nei tassi ipotecari e nella ricchezza netta delle famiglie dell’area euro. L’inflazione ha superato la crescita nominale delle retribuzioni, i tassi sui mutui sono quasi raddoppiati e l’aumento della ricchezza familiare ha subito un netto rallentamento.
Tuttavia, le implicazioni di questi sviluppi aggregati per la disuguaglianza economica restano poco definite. Ciò riporta al centro una questione cruciale: in che modo cambiamenti nell’inflazione e nei tassi di interesse si riflettono sulla distribuzione del reddito, dei consumi e della ricchezza?
Queste tre dimensioni rappresentano gli assi principali attraverso cui valutare gli effetti distributivi dell’impennata dei prezzi e dei tassi. Le disuguaglianze non influenzano solo le condizioni materiali delle famiglie, ma incidono anche sulla coesione sociale e sulla stabilità economica complessiva (Alesina e Rodrik, 1994; Alesina e Perotti, 1996).
Il periodo successivo alla pandemia ha riportato con forza il tema della disuguaglianza al centro del dibattito, in un contesto caratterizzato da shock simultanei e marcate interruzioni economiche. Questo articolo analizza tali dinamiche utilizzando il Consumer Expectations Survey (CES) della BCE, concentrandosi sulle percezioni dei cittadini e sulle misure effettive della disuguaglianza nell’area euro.
I risultati mostrano un fatto interessante:
le principali misure statistiche di disuguaglianza (reddito, consumi e ricchezza) sono rimaste sostanzialmente stabili tra il 2022 e il 2025,
ma la percezione della disuguaglianza è aumentata sensibilmente, trainata soprattutto dall’aumento del costo della vita.
Per approfondire questa divergenza, analizziamo sia le differenze tra gruppi di reddito nei tassi di inflazione “personale”, sia le diverse strategie finanziarie — in particolare nel mercato dei mutui — che hanno influenzato gli esiti distributivi in un contesto di rialzo dei tassi.
Percezioni e misure della disuguaglianza
I dati dell’ondata CES di agosto 2025 offrono un quadro dettagliato di come le famiglie percepiscano la disuguaglianza in un periodo di inflazione elevata e di variazioni dei tassi di interesse.
Secondo l’indagine:
il 73% delle famiglie dell’area euro ritiene che la disuguaglianza sia aumentata “un po’” o “molto” dall’inizio del 2021;
solo il 5% crede che sia diminuita.
Le famiglie con redditi più elevati segnalano più spesso un aumento della disuguaglianza rispetto a quelle con redditi più bassi.
Il costo della vita come fattore dominante
Alla domanda sulle cause dell’aumento percepito della disuguaglianza, emerge un consenso molto ampio:
93% indica l’aumento del costo della vita come fattore principale;
84% considera l’inflazione il singolo elemento più rilevante.
Ciò indica che molte famiglie interpretano la disuguaglianza soprattutto attraverso il prisma del potere d’acquisto, più che attraverso indicatori distributivi tradizionali.
Altri fattori citati includono:
l’andamento diseguale dei salari (66%);
l’evoluzione della ricchezza finanziaria e dei prezzi degli attivi (40%).
Le differenze tra gruppi di reddito sono marcate:
le famiglie nel 20% più ricco attribuiscono la crescita della disuguaglianza a differenze nell’accesso a finanziamenti, investimenti e ricchezza finanziaria;
le famiglie nel 50% più povero enfatizzano invece le difficoltà legate ai costi di risparmio e indebitamento.
Su quest’ultimo punto, il 50% inferiore segnala molto più chiaramente dei più abbienti l’impatto dei tassi più alti sulla propria condizione finanziaria.
Misurare la disuguaglianza: un quadro stabile nonostante gli shock
La disuguaglianza è un fenomeno complesso e richiede più indicatori per essere compresa. Il coefficiente di Gini è la misura più utilizzata, sensibile alle variazioni attorno al centro della distribuzione. Il tasso di rischio di povertà, invece, fotografa la situazione nella fascia più vulnerabile.
Tra il 2022 e il 2025, nonostante la forte inflazione e l’aumento dei tassi, le principali misure di disuguaglianza dell’area euro sono rimaste sorprendentemente stabili:
disuguaglianza di reddito: coefficiente di Gini da 0,33 a 0,34;
disuguaglianza di consumo: da 0,31 a 0,32, con variazioni limitate grazie alla capacità delle famiglie di stabilizzare la spesa nel tempo;
disuguaglianza di ricchezza: lieve aumento del Gini di circa 0,02 punti tra 2022 e 2024, concentrato durante la fase più acuta dell’inflazione.
Il rischio di povertà è rimasto quasi invariato: dal 20,3% nel 2022 al 20,7% nel 2025, segno che meccanismi redistributivi e interventi mirati hanno contribuito ad assorbire parte degli shock più intensi. …
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