COP30, Italia 46esima nella classifica delle performance climatiche mondiali • Legambiente

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Presentato alla COP30 di Belém il “Climate Change Performance Index 2026” che misura le azioni climatiche di 63 nazioni. L’Italia continua a perde terreno e retrocede di tre posizioni rispetto allo scorso anno.

A dieci anni dall’Accordo di Parigi, l’azione climatica globale fa progressi ma i paesi del mondo procedono troppo lentamente nel raggiungere gli obiettivi preposti. E l’Italia continua a perdere terreno. La conferma arriva dalla classifica Climate Change Performance Index 2026stilata ogni anno dalla ong tedesca Germanwatch, CAN e NewClimate Institute,  in collaborazione con Legambiente per l’Italia, e presentata oggi alla COP30 in Brasile.

L’Italia scivola sempre più in basso

Nel 2025 la Penisola retrocede al 46 esimo posto in classificaperdendo tre posizioni rispetto allo scorso anno (era 43esima) e ben 17 rispetto al 2022 (quando era 29esima). Una caduta libera che la fa restare anche quest’anno ben lontana dalle posizioni di vertice che vedono dominare la Danimarca (4°), seguita da Regno Unito (5°) e Marocco (6°).

Il nostro Paese paga lo scotto di una politica climatica nazionale (58° posto della specifica classifica) fortemente inadeguata a fronteggiare l’emergenza climatica.  Infatti, l’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) consente una riduzione complessiva delle emissioni entro il 2030 di appena il 44.3% e del 49.5% se si includono anche gli assorbimenti di carbonio del settore foreste e agricoltura.  Un ulteriore passo indietro rispetto al 51% previsto dal PNRR, già inadeguato in confronto all’obiettivo europeo del 55%. Piano che per di più stenta a decollare, come emerge anche dal rapporto Ispra sullo Stato dell’Ambiente in Italia 2025.

Classifica globale

Lo studio prende in considerazione la performance climatica di 63 Paesi, più l’Unione Europea nel suo complesso, che insieme rappresentano oltre il 90% delle emissioni globali. La performance è misurata, attraverso il Climate Change Performance Index (CCPI), prendendo come parametro di riferimento gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e gli impegni assunti al 2030. Il CCPI si basa per il 40% sul trend delle emissioni, per il 20% sullo sviluppo sia delle rinnovabili che dell’efficienza energetica e per il restante 20% sulla politica climatica. Da notare che anche quest’anno le prime tre posizioni della classifica non sono state attribuite, in quanto nessuno dei Paesi ha ancora raggiunto la performance necessaria per contribuire a contenere con efficacia il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5°C.

Si conferma in testa alla classifica con il quarto posto la Danimarca, grazie soprattutto alla significativa riduzione delle emissioni climalteranti ed allo sviluppo delle rinnovabili, soprattutto offshore. Segue il Regno Unito (5°) grazie ad una più ambiziosa politica climatica ed al phase-out del carbone, nonostante il ritardo nello sviluppo delle rinnovabili. Sale il Marocco che si posiziona nel terzetto di testa (6°) con un’efficace politica climatica che garantisce emissioni pro-capite molto basse e consistenti investimenti nel trasporto pubblico. Anche quest’anno, i Paesi esportatori e utilizzatori di combustibili fossili si posizionano in coda alla classifica dove troviamo, subito dopo la Russia, Stati Uniti, Iran ed Arabia Saudita.

Scopri i dettagli della classifica https://ccpi.org/

Leggi il nostro comunicato stampa

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