Lutto. E' mancata Dora Bognandi, una vita spesa per i diritti di tutti

Compatibilità
Salva(0)
Condividi

Roma (NEV), 1° novembre 2025 – È mancata oggi, sabato 1° novembre, all’età di 76 anni, Dora Bognandi esponente di spicco dell’Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del 7° giorno (UICCA). Lo ha annunciato il sito Hope Media con un comunicato stampa.

“È un lutto che rattrista tutto l’evangelismo italiano – ha dichiarato Daniele Garrone, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) -. Dora è stata una donna di fede molto attiva nella testimonianza evangelica nello spazio pubblico. Si è battuta per i diritti delle donne, anche come presidente della Federazione donne evangeliche in Italia (FDEI), e per la libertà religiosa in Italia e nel mondo. Inoltre, con la sua presenza e sensibilità ha cementato i legami di fraternità tra l’Unione avventista e le altre chiese evangeliche. La FCEI la ricorda con riconoscenza”.

Dora Bognandi ha servito per anni a vario titolo nei dipartimenti delle Comunicazioni e della Libertà religiosa dell’UICCA. Dal 1993 al 1999 è stata segretaria del Consiglio di amministrazione della Società Biblica in Italia. A cavallo degli anni 2000 è stata segretaria nazionale dell’Associazione internazionale per la difesa della libertà religiosa (AIDLR), organizzazione non governativa riconosciuta presso l’ONU, l’Unione Europea, il Consiglio d’Europa e l’OSCE.

Dal 2000 al 2005 è stata direttora del mensile “Il Messaggero Avventista”. Membro del Comitato nazionale della FDEI dal 2003 e vicepresidente dal 2006 al 2010, né è divenuta presidente del 2015 al 2019. Bognandi è stata membro di diverse Commissioni per le trattative tra Stato e chiese, nonché autrice, coautrice, e curatrice di una trentina di volumi.

Per almeno vent’anni Dora Bognandi è stata una delle personalità evangeliche che con più determinazione e competenza ha posto il problema della libertà religiosa in Italia, uno dei più difficili da affrontare nel confronto con le istituzioni, l’opinione pubblica e anche il mondo cattolico.

Per qualcuno, infatti, semplicemente non esiste perché la Costituzione offre le massime garanzie perché il diritto alla libertà religiosa possa essere liberamente esercitato, in pubblico e in privato.

Gli evangelici sanno bene che non è così, come dimostra la quantità di provvedimenti di riconoscimento giuridico di enti di culto non cattolici ancora in sospeso, o il fatto che da anni non si parli più di intese con le confessioni diverse dalla cattolica.

Per altri, l’interesse è limitato alla propria libertà religiosa, l’unica per la quale spendersi, lasciando alle altre confessioni il compito di affermare e difendere la loro. E così, ottenuta garanzie per sé, alcune  comunità di fede, anche interne al mondo evangelico, hanno ritenuto chiusa la stagione del loro impegno e della loro mobilitazione.

Per altri ancora la libertà religiosa è solo quella dei cristiani perseguitati in Sudan o in Nigeria o discriminati in Iran o in Arabia Saudita, e non anche quella, ad esempio, dei musulmani in Ungheria o dei sikh in Italia.

Negli anni di un lungo, qualificato servizio che ha arricchito l’intero mondo evangelico italiano, Dora Bognandi ha dato al tema una ben altra interpretazione, affermando che la libertà religiosa è un diritto universale, che non può essere concesso, ma deve essere semplicemente riconosciuto: un principio universale che supera le barriere confessionali e politiche, il tratto essenziale di una democrazia liberale.

Dora ha rivendicato  queste  idee discutendo con ministri, parlamentari e prefetti, incontrando studenti e insegnanti, dialogando con esponenti cattolici e di altre fedi.

Con molta pazienza, in tante occasione pubbliche, ha ribadito che la vera laicità non è contrapposizione o indifferenza di fronte alla religione, ma principio di distinzione tra la sfera pubblica dell’azione delle istituzioni e quella individuale e comunitaria delle convinzioni religiose.

Al mondo protestante, collaborando con la Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (CCERS) e la Commissione Studi (COSDI) della FCEI, o presiedendo la FDEI, ha sempre trasmesso l’urgenza di una testimonianza pubblica  che per lei aveva le sue radici nella profonda fede cristiana e nella tradizione avventista di impegno per la libertà religiosa e di coscienza.

Lo ha fatto con un tratto proprio e peculiare di gentilezza, fermezza e competenza giuridica che non è passato inosservato a quanti l’hanno conosciuta e hanno collaborato con lei.

Dora  ci lascia in eredità una lezione di laicità e di teologia pubblica dalla quale non possiamo prescindere.

Recapiti
FCEI