da “il Fatto Quotidiano”[14.11.25]: “Federculture propone tre idee dirompenti per scardinare l’inerzia della politica culturale italiana”
Federculture lancia tre proposte per scardinare la politica culturale italiana
Giovedì 13 novembre 2025, nella sede del Ministero della Cultura, durante la presentazione romana del 21esimo Rapporto Annuale di Federculture “Impresa Cultura” (edito da Gangemi), sono state lanciate tre proposte semplici e dirompenti per scuotere una politica culturale sempre più inerziale. È stato offerto anche un fascicolo di “aggiornamento” del dataset.
L’iniziativa merita essere ben segnalata, perché ha fornito alcuni fondamentali stimoli per superare la fase di conservazione che caratterizza la politica culturale italiana. Il Presidente di Federculture (federazione di imprese, aziende, enti del settore cultura, turismo e tempo libero) Andrea Cancellato ha proposto tre idee essenziali, semplici quanto dirompenti, per stimolare lo sviluppo socio-culturale del Paese, ovvero:
1. azzerare o comunque ridurre l’Iva su tutti i prodotti e le attività culturali;
2. defiscalizzare le spese per la cultura degli individui;
3. imporre alle grandi società che gestiscono il gioco d’azzardo una tassa che vada ad alimentare i fondi pubblici per la cultura.
Federculture ha evidenziato – con la relazione del Direttore del suo Centro Studi, Alberto Bonisoli (già Ministro per la Cultura nel Governo Conte I) – come dal 2019 al 2024 la spesa delle famiglie in cultura sia diminuita, e sia cresciuto il “cultural divide” tra il Meridione ed il resto del Paese. Si osservi l’incidenza percentuale della spesa culturale sul budget familiare: nel Centro e nel Nord, la quota cultura è del 4,2%; nelle regioni del Mezzogiorno è al 2,7%. Un divario che riflette differenze strutturali in termini di reddito, offerta culturale e accessibilità. Se a livello nazionale la spesa media delle famiglie in “ricreazione, sport e cultura” (classificazione Istat) è stata di 105 euro l’anno, e chi vive in Lombardia ha speso 137 euro, il record negativo si registra in Calabria, con 41 euro… Una “altra Italia” emerge anche analizzando i dati delle famiglie formate da stranieri: se la famiglia di soli italiani ha speso nel 2024 mediamente 109 euro l’anno, questo dato scende a 46 euro tra gli stranieri.
L’intervento dello Stato è inadeguato, sia quantitativamente sia qualitativamente. Nelle ultime statistiche comparative a livello europeo (anno 2023), l’Italia resta in coda alle classifiche: se tra i 27 Paesi dell’Unione Europea, l’impegno per la cultura è mediamente nell’ordine dell’1% della spesa totale del governo, in Italia siamo allo 0,6%. Si spende poco (la metà della media Ue) e si spende male, perché lo Stato non si dimostra in grado di stimolare adeguatamente la domanda, a causa di un intervento che è conservativo ed inerziale: nei primi 3 anni del Governo Meloni, non s’è registrato alcun significativo cambio di marcia rispetto alle politiche culturali dei precedenti esecutivi…
Federculture propone a governo e parlamento di azzerare l’Iva sui prodotti e sulle attività culturali, o comunque di uniformarla verso il basso: oggi lo spettacolo dal vivo (dal cinema al teatro, includendovi le mostre) subisce un’Iva al 10%, mentre è a quota 4% per i libri e giornali e periodici, ed è al 22% per i cd, i dvd e i videogiochi… Se si considera – accantonando la retorica – la “cultura” come un bene di primaria necessità – come il pane – sarebbe fondamentale almeno allineare l’aliquota al 4% per tutti i beni e le attività culturali. Attualmente la fiscalità culturale è in Italia un labirinto incoerente.
Che si possa intervenire è evidente – se c’è la volontà politica – e se ne ha conferma con la legge n. 118/2025, che dal luglio 2025 ha ridotto dal 22 al 5% l’aliquota Iva per le cessioni e importazioni di oggetti d’arte, di antiquariato e da collezione: questa timida innovazione – rivendicata dal Presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone (FdI) – dovrebbe stimolare il governo ad adottare una misura coraggiosa a 360 gradi per tutti i prodotti e le attività culturali.
Altro intervento auspicabile è la detraibilità delle spese culturali individuali, che pure è stata già proposta al Parlamento nazionale dal Consiglio Regionale del Veneto nel marzo 2024; va nella stessa direzione la proposta di cui è primo firmatario lo stesso Mollicone, presentata l’11 giugno 2025 (Atto Camera n. 2449). E andrebbe ripristinata o rafforzata la norma che prevede un travaso di risorse dal gioco d’azzardo (157 miliardi la spesa degli italiani nel 2024) a favore della cultura. Il Presidente di Federculture chiede che “una quota minima – anche solo l’1% – degli utili del gioco legale venga destinata al Fondo per la Cultura: una misura di responsabilità sociale”. Tre idee tre – in sostanza – che potrebbero contribuire realmente ad una significativa rigenerazione del sistema culturale italiano.
Va quindi riconosciuta a Federculture un’iniziativa coraggiosa, di conoscenza scientifica e di proposta politica, che va ben oltre i dati e le analisi spesso acritiche proposti da rapporti di ricerca come l’“Atlante delle Imprese Culturali e Creative” (Treccani, 2023), oppure l’istituzionale “Minicifre della Cultura” (Mic, 2024), o “Io Sono Cultura” (Symbola, 2025). Un ulteriore esempio di questi studi, certo utili ma incapaci di incidere sulle scelte pubbliche, è rappresentato dal volume – fresco di stampa – di Italiadecide (la fondazione di Luciano Violante), “Rapporto 2025. La cultura e i territori” (edito da il Mulino).
L’Italia non ha bisogno dell’ennesima radiografia dell’esistente, ma di terapie d’impatto per scardinare le attuali politiche culturali. E le tre proposte di Federculture vanno in questa direzione.
Angelo Zaccone Teodosi