SICILIA, DOPO 10 ANNI SENZA CONTRATTO, FIRMATO L’ACCORDO INTEGRATIVO REGIONALE DEI MEDICI DI FAMIGLIA
PER FEDERAZIONE DEI MEDICI DEL TERRITORIO-FMT UN ACCORDO CON LUCI ED OMBRE. IL PROGETTO REGIONALE C’È MA TROPPI NODI IRRISOLTI
19 novembre – In Sicilia, dopo un vuoto contrattuale che durava da oltre un decennio, è stato finalmente firmato ieri sera il nuovo Accordo Integrativo Regionale-AIR della medicina generale, che chiude l’iter dell’Accordo Collettivo Nazionale 2019–2021. Per Federazione dei Medici del Territorio-FMT un accordo necessario, con “luci ed ombre”, ed anche inadeguato economicamente per la valorizzazione dei medici.
Marco Alise, segretario regionale di Federazione dei Medici del Territorio-FMT, sindacato firmatario dell’AIR, all’indomani della riunione decivisa: “Un giorno importante per un accordo che era atteso da 10 anni ma dal sapore amaro: risorse inadeguate e troppi nodi irrisolti dal punto di vista organizzativo…e che oltretutto arriva a pochi giorni dalla firma del nuovo ACN nazionale per il triennio 2022-2024. Siamo una regione che rincorre il futuro, oggi abbiamo avuto il dovere di sbloccare un vuoto contrattuale scandaloso che danneggiava medici e cittadini. Ma insistiamo, nonostante la capacità di dialogo della controparte pubblica, e il progetto esposto, l’accordo ha molte ombre”.
“L’AIR – spiega Alise – introduce due novità interessanti come il numero unico 116117 e la reperibilità del medico delle Aggregazioni Funzionali Territoriali –AFT per l’assistenza h24, ma rispetto alle quali dobbiamo poi verificare la concreta applicazione sul territorio. E ci sono altri diversi aspetti controversi: si interviene sull’organizzazione delle AFT, anche estendendo l’indennità di associazionismo di quasi 5 euro per assistito/anno a tutti i medici, tuttavia salta la precedente formulazione dell’indennità di associazionismo di gruppo, come si dice in alcuni casi: cambiare tutto per cambiare molto poco. Le ore notturne rimangono al palo, con nessuna valorizzazione economica: ancora 26 euro lordi.
Non si definisce adeguatamente il rapporto tra i medici a ruolo unico, a quota oraria e a ciclo di scelta. L’obiettivo di una migliore presa in carico del paziente e una maggiore attenzione a non scaricare compiti impropri sugli ambulatori, rimane quindi una chimera, fermo restando anche la messa in rete delle future Case di Comunità.
Altro problema sulle cure domiciliari: non aumenta la retribuzione rispetto a quella precedente (del 2010) anche se ci sarà una maggiore flessibilità nel numero di accessi consentiti.
Cresce la percentuale di medici che possono ricevere l’indennità del collaboratore di studio dal 39% al 60%, ma anche in questo caso la retribuzione prevista è ferma a 10 anni fa. Più risorse su prevenzione e per le vaccinazioni, in questo ultimo caso la forbice prevista è tra i dieci e i quindici euro se realizzate in ambulatorio o a domicilio. Quindi qualcosa si fa sul piano delle tutele a sostegno della conciliazione familiare e per maternità e paternità. Infine, incentivi aggiuntivi per i medici di famiglia che operano nelle isole minori e nelle aree interne”.
“Ma il lavoro non finisce qua – conclude Alise – troppi aspetti sono ancora da precisare, appunto, e serve sedersi attorno a un tavolo per verificare, per esempio, la corretta applicazione dell’AIR e in parallelo calcolare gli arretrati che spettano ai medici e le procedure per la pubblicazione delle aree carenti. Il nostro impegno non mancherà”.