da “Huffpost”[19.11.25]: “16° Rapporto Civita su giovani e cultura. L’attivismo culturale-artistico stimola la felicità?” - ISICULT

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da “Huffpost”[19.11.25]: “16° Rapporto Civita su giovani e cultura. L’attivismo culturale-artistico stimola la felicità?”

L’ANGOLO DEI BLOGGER. La fruizione audiovisiva (serie tv e cinema) è dominante e trainante, ma l’elemento discriminante è nella capacità delle esperienze vissute di generare senso, fiducia e comunità. Il benessere deriva da un vissuto profondo e da dinamiche relazionali positive

Lunedì 17 novembre 2025 è stata presentata a Roma l’edizione n° 16 di un rapporto di ricerca promosso da Civita (associazione di imprese ed enti del settore culturale) che ogni anno affronta tematiche sensibili e cruciali afferenti al settore: se nel 2024 l’attenzione era stata concentrata sull’Intelligenza Artificiale, quest’anno il tema affrontato è il rapporto tra giovani e cultura e benessere psico-fisico, ovvero finanche… “felicità”. Il benessere emotivo dei giovani italiani, insomma, analizzato in relazione a cultura, creatività, formazione, lavoro, sport e cittadinanza attiva.

La rassegna stampa dell’indomani è stata modesta, ma va osservato che ciò accade spesso quando vengono presentate ricerche e studi innovativi, che vanno controcorrente, rispetto al flusso prevalentemente banale delle informazioni dei media “mainstream” che sfuggono l’approfondimento e la critica: in effetti, il Rapporto Civita mostra anche dei dati e delle analisi inattese e spiazzanti.

La XVI edizione del Rapporto Civita intitolato “Semi di futuro. Giovani, cultura e benessere” (edito da Marsilio) è un progetto di ricerca ideato per indagare sul “benessere giovanile”, prendendo a campione 1.500 giovani italiani tra i 16 e i 24 anni (il sondaggio demoscopico è stato affidato alla Swg).

Per quanto una parola come “felicità” sia polisemica, la ricerca ha utilizzato un indice riconosciuto a livello internazionale nella letteratura scientifica psicologica (e sociologica), ovvero l’“Oxford Happiness Questionnaire” (noto anche come “Ohq”), integrato da specifici indici tematici per valutare il benessere emotivo in relazione alla partecipazione culturale, sportiva, formativa, lavorativa e civica.

“Dal Rapporto emerge chiaramente – ha sostenuto il Segretario Generale dell’Associazione Civita, Simonetta Giordani – come i giovani abbiano bisogno di esperienze concrete, relazioni significative e di un dialogo autentico con gli adulti per sentirsi ascoltati, coinvolti e valorizzati”. Il Responsabile Ricerca e Innovazione di Civita, Alfredo Valeri, ha sintetizzato efficacemente i risultati dello studio, evidenziando come non basti “la cultura” in sé, per stimolare coscienza e benessere, ma essa deve essere inserita in un “vissuto” interiorizzato ed in una dimensione soprattutto “relazionale”. Il benessere è correlato all’“engagement”.

Tutti i giovani intervistati dichiarano di aver fruito di contenuti culturali nell’ultimo mese, ma spesso in maniera piuttosto passiva. L’audiovisivo (le serie tv ed i film in particolare) prevale comunque su tutto. Oltre il 90 % infatti consuma film, musica e serie tv, mentre solo il 60 % legge abitualmente, e meno della metà frequenta eventi collettivi come cinema, mostre o concerti. Tuttavia, circa il 40 % svolge però queste attività senza particolare interesse o partecipazione attiva, sottolineando come la cultura generi benessere solo se vissuta in modo emotivamente coinvolgente ed accattivante, profondo e partecipato. Il rapporto diretto fra consumo e “felicità” si rileva di fatto solamente per i prodotti audiovisivi, determinando di conseguenza un’indicazione strategica per gli operatori culturali, affinché ripensino le modalità di accesso e fruizione, puntando non solo sulla quantità e varietà dei contenuti, ma anche su percorsi partecipativi ed esperienze di “empowerment”.

Un elemento paradossale e sorprendente (apparentemente controintuitivo) emerge dalla verifica che, a fronte di un 60% di giovani in qualche modo coinvolti attivamente in pratiche artistiche e creative, in costoro l’“indice di benessere” risulta più basso rispetto all’insieme dei giovani. Evidentemente, la creatività stimola maggiore consapevolezza emotiva tra i giovani maggiormente coinvolti nella produzione artistica, con una conseguente maggiore esposizione a fragilità ed insicurezze: emerge quindi l’esigenza di sostenere la partecipazione creativa con iniziative di riconoscimento psico-sociale e di motivazione autentiche, al fine di non generare frustrazione e fragilità.

Di fatto, la cultura produce benessere solo se genera partecipazione autentica.

Paradossale anche la verifica della correlazione inversa tra “impegno civile” e “felicità”. Solo una minoranza dei giovani partecipa attivamente alla vita civica, al volontariato o all’associazionismo, e chi lo fa spesso manifesta – come già rilevato per le pratiche artistiche e creative – un benessere inferiore rispetto alla media. Anche in questo caso, il risultato deriva verosimilmente dal senso di impotenza o dalle aspettative deluse rispetto all’impegno profuso. La migliore coscienza del sé acquisita attraverso la cultura non determina meccanicamente la felicità.

Si conferma che – anche in questo ambito – l’elemento discriminante può essere determinato dalla capacità delle esperienze vissute di generare senso, comunità e impatto reale. Vanno costruiti percorsi di mediazione che diano senso alle attività svolte dai giovani.

Sono le relazioni sociali ed il vissuto profondo i veri catalizzatori del benessere: il benessere non dipende, quindi, solo dal “fare”, ma dal modo in cui vengono vissute le esperienze. Al di là delle specifiche attività, ciò che fa davvero la differenza è la fiducia e la rete relazionale.

Il Rapporto Civita si chiude con una serie di proposte operative finalizzate a rafforzare il benessere giovanile e la cittadinanza attiva, tra le quali meritano essere richiamate: l’introduzione di percorsi strutturati di educazione creativa ed emotiva nelle scuole, con spazi di ascolto, libera espressione e orientamento; il sostegno a iniziative culturali ed artistiche co-create dai giovani, che siano inclusive e partecipative; la valorizzazione del “diritto al fallimento” e di percorsi non lineari, non centrati sul successo e la competitività; il rafforzamento del ruolo degli “adulti educanti”, ovvero docenti, operatori, allenatori ed altri professionisti dell’educazione devono essere formati come figure di “riferimento emotivo, non solo tecnico” – come ha sostenuto Valeri.

La presentazione del volume, moderata elegantemente dal Vice Presidente di Civita Nicola Maccanico, ha fornito molti stimoli, offerti tra gli altri dallo psichiatra Emanuele Caroppo e da Pier Luigi Sacco, professore di Economia Biocomportamentale.

Il Presidente di Civita, il nonagenario ma sempre instancabilmente vigile Gianni Letta, si è limitato a segnalare come gli adulti dovrebbero imparare a gestire meglio le relazioni con i giovani, alla luce dei risultati del rapporto: “avendo un lungo passato alle spalle, preferisco lasciare ad altri la presentazione di un rapporto che guarda ai giovani e al futuro. Ascolterò per imparare…”, ha sostenuto ironicamente.

Diego Ciulli, Responsabile Affari Istituzionali e Public Policy di Google Italia, ha sostenuto che benessere e inclusione debbono prima di tutto essere assicurati dai genitori: “i genitori possono impostare durata e contenuto della fruizione” per i più piccoli, senza dimenticare che il 74 % dei ragazzi che usa YouTube “lo fa per vedere contenuti legati alla scuola, privarli di questo è sbagliato… Lo strumento è un problema solo se crea dipendenza e isola dal resto del mondo”. Vorrei però sapere da Google quanti sono i genitori che impostano realmente le limitazioni per i propri figli…

Martina Romiti è stata nominata dal Presidente Sergio Mattarella “Alfiere della Repubblica” ed ha portato la testimonianza di chi si impegna nel sociale: “ho iniziato a fare attivismo con Libera, che ho incontrato a scuola, nelle classi venivano attivisti a cercare di coinvolgere i ragazzi nelle loro attività; noi giovani possiamo incidere sulla realtà e per farlo non dobbiamo aspettare di essere adulti”. La presentazione del Rapporto è stata chiusa dalle note di Vybes (Gabriel Monaco), cantautore romano classe 2003: “con la musica si può affrontare il malessere… per me è stata una medicina, ma il primo consiglio che mi sento di dare ai giovani è quello di parlare sempre, con i genitori oppure con qualche amico fidato… non bisogna avere paura di chiedere aiuto”.

Conclusivamente, indicazioni illuminanti – quindi – dal Rapporto Civita, per una rigenerazione delle attuali vetuste politiche culturali.

Angelo Zaccone Teodosi

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Luca Baldazzi