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Matching tattoos
Lunedì 17 novembre 2025
Parigi è città d’arte, cultura, turismo, moda… l’elenco sarebbe infinito.
Questa settimana, è diventata anche città di nuove esperienze condivise, di quelle che ti porti dentro (e sopra) a vita. Con Pulce, infatti, abbiamo deciso di festeggiare quest’anno a Parigi con un tatuaggio condiviso, il primo per lei, il primo in coppia per entrambe.
Scegliere il significato che volevamo è stato semplice: qualcosa che celebrasse il nostro legame di sorelle, il nostro sentirci unite anche quando la distanza ci separa. Dopo qualche settimana di rimuginii, abbiamo convenuto che uno stelo con due fiori fosse il simbolo che cercavamo: un’unica radice, due corolle che puntano in direzioni diverse ma che non dimenticano la terra che le tiene insieme.
Scegliere il fiore ha richiesto qualche altro scambio virtuale, ma finalmente siamo arrivate al progetto finale: due gigli di mare o Pancratium maritimum, fiori che in Francia sono conosciuti anche come lis de Sardaigne, gigli di Sardegna, e non a caso perché nella sabbia della nostra bella isola crescono e sbocciano aprendo le loro corolle al maestrale salato delle coste. Nel linguaggio dei fiori, i gigli di mare rappresentano la forza che nasce dall’affrontare le avversità, vista la loro capacità di nascere e crescere in un terreno avverso come quello sabbioso. Quale fiore migliore dunque, per rappresentare non solo il nostro legame, ma anche quello con la nostra matria?
Dopo una consulenza con le colleghe e una rapida indagine su Instagram, abbiamo deciso di affidare il progetto a cam_coum_tattoo, tatuatrice dallo stile delicato che ha dato anima al disegno finale, e che questo lunedì ci ha accolte nello Studio des ombres del XIX arrondissement dove lavora. E così, i due tatuaggi gemelli hanno preso vita, uno sul polso e uno sotto il seno, strappandoci giusto qualche lieve sussulto di fastidio nel processo (licenza artistica, in realtà farsi tatuare sotto il seno fa un male cane e sorella e ragazzo lì presenti al momento lo hanno percepito molto bene dalle mie smorfie).
Ma dolore a parte, il risultato va al di là delle aspettative ed entrambe lo porteremo con orgoglio in tutti i viaggi (fisici o metaforici) che la vita deciderà di regalarci.
Ritorno alla routine
Giovedì 20 novembre 2025
I viaggiatori sono ripartiti ieri, lasciando dietro di sé un po’ di quella nostalgia di casa che ormai è diventata fedele compagna di avventura. Sono stati giorni intensi, nei quali il tempo per trascrivere le tante cose viste e fatte insieme è stato invece dedicato alle chiacchiere e alle risate (ma anche alle frecciatine, perché non saremmo brave sorelle se non ci pizzicassimo in segno d’affetto sororale).
Ci tengo però ad affidare a queste pagine virtuali la memoria di un’esperienza particolare fatta in questi giorni, nel caso capitiate di qui prima di un viaggio a Parigi e abbiate voglia di provare qualcosa di nuovo. Il protagonista della giornata, nonché emblema di questi giorni, è dunque Bam Karaoke Box, un locale che mette a disposizione sale private a prezzi accessibili per cantare in libertà con il proprio gruppo senza l’imbarazzo di un pubblico di sconosciuti pronti a fissarvi e ridere di voi (la esagero apposta, anche se io per prima mi sento sempre alquanto a disagio a cantare in pubblico)
Il concetto è giapponese, da quel che so, e comincia ad avere successo anche qui in Europa, e non è difficile crederlo: da Bam Karoke avete diritto a minimo due ore in una sala attrezzata con un comodo divano, uno schermo, un impianto per la riproduzione di audio e testo scorrevole, microfoni e una ricca playlist di canzoni di ogni genere, insieme a un bar con servizio in sala dal quale ordinare cibo o qualche bicchiere per sciogliere la tensione.
Inutile dire che, anche solo in tre, ci siamo divertiti un mondo a cantare canzoni Disney, successi anni ‘90 e 2000, canzoni italiane della nostra adolescenza o successi più recenti, godendoci tutta la bellezza del cantare in libertà senza giudizio o imbarazzo. Da appassionate di canto fin da bambine, io e Pulce siamo andate in visibilio per questa occasione di dar sfogo alla Laura Pausini che vive da sempre in noi, e anche il nostro compagno di viaggio sembra aver apprezzato la possibilità di lanciarsi in qualche canzone senza sentirsi osservato da gente sconosciuta.
Spero che il concetto continui ad avere successo e a diffondersi, e che arrivi presto anche in città come Pisa, perché adorerei festeggiare un compleanno con il microfono in mano e circondata dalle mie amicizie appassionate di canto: un ottimo modo per rinsaldare i rapporti davanti a una stonata comune sulle note di Shallow (storia vera, ahimé, Lady Gaga resta finora irraggiungibile).
Orgoglio e Pregiudizio… o quasi
Sabato 22 novembre 2025
A Parigi è arrivato il freddo, quello intenso per il quale una studiosa sarda trapiantata a Pisa ha molte poche difese innate. Già da questo giovedì, il meteo ha cominciato a segnalare una caduta di temperature sotto lo zero, con neve prevista per questa notte. Inutile dire che cappotti e giubbotti portati con me dalla tiepida Pisa non erano decisamente adatti ad affrontare questa anteprima di inverno del nord, così ieri ho dovuto sacrificare un pomeriggio per far shopping al Decathlon e acquistare un parka che mi proteggesse dall’arrivo della neve, insieme a cuffie, guanti e accessori termici vari.
Nel frattempo, la mia propensione ai climi mediterranei si è mostrata in un bel raffreddore, che mi ha costretta a ridurre gli spostamenti all’esterno al minimo indispensabile. Oggi me ne sono rimasta dunque a casa buona parte della giornata, rannicchiata vicino al termosifone con un pile sulle spalle stile nonnina che fa l’uncinetto, e con una bella pila di fazzoletti al mio fianco (va’ che intensa e romantica vita parigina). Ho colto l’occasione per recuperare un po’ di studio del coreano rimasto indietro nelle scorse settimane, divertendomi a traslitterare nomi di parenti e amici e a cercare di produrre suoni comprensibili nella lettura dei complessi caratteri dell’hanguk.
E questa giornata non avrebbe dunque granché da raccontare, se non fosse che qualche settimana fa avevo acquistato i biglietti per uno spettacolo teatrale e mi dispiaceva troppo saltarlo. Così, alle 17:00 ho preso il mio fedele parka, mi sono coperta manco dovessi andare a scalare l’Everest e non a prendere la metro 12, e mi sono diretta verso il teatro Saint-George, dove mi aspettava lo spettacolo Orgueil et préjugés… ou presque !, un adattamento in chiave pop e comica del libro della cara zia Jane, scritto da Virginie Hocq et Jean-Marc Victor, e messo in scena da Johanna Boyé.
Ho rischiato un raffreddore doppio rimanendo in fila all’esterno del teatro per una decina di minuti buoni (a quel punto il meteo segnava 0° tondi, una gioia) ma poi infine son entrata e mi sono accomodata sulle minuscole poltroncine del Saint-George, sulle quali ho riso e mi sono divertita da matti per un’ora e mezza buona.
Lo spettacolo è un adattamento francese dell’adattamento teatrale inglese (eheh, giro di parole voluto) del libro della Austen, recitato e cantato da cinque attrici accompagnate da una musicista. Le vicende sono le stesse (o quasi, come dice giustamente il titolo), e il taglio moderno delle battute e delle canzoni riesce a far brillare il racconto originale, già di suo estremamente ironico e sagace. Ho adorato vedere le cinque attrici cambiare pelle tra un personaggio e l’altro e lanciarsi in interpretazioni esilaranti di successi della musica pop come “Don’t stop me now” o “All you need is love” in chiave edoardiana, e perfino il ricordo del freddo è sfumato in quell’ora e mezza di pura artisticità.
Al ritorno a casa, mi sono rimasti incollati addosso una leggerezza e un senso di lietezza tali da contrastare persino il fastidio del naso che cola e delle mani costantemente gelate. E mi sono profondamente addormentata abbastanza presto con il sorriso sulle labbra, perdendomi così la prima nevicata dell’anno a Parigi. Grazie, bella città, per aver deciso di cominciare a nevicare a mezzanotte e mezza e di terminare prima dell’alba, regalando così questo incantevole spettacolo solo a quelli che il sabato sera hanno ancora una vita notturna attiva e soddisfacente. La trentenne che è in me se l’è legata al dito, ma almeno l’umore è rimasto buono, e per questo dobbiamo ringraziare la cara zia Austen e le fenomenali attrici dello spettacolo.
Ah e, ovviamente la foto in evidenza non è mia, perché io appunto dormivo. Ringraziamo anche Canva per il suo database di foto adatte a ogni situazione.