SIOT 2025, il futuro dell’ortopedia è qui: protesi “su misura”, chirurgia mininvasiva, medicina rigenerativa per l’artrosi e nuove frontiere nella traumatologia geriatrica - SIOT

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Roma, 7 novembre 20253D, robotica e AI nella chirurgia vertebrale, chirurgia protesica “su misura”, chirurgia artroscopica per lesioni gravi di spalla, riparazione chirurgica e riabilitativa del tendine d’Achille, medicina rigenerativa per l’artrosi – con l’impiego di acido ialuronico, PRP e cellule staminali – e le nuove frontiere nella traumatologia geriatrica. Sono solo alcuni dei temi al centro del 108° Congresso Nazionale della Società Italiana di Ortopedia e TraumatologiaSIOT in programma a Roma dal 6 all’8 novembre, con la partecipazione di oltre 2.500 ortopedici e autorevoli esperti italiani e internazionali, assieme a rappresentanti delle principali Società Super specialistiche affiliate alla SIOT e Società scientifiche straniere, tra cui American Academy of Orthopaedic Surgeons (AAOS), European Federation of National Associations of Orthopaedics and Traumatology (EFORT), Austrian Society of Orthopaedics and Orthopaedic Surgery (ÖGO) e Indian Society of Hip and Knee Surgeons (ISKHS).

“Il Congresso SIOT 2025 – dichiarano Giulio Maccauro e Francesco Pallotta, Presidenti del Congresso SIOT 2025 – vuole essere molto più di un appuntamento annuale: è un laboratorio di idee, un luogo in cui le competenze si incrociano e dove prende forma il futuro dell’ortopedia. Anche nell’edizione di quest’anno abbiamo voluto fortemente mettere al centro il confronto internazionale, grazie alla presenza delle Guest Nations quali Austria, India e Stati Uniti e coinvolgendo alcune delle più autorevoli società scientifiche. Il dialogo tra le nostre Società Superspecialistiche e i Partner Globali ci permetterà poi di esplorare nuove prospettive cliniche, tecnologiche e organizzative, con un’attenzione particolare alla qualità della cura, alla formazione dei giovani ortopedici e all’integrazione delle innovazioni più rilevanti nel campo della chirurgia e della riabilitazione. Oltre agli argomenti abitualmente proposti in questa nuova edizione approfondiremo i vari aspetti della Traumatologia del Paziente Fragile, del Politraumatizzato e del ruolo dell’Ortoplastica, disciplina che si sta sempre più diffondendo nella chirurgia protesica di revisione, nel trattamento chirurgico delle infezioni e delle neoplasie del sistema muscolo scheletrico”.

La cerimonia inaugurale del Congresso ospiterà la Lectio Magistralis del Prof. Reinhard Windhager su “Evoluzione della chirurgia ortopedica oncologica in Europa” e del Prof. Paolo Massimo Buscema su “Intelligenza Artificiale: approccio investigativo e approccio di emulazione” e del suo ruolo per il futuro della professione.

“Sono orgoglioso di inaugurare l’edizione 108 del nostro Congresso nazionale – afferma il Prof. Pietro Simone Randelli, Presidente della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia-SIOT, Ordinario di Ortopedia dell’Università degli Studi di Milano e Direttore della Clinica Ortopedica dell’ASST Gaetano Pini – CTO che quest’anno punta i riflettori su aspetti trasversali ma cruciali per l’Ortopedia: dalla corretta comunicazione medico-scientifica contro la disinformazione online, all’impegno nella identificazione e prevenzione della violenza domestica in ambito traumatologico. In questo percorso, la SIOT intende formare specialisti più consapevoli del proprio ruolo sociale, capaci di cogliere i segnali clinici di situazioni complesse e di comunicare con rigore, responsabilità, e trasparenza. Accanto a questi temi emergenti, il Congresso darà grande spazio alla tecnologia e all’innovazione chirurgica, offrendo una panoramica sulle frontiere più avanzate del settore: chirurgia robotica, protesi custom-made, medicina rigenerativa e tecniche mininvasive, fino all’intelligenza artificiale applicata alla pratica ortopedica. L’obiettivo è duplice: da un lato elevare gli standard formativi e assistenziali attraverso la nuova “SIOT Academy 2025”, un percorso certificativo ispirato ai modelli del settore aeronautico, punto di riferimento per gli standard di formazione e sicurezza; dall’altro, favorire una forte connessione internazionale, creando una rete di confronto con le principali Società Scientifiche Ortopediche del mondo per consolidare il ruolo dell’ortopedia italiana sulla scena globale”.

FOCUS delle giornate del Congresso SIOT 2025

  • Ortobiologia, robotica e intelligenza artificiale: il ruolo crescente delle nuove tecnologie nella chirurgia vertebrale

Come saranno applicate e quali sono le più promettenti tecnologie in chirurgia vertebrale? La ricerca clinica sta testando in studi controllati le più innovative applicazioni tecnologiche: dall’Intelligenza Artificiale per la pianificazione degli interventi complessi, all’uso di robotica e navigazione. Non si tratta ancora di tecnologie diffuse, ma di risorse promettenti per i pazienti del futuro. L’Intelligenza Artificiale consentirà ai chirurghi di analizzare dati da molte casistiche e selezionare l’intervento più appropriato, rendendo la chirurgia sempre più su misura. In sala operatoria, grazie a sistemi di navigazione e robotica, il chirurgo potrà posizionare con precisione le viti, aumentando la sicurezza degli interventi. Il ruolo del chirurgo vertebrale cambierà: non solo operatore, ma guida e programmatore della macchina, correggendola in tempo reale. La guarigione dell’osso potrà essere migliorata con le tecniche di ortobiologia, che utilizzano sostanze e tessuti corporei per promuovere un’artrodesi efficace anche nei pazienti fragili. L’ortobiologia è allo studio anche per riparare il disco intervertebrale degenerato, causa della lombalgia. Al congresso verranno inoltre discusse le indicazioni per il trattamento della stenosi cervicale e delle deformità dell’adolescente come scoliosi e spondilolistesi, grazie a interventi più selettivi e meno invasivi.

  • Ginocchio, la chirurgia diventa sartoriale: protesi su misura per ogni paziente

La chirurgia protesica del ginocchio è entrata in una nuova era: più sicura, più precisa, e sempre più “su misura”. Secondo i dati della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, SIOT, in Italia vengono eseguite ogni anno oltre 200.000 protesi, di cui oltre 100 mila d’anca, più di 85.000 di ginocchio e circa 15.000 tra protesi di spalla, gomito e caviglia e i numeri sono destinati ad aumentare del 45% entro il 2050. Per le protesi di ginocchio, in particolare, si stima un tasso di crescita annuale del 3,6% tra il 2025 e il 2030. Parlare oggi di protesi “su misura” vuol dire utilizzare tecnologie avanzate che permettono di adattare l’impianto alle caratteristiche specifiche di ogni paziente. Questo può avvenire sia utilizzando delle protesi ottenute con la stampa 3D, le protesi “custom made”, ma anche il modo in cui viene posizionato l’impianto. Questo approccio, se ben utilizzato, può tradursi in risultati migliori e in una maggiore durata della protesi nel tempo. Ulteriore salto di qualità nell’ambito della chirurgia ortopedica arriva dunque ancora dalla tecnologia: nuove tecniche chirurgiche possono “personalizzare l’impianto” in base all’allineamento degli arti del paziente e con risparmio dell’osso. Protesi navigate o robotiche stanno diventando sempre più comuni nel nostro Paese; nel 2024, infatti, quasi 7.000 interventi sono stati effettuati con chirurgia robot-assistita, circa il 10%, un numero ancora contenuto rispetto alla media europea (25%), ma in crescita costante. Il robot, però, non sostituisce il medico: è uno strumento evoluto, al servizio della competenza del chirurgo.

  • Spalla, dal dolore alla rinascita: la chirurgia protesica per le gravi lesioni

In Italia, secondo i dati SIOT, circa il 30% degli over 60 presenta alterazioni o rotture della cuffia dei rotatori, con una quota crescente anche tra i più giovani, in particolare tra gli sportivi e chi svolge lavori particolarmente usuranti. Non è quindi solo una questione d’età, perché una “cuffia “malandata” può essere il risultato di una degenerazione progressiva legata al tempo, al fumo o alla postura sbagliata, ma anche ad un trauma improvviso, come una caduta o un movimento sbagliato. Sport praticati senza preparazione, inoltre, possono aumentare il rischio, così come una familiarità per questo tipo di patologie. La degenerazione e le lesioni della cuffia non sono sinonimi, ma spesso si succedono e vanno valutate caso per caso: non sempre serve operare, ma è importante riconoscere i segnali d’allarme e intervenire con le giuste terapie. Quando è necessario l’intervento: la chirurgia è indicata nei casi di dolore persistente e debolezza marcata, ma molte lesioni, specie se parziali, possono essere gestite con infiltrazioni mirate, fisioterapia e controlli periodici. Le lesioni anteriori, di grandi dimensioni o in soggetti fragili vanno valutate con attenzione, perché possono progredire più facilmente. In pazienti selezionati l’intervento chirurgico, solitamente artroscopico, senza aprire la spalla con tecniche mini invasive dunque, o, nei casi peggiori, la protesi inversa di spalla che può eliminare il dolore e ridare il sorriso ai nostri pazienti, rappresentano un’opportunità per il ritorno all’attività sportiva e ad una spalla non dolente nella vita quotidiana.

  • Giorni migliori per i pazienti con l’artrosi: medicina rigenerativa, tra acido ialuronico, PRP e cellule staminali

Oggi abbiamo validi alleati per contrastare l’artrosi senza bisturi. Trattamenti con acidi ialuronici, derivati del sangue come il Plasma Ricco in Piastrine (PRP), il re-impianto di cellule staminali: sono alcune delle tecnologie potenzialmente indicate nel trattamento di forme di artrosi del ginocchio non severa. Studi recenti condotti su un’eterogenea popolazione sembrano suggerire che questi approcci siano in grado di controllare, ovvero di rallentare l’evoluzione dell’artrosi del ginocchio, consentendo di ritardare la necessità di un intervento di protesi articolare parziale o totale. Dunque, soluzioni biologiche “ponte”, con risultati spesso mantenuti per almeno 12 mesi. La Terapia Ortobiologica o Ortobiologia prevede che alcune sostanze e tessuti corporei vengano processati, concentrati e utilizzati per migliorare la qualità del processo di guarigione dei tessuti. Queste tecniche sono considerate fra le modalità più attuali per il trattamento dell’artrosi del ginocchio, promuovendo il ripristino di un ambiente articolare più fisiologico per promuovere la riparazione della cartilagine articolare, altrimenti scarsa per sua natura. La finalità di queste metodiche è di ridurre i sintomi e la progressione della patologia degenerativa, accelerando la riparazione, con l’intento di promuovere la riparazione dei tessuti molli e di contrastare l’infiammazione articolare.

  • Il tendine d’Achille sotto i riflettori: dal pronto soccorso alla riparazione chirurgica e riabilitativa

La tendinopatia achillea si manifesta clinicamente con dolore dietro la caviglia in corrispondenza del tendine, spesso accompagnato da gonfiore nella parte interessata e da alterazioni evidenti all’ecografia o alla risonanza magnetica. In alcuni casi, tuttavia, può essere presente solo dolore, senza segni visibili di infiammazione. Quando si verifica una rottura del tendine di Achille, non sempre l’intervento chirurgico è l’unica soluzione. Numerosi studi internazionali hanno dimostrato che nei pazienti attivi ma non sportivi il trattamento conservativo può dare risultati sovrapponibili a quelli chirurgici, anche se con un rischio più elevato di ri-rottura e rischio di allungamento del tendine, con conseguente riduzione della capacità di eseguire movimenti come stare sulle punte dei piedi, saltare o spingere. Per questi motivi, negli ultimi anni si sono affermate tecniche chirurgiche mini-invasive, eseguite in anestesia locale e in regime di day surgery, che consentono un recupero più rapido e un ritorno precoce al carico. Questa tipologia di intervento permette di iniziare subito la riabilitazione, riducendo i tempi complessivi del recupero funzionale. Il percorso riabilitativo, tuttavia, resta un passaggio cruciale e delicato. Il recupero richiede pazienza e costanza, con un programma progressivo e personalizzato seguito da uno specialista esperto. Gli studi dimostrano che sono necessari circa sei mesi per tornare alla piena funzionalità, e che la fretta può compromettere il risultato. Dopo un trattamento conservativo, il rischio di rirottura si aggira intorno al 10%, mentre con le tecniche minimamente invasive si riduce al 2%, a condizione che il paziente segua scrupolosamente il protocollo riabilitativo.

  • Femore, le fratture nell’anziano: la nuova frontiera della traumatologia geriatrica

Le fratture del femore prossimale (FFP) nell’anziano, sono il risultato di una caduta accidentale o di traumi a bassa energia e sono spesso associate a osteoporosi, ridotta massa ossea e ad altre condizioni mediche generali, come insufficienza funzionale degli arti inferiori, morbo di Parkinson e deficit visivo, che possono aumentare il rischio di cadute. Come emerge dalle Linee Guida SIOT, l’Italia è tra i Paesi a maggior incidenza di fratture di femore, registrando annualmente su 100.000 abitanti un’incidenza >300 per le donne e >150 per gli uomini e, considerato l’invecchiamento della popolazione, ci si aspetta che a livello globale il numero di fratture di femore continuerà ad aumentare, passando così da 1.26 milioni di eventi registrati nel 1990 a 4.5 milioni nel 2050. I pazienti con frattura del femore dovrebbero essere trattati chirurgicamente nel più breve tempo possibile, entro le 48 ore dall’arrivo in ospedale, qualora le condizioni generali del paziente lo consentano. La tempestività dell’intervento è essenziale in considerazione delle molteplici comorbilità spesso presenti, con maggior rischio di complicanze derivanti dalla prolungata immobilità. Un controllo efficace del dolore è fattore determinante nella gestione di questi casi e, dal punto di vista antalgico, l’intervento chirurgico è il trattamento più efficace. Dopo l’intervento, si raccomanda di iniziare la riabilitazione il prima possibile, con mobilizzazione attiva e progressiva, per limitare le complicanze dell’immobilizzazione e favorire il recupero funzionale dell’anziano fragile. La gestione dei pazienti anziani con FFP in tutto il suo percorso in ospedale richiede dove possibile un approccio ortogeriatrico moderno, con integrazione di competenze di natura medica internistica ed una cultura geriatrica per gestire in maniera ottimale le problematiche generali del paziente.

Per maggiori informazioni e programma del 108° Congresso Nazionale SIOT:

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