Trento, 22.11.2025 Comunicato stampa
CNCA si oppone all’ipotesi di realizzazione di un CPR a Trento
L’assemblea regionale del CNCA tenutasi nella giornata di martedì 18 novembre ha affrontato i contenuti del recente accordo fra Giunta Provinciale e Ministero dell’Interno.
Con l’accordo fra la Giunta Provinciale e il Ministro dell’Interno si vuole “ridurre gradualmente il numero di migranti ospitati nei centri di accoglienza straordinaria nella provincia di Trento fino alla metà di quelli presenti attualmente.” Si passa da 700 a 350 posti in accoglienza. E si intende realizzare un Centro per il rimpatrio (CPR), per 25 migranti di cui 1 su tre provenienti da fuori Trentino.
La prima decisione, relativa ai migranti accolti in Trentino, non influisce in realtà sugli arrivi, ben 1000 questo anno, ma determina solo un allungamento a dismisura dei tempi di attesa per accedere al percorso di accoglienza (un diritto sancito dalle norme internazionali). Tempo che supera oggi ampiamente l’anno; ciò determina l’aumento di presenza di migranti in strada in situazioni di marginalità, terreno, come ben sappiamo, potenzialmente criminogeno. Condizioni ideali, dunque, per far esplodere i problemi. E cavalcarli proponendo solo le soluzioni repressive.
Coerente con questo schema è la realizzazione del CPR a Trento.
Una (non) soluzione che è propagandistica perché la si vende come risposta alla microcriminalità e come un deterrente agli arrivi. In realtà, non rallenta un flusso migratorio, che è fenomeno strutturale. E non serve per garantire sicurezza. Il presupposto per essere trattenuto in un CPR non è l’aver commesso un reato, bensì la mancanza di un permesso di soggiorno.
Risulta inefficace: dai CPR sono rimpatriati nel 2023 solamente il 10% delle persone colpite da un provvedimento di espulsione. E molto costosa: per la costruzione della struttura si spenderanno 1,5-2 milioni di euro. A cui si sommano i costi per la gestione (a carico dello Stato). Nel biennio 22-23 i dieci CPR presenti in Italia sono costati alle tasche dei cittadini 39 milioni di euro, circa 29 mila euro per persona trattenuta. Quanti percorsi di reale accoglienza (e quindi di integrazione e reale sicurezza) si potrebbero realizzare con quel denaro?
Le condizioni molto difficili delle persone trattenute nei CPR, teatri di profonda sofferenza, caratterizzati da sostanziali e innumerevoli violazioni di quei diritti inviolabili di cui all’art. 2 della Costituzione, del diritto alla difesa, del diritto alla salute, della libertà di comunicazione con l’esterno, ci fanno dire che è soluzione disumana. Le morti all’interno dei CPR sono, dalla loro istituzione, più di trenta, quattordici negli ultimi cinque anni.
La Consulta, con sentenza n.96 del 2025, ha inoltre specificato che il trattenimento dei cittadini stranieri non risulta conforme alle garanzie costituzionali.
L’assemblea della Federazione regionale del CNCA del Trentino-Alto Adige/Südtirol
– esprime la propria opposizione alla realizzazione di un nuovo CPR a Trento chiedendo una netta inversione di tendenza sia a livello territoriale che a quello nazionale.
– chiede una modifica delle politiche di accoglienza, che siano rispettose dei diritti fondamentali delle persone richiedenti protezione, garantiscano condizioni dignitose, l’ingresso tempestivo in progetti specifici di accoglienza, la formazione linguistica e professionale. Con particolare riguardo per l’inserimento dei minori stranieri, e la promozione di percorsi verso l’autonomia e l’inclusione sociale.
Scarica il testo integrale della presa di posizione dell’assemblea
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