A pranzo? Silvia propone… i ravioli cinesi ripieni di verdure!

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In centro a Torino c’è un ristorante cinese diverso da tutti gli altri. In carta, insieme a piatti a base di alghe o radici di loto, agli involtini primavera e alle immancabili nuvole di drago, fanno capolino diverse chioccioline rosse: indicano i prodotti Presìdi Slow Food e quelli segnalati sull’Arca del Gusto. 

Ci sono il sedano rosso di Orbassano, la tinca di Ceresole d’Alba, il peperone corno di bue di Carmagnola, persino le paste di meliga del Monregalese e il miele d’alta montagna che arriva dalla val Maira. «Cucino come se i miei piatti li dovessero mangiare i miei figli e la mia famiglia, per questo cerco materie prime sane» racconta Silvia Ling, membro dell’Alleanza Slow Food dei cuochi e chef del ristorante Zheng Yang, che si trova a pochi passi dalla stazione di Porta Susa. 

Silvia è una dei cinque cuochi coinvolti nel progetto Vogliamoci Bene! con cui Slow Food Italia promuove una dieta buona e sana attraverso le diverse culture alimentari che convivono con quella italiana e la arricchiscono, fornendo nuovi spunti per conoscere piatti gustosi ed equilibrati.

In un menù ideale dalla colazione alla cena, spuntini inclusi, cinque cuochi provenienti da altrettanti Paesi diversi ci insegnano a realizzare cinque ricette tradizionali, dimostrando che tutti possono sperimentare ingredienti nuovi, e che mangiare sano e sentirsi comunità attraverso il cibo è davvero semplicissimo.

Raccontaci la ricetta: perché hai scelto i ravioli vegetariani?

«I ravioli sono un simbolo del capodanno cinese: la loro preparazione riunisce attorno al tavolo tutta la famiglia, bambini compresi, un po’ come gli agnolotti in Italia. Ho scelto un ripieno vegetariano non solo perché adoro le verdure, ma perché a seconda della stagione ne abbiamo a disposizione diverse. Vanno bene tutte! E si possono fare anche con quello che abbiamo in frigorifero: insomma, può essere un raviolo di riciclo, un esempio di cucina degli avanzi». L’impasto? Semplicissimo: acqua bollente, farina e un goccio di olio. Una volta ripieni e richiusi, bastano otto-dieci minuti di cottura a vapore sopra una foglia di cavolo.

I ravioli sono una tradizione particolare della tua regione di provenienza?

«I ravioli hanno una storia lunghissima: sono nati all’incirca nel 200 avanti Cristo e con il tempo si sono diffusi in tutta la Cina. Oggi sono un piatto nazionale e in ogni regione vengono preparati con ripieni differenti: oltre che con le verdure si possono fare con la carne e con il pesce, ad esempio con l’aragosta o i gamberoni. Nella regione da cui provengo, lo Zhejiang, vicino a Shanghai, spesso si usano i granchi di acqua dolce, mentre nella zona settentrionale del Paese, vicino a Pechino, è più consueta la carne di anatra. Ci sono poi esempi di cucina fusion, dove i sapori tradizionali vengono uniti a quelli di altri Paesi, ma esistono anche ravioli dolci, amari, piccanti». 

Ci racconti come ti sei avvicinata alla cucina?

La passione per la gastronomia me l’ha trasmessa papà: di mestiere faceva il professore universitario di matematica, ma aveva un amore grande per la cucina. Così negli anni ‘80, qualche anno dopo essere arrivato in Italia, vi si è dedicato completamente. Io vivo a Torino da quando avevo otto anni: il mio primo ricordo in cucina? La preparazione del riso! 

Un aggettivo per descrivere la tua idea di cucina?

Sperimentazione! Adoro gestire il mio piccolissimo orto e sperimentare con le materie prime: in questo i ravioli sono l’ideale, perché ci si può mettere dentro di tutto. E poi sono sempre a caccia di nuovi Presìdi Slow Food.

Vogliamoci Bene!

Realizzato da Slow Food Italia con il contributo di UniCredit, il progetto Vogliamoci Bene! ha coinvolto cinque cuochi e cuoche che attraverso le loro ricette invitano a sperimentare e a mettersi in gioco.

Le video ricette sono state diffuse all’interno della rete degli Orti Slow Food a scuola e di comunità, per promuovere l’inclusione attraverso il cibo, scoprendo tradizioni culinarie diverse dalla propria, ma non per questo distanti. Il messaggio è semplice: cucinare è un gesto che unisce, insegna e fa stare bene, e che possono fare tutti e tutte. Cuciniamo e mangiamo insieme: il cibo è la nostra salute.

Guarda qui tutti i video.

Recapiti
Press Slow Food