I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) non scompaiono con la fine dell’infanzia o con il diploma. Anche durante il percorso universitario, le difficoltà legate alla lettura, alla scrittura e al calcolo possono continuare a manifestarsi. Lentezza nella lettura, fatica nel prendere appunti e la necessità di tempi più lunghi per studiare sono segnali di un disturbo che non implica una scarsa preparazione, ma un modo diverso di affrontare l’apprendimento.
Queste difficoltà, se non gestite, possono influire negativamente sul percorso accademico e sull’autostima dello studente. Per fortuna, molte università stanno attivando servizi di supporto, tra cui strumenti compensativi e percorsi personalizzati, per aiutare gli studenti con DSA a esprimere il proprio potenziale. Nonostante ciò, le sfide restano, soprattutto in momenti di maggiore pressione cognitiva come gli esami, e richiedono un supporto continuo, che vada oltre le aule universitarie.
Ripensare l’inclusione: oltre le barriere accademiche
L’università rappresenta un momento cruciale per la crescita personale, ma per gli studenti con DSA la strada può essere più complessa a causa di barriere accademiche e culturali. L’inclusione universitaria non riguarda solo l’accesso ai corsi, ma richiede un ambiente che sia veramente accessibile a tutti. In questo senso, la Progettazione Universale per l’Apprendimento (PUA) è un approccio che potrebbe fare la differenza, promuovendo percorsi formativi che siano fin dall’inizio accessibili e adattabili ai vari stili di apprendimento.
Anche se la PUA è ancora poco diffusa in Europa, essa rappresenta una risposta concreta alle sfide che gli studenti con DSA affrontano. Una didattica universitaria flessibile e inclusiva è fondamentale per costruire un’università più equa, che rispetti la diversità di ogni studente.
Università, lavoro e DSA: cosa cambia per gli adulti?
Il riconoscimento del DSA in età adulta sta crescendo, anche grazie a leggi come la Legge 170/2010, che promuovono l’inclusione degli studenti con DSA nell’ambito universitario. La legge ha favorito l’attivazione di tutoraggio, accesso a materiali digitali e l’uso di strumenti compensativi durante gli esami. Anche nel mondo del lavoro, nuove normative permettono ai lavoratori con DSA di utilizzare strumenti compensativi, sia durante i colloqui di selezione che nelle attività quotidiane.
Tuttavia, le difficoltà non si limitano solo agli aspetti formali: molte persone con DSA si rendono conto del disturbo solo quando iniziano a fronteggiare le richieste accademiche o professionali. Una diagnosi tempestiva e l’uso di strumenti valutativi affidabili sono quindi cruciali per una gestione ottimale del DSA.
Oltre le strategie: ansia, resilienza e convinzioni negli universitari con DSA
Le difficoltà emotive giocano un ruolo centrale nell’esperienza accademica degli studenti con DSA. L’attivazione, ad esempio, può essere sia un motore positivo, se gestita correttamente, sia un ostacolo se non riconosciuta. Non è tanto la presenza di maggiore attivazione a essere problematica, ma come questa viene affrontata dallo studente. Un altro aspetto cruciale è la resilienza, la capacità di adattarsi, rialzarsi dopo un insuccesso e rimanere motivati. Questi aspetti, insieme alle convinzioni personali sul proprio valore intellettivo, influiscono in modo determinante sul successo universitario.
Intervenire su convinzioni disfunzionali o distorte, spesso radicate in esperienze negative passate, può favorire una maggiore autoefficacia e ridurre ansia e frustrazione, migliorando così l’approccio allo studio e aumentando la motivazione.
Il ruolo fondamentale delle soft skill negli studenti con DSA
Le soft skills – come creatività, curiosità, pensiero critico e perseveranza – sono competenze trasversali che giocano un ruolo fondamentale nel percorso accademico degli studenti con DSA. Studi recenti suggeriscono che gli studenti con DSA possiedono una creatività superiore rispetto ai loro pari senza DSA. Queste competenze, se sviluppate, possono facilitare l’apprendimento autoregolato, contribuire alla motivazione e favorire strategie di problem solving più flessibili.
Inoltre, le soft skills sono essenziali per ridurre l’abbandono scolastico, una problematica spesso riscontrata tra gli studenti con DSA. Investire in queste competenze, riconoscendo le risorse individuali, è una via efficace per promuovere il benessere e il successo accademico.
Inclusione universitaria: un percorso in costruzione
Frequentare l’università con un DSA è una sfida, ma negli ultimi anni si sono fatti importanti progressi. Quasi tutti gli atenei italiani offrono strumenti compensativi e misure dispensative, come estensione dei tempi durante gli esami. Nonostante questi progressi, molti studenti con DSA non dichiarano il loro disturbo, per timore di giudizi o per mancanza di consapevolezza. Altri, pur avendo una diagnosi, faticano a accedere ai servizi disponibili, a causa della disomogeneità nell’offerta dei supporti tra i diversi atenei.
Tuttavia, ci sono università che si distinguono per l’efficacia dei loro servizi. In alcuni casi, gli studenti possono incontrare psicologi specializzati per creare un piano personalizzato che tenga conto del proprio profilo di apprendimento. Questi esempi virtuosi dimostrano che l’inclusione non si basa solo sull’accesso ai servizi, ma sulla qualità del dialogo tra università e studenti e sulla possibilità di affrontare l’università con gli strumenti più adatti al proprio percorso.
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A cura di: Veronica Verdesca – Psicologa del Centro di Apprendimento Anastasis