Nel 2025 un’impresa innovativa su tre (oltre 5.700) è partecipata da altre società non finanziarie, ma solo il 3,4% da corporate con almeno 50 dipendenti.
Il CVC in Italia nel 2025 segna una ripresa, con investimenti pari a 177 milioni di euro (+13% rispetto al 2024).
- In Italia oggi operano circa 15,3 mila startup e PMI innovative, che contano 81,7 mila soci, per un fatturato complessivo di 12,9 miliardi di euro nel 2024.
- Nel 2016, anno della prima edizione dell’Osservatorio, le startup e PMI innovative erano meno della metà, 6,7 mila, e coinvolgevano poco più di 23 mila soci. In questi dieci anni, le imprese innovative italiane hanno generato oltre 67 miliardi di euro di fatturato.
- Il numero di imprese innovative è però in calo per il terzo anno consecutivo (-3,6% sul 2024). Questa contrazione si spiega sia con un aumento delle uscite legate al raggiungimento del limite dei 5 anni delle startup, che nel biennio 2020-2021 avevano raggiunto il loro picco di costituzioni, sia con un minor numero di iscrizioni al registro delle startup (1.520 nei primi nove mesi dell’anno, erano il doppio nello stesso periodo del 2021), mentre le PMI innovative aumentano.
- Più di un terzo delle startup e PMI innovative è partecipato da altre società non finanziarie, ma solo 523 (il 3,4% del totale) vedono investimenti da aziende medio-grandi sotto forma di Corporate Venture Capital.
- Ciononostante, il contributo del CVC si rivela particolarmente importante per le startup, che nel 2024 raggiungono un fatturato mediano di 123 mila euro, un livello nettamente superiore alle startup partecipate da altre società non finanziarie (40.000€) e inferiore solo a quelle partecipate da investitori specializzati in innovazione.
- Tra gli investitori corporate, c’è una forte presenza (37,7%) di società industriali. Quasi un quarto degli investimenti CVC sono destinati a startup e PMI che svolgono ricerca e sviluppo e la quota sale al 41,2% per le corporate industriali.
- Poco più di ¾ delle società non finanziarie con partecipazioni in startup e PMI innovative sono micro, con meno di 10 dipendenti. Sono meno del 10% gli investitori corporate con almeno 50 dipendenti che sono riconducibili ad attività di CVC.
- Si conferma una forte carenza di soci CVC nel Centro-Sud: qui si trovano il 47,4% delle imprese innovative italiane, ma solo il 32,1% degli investitori corporate. Quasi la metà (48,4%) degli investimenti CVC sono però diretti in regioni diverse da quelle di origine delle corporate, raggiungendo startup e PMI a una distanza media di 187km.
- Assumendo la prospettiva delle corporate che hanno attivato programmi di CVC, si assiste ad una ripresa degli investimenti dopo il calo del 2024: le corporate tornano a investire – in totale 189 milioni, di cui, però, solo 60 in Italia -, ma con un approccio più selettivo e orientato a iniziative con un chiaro valore per il business.
- Si rileva un focus crescente su startup strategiche per il core business: le aziende privilegiano progetti che abilitano competenze, tecnologie o applicazioni funzionali alle proprie attività chiave, riducendo investimenti puramente esplorativi.
- Riorganizzazioni interne e cambi di strategia in corso: molte corporate stanno ripensando ruoli, processi e modelli operativi del CVC e dell’Open Innovation per aumentarne l’efficacia e l’allineamento con le priorità aziendali.
- La vera criticità è la gestione della collaborazione: per generare valore serve una maggiore coerenza tra aspettative, governance e modalità operative delle corporate rispetto alle logiche e ai tempi delle startup.
Milano, 28 novembre 2025 – InnovUp – l’Associazione che dal 2012 riunisce e rappresenta tutti gli attori della filiera innovativa italiana,e Assolombarda hanno presentato i risultati del decimo Osservatorio sull’Open Innovation e il Corporate Venture Capital Italiano in collaborazione con OGR Torino.
L’Osservatorio, realizzato con la partnership scientifica degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano e con il supporto dell’Area Politiche per il Digitale e Filiere, Scienza della Vita e Ricerca di Confindustria, con Fondazione MAI e Piccola Industria Confindustria, ha l’obiettivo di aumentare la consapevolezza su un tema – la contaminazione tra industrie mature e giovani imprese innovative ad alto potenziale di crescita – in grado di introdurre innovazione e talenti nelle imprese consolidate e di aprire nuovi mercati, creando opportunità di crescita, per le imprese emergenti.
Il Corporate Venture Capital (CVC) rappresenta investimenti di minoranzain equity da parte di imprese mature consolidate verso startup e imprese innovative, con l’obiettivo non solo di ottenere ritorni finanziari ma anche di creare ecosistemi innovativi e arricchire le startup con know-how e capitali. A livello internazionale, il CVC è da tempo uno strumento centrale nelle strategie innovative delle grandi aziende e una fonte importante di finanziamento per le startup, tuttavia in Italia, nonostante la crescente partecipazione di micro e piccole imprese al capitale delle startup innovative, il vero CVC ha avuto più difficoltà a posizionarsi nell’ecosistema dell’innovazione. Questo strumento, parte delle strategie di Open Innovation, mira a promuovere la collaborazione tra corporate e startup oltre i tradizionali confini aziendali.
L’Osservatorio analizza startup e PMI innovative, il loro sviluppo, la quota di CVC e le performance economiche, studiando anche le caratteristiche degli investitori corporate e i settori di investimento e distinguendo attività di CVC e investimenti di società più piccole.
Chiara Petrioli, Presidente di InnovUp ha dichiarato: “I dati del 2024 confermano la solidità del mercato dell’innovazione italiano, con un fatturato complessivo di 12,9 miliardi di euro generato da oltre 15.300 startup e PMI innovative. I dati fotografano un ecosistema maturo, che sta entrando in una nuova fase. Sempre più imprese nate come startup stanno evolvendo in PMI innovative, contribuendo in modo significativo ai ricavi e alla solidità complessiva del sistema. È un segnale che l’Italia sta imparando a capitalizzare l’esperienza delle giovani imprese ad alta innovazione. Un dato particolarmente positivo arriva dal Corporate Venture Capital: le startup partecipate da CVC registrano un valore della produzione mediano di 123 mila euro, con una crescita del +29,2%, secondo solo alle startup con investitori specializzati e nettamente superiore alle altre categorie. Inoltre, il 38,7% delle startup partecipate da CVC presenta una redditività positiva, dimostrando come l’apporto delle corporate non si limiti al capitale ma contribuisca concretamente alla crescita e alla sostenibilità economica. Tuttavia, è necessario ampliare la base degli investitori corporate: attualmente circa un terzo delle partecipazioni proviene da micro o piccole imprese, mentre il vero Corporate Venture Capital con aziende di almeno 50 dipendenti caratterizza solo il 3,4% delle realtà innovative. Questi dati dimostrano che il legame tra corporate e innovazione sta producendo risultati tangibili, ma serve un maggiore coinvolgimento delle grandi imprese per consolidare una crescita strutturata e sostenibile dell’ecosistema“.
Startup e PMI Innovative
Secondo i dati dell’Osservatorio, nel 2025 l’Italia conta circa 15.300 startup e PMI innovative. Questo numero, che era stato in continua crescita dal 2013 al 2022, rallenta nel 2025 agli stessi ritmi del biennio precedente, ovvero con un calo annuo fra -3% e -4%. Rispetto al 2024, si contano infatti circa 750 startup in meno. Questa contrazione è dovuta a meno iscrizioni al registro (1.520 nei primi nove mesi, la metà rispetto al 2021) e più uscite per raggiungimento del limite dei 5 anni delle startup, che, nel biennio 2020-2021, avevano raggiunto il loro picco di costituzioni. Il 78,3% delle startup uscite resta comunque attivo e il 12,6% diventa PMI innovativa. Le PMI innovative continuano ad aumentare, di circa 200 unità nel 2025. Nel complesso, le startup e PMI innovative hanno generato un fatturato, in questi dieci anni, di oltre 67 miliardi di euro e, nel 2024, di 12,9 miliardi di euro, in lieve calo (-1,1%) rispetto all’anno precedente. Nel 2024 è però aumentato il fatturato delle PMI innovative, stimato a 10,9 miliardi di euro, di cui circa un terzo prodotto da ex startup.
Circa 5,7 mila startup e PMI innovative, ovvero oltre un terzo del totale, sono partecipate da società non finanziarie, una quota in costante crescita in questi anni, e nel 2024 hanno generato oltre la metà del totale dei ricavi delle aziende innovative, 6,9 miliardi di euro. Tuttavia, la gran parte di queste aziende è partecipata da micro o piccole imprese, mentre solo 523, di cui quasi la metà (230) PMI innovative, ha ricevuto investimenti di vere e proprie corporate con almeno 50 dipendenti.
Il Corporate Venture Capital (CVC) caratterizza quindi il 3,4% delle realtà innovative italiane, dato in calo, ma con una netta divergenza tra startup (-12,5%) e PMI (+5,0%). Il CVC si concentra dunque su realtà più mature, che generano complessivamente il 6,4% dei ricavi delle aziende innovative (829 milioni). Ciononostante, l’apporto del CVC si rivela molto importante per le startup: il valore della produzione mediano per quelle partecipate da corporate è pari a 123 mila euro nel 2024 – secondo solo a quello delle startup con investitori specializzati (161 mila) e nettamente superiore alle startup partecipate da altre società non finanziarie (40 mila) – con una crescita annua del +29,2%.
Nel complesso, la categoria principale di finanziamento resta quella dei Family & Friends (54,2% delle startup e PMI), ma in calo dal 71,2% del 2016. Cresce invece la presenza di investitori specializzati (5,9%), segnalando uno spostamento verso realtà più strutturate. Le startup e PMI con investitori specializzati, pur limitate in numero, generano infatti il 17,4% del valore della produzione (oltre 2 miliardi di euro), mentre la quota di ricavi delle imprese partecipate solo da persone fisiche scende a poco più di un quarto.
Soci investitori
In Italia nel 2025 il numero di soci investitori CVC nel capitale delle imprese innovative ha mostrato una diminuzione complessiva (-8,2%), particolarmente marcata nelle startup, e maggiore rispetto alla diminuzione del numero totale di soci (-4,9%), che si attesta complessivamente a 81,7 mila. Tra i soci non finanziari, le microimprese (con meno di 10 dipendenti) si confermano i maggiori investitori, rappresentando circa tre quarti sia del numero che del capitale detenuto. Seguono le piccole imprese (14,1%), mentre le corporate con almeno 50 dipendenti costituiscono meno del 10% del totale.
Dal punto di vista settoriale, il 37,7% dei soci corporate proviene dall’industria, circa un quarto dai servizi non finanziari e il 15,4% dal settore ICT, mentre, tra i soci provenienti da aziende più piccole, prevalgono i servizi non finanziari (43,9%) e le holding (21,0%). Circa un quarto degli investimenti dei soci CVC è destinato a startup e PMI impegnate in ricerca e sviluppo, quota che sale al 41,2% tra le corporate industriali. Questo è un dato particolarmente rilevante perché evidenzia un incrocio significativo tra le corporate, industriali in primis ma non solo, e le startup e PMI che si trovano alla frontiera dell’innovazione. Questo legame risulta meno pronunciato per gli investimenti dei soci non finanziari più piccoli, suggerendo come le partecipazioni delle corporate medio-grandi, essendo più indirizzate verso startup e PMI attive in R&D, identifichino effettivamente una strategia di Open Innovation e CVC.
Territorialmente, i soci CVC sono concentrati nel Nord-Ovest (42,6%), mentre le startup e PMI innovative sono più diffuse, ma con prevalenza sempre nel Nord-Ovest (35,9%), seguito da Sud e Isole (27,0%), Centro (20,4%) e Nord-Est (16,7%). Rispetto al 2016, si osserva uno spostamento delle imprese innovative da Nord-Est e Centro verso Nord-Ovest e Sud-Isole. Si continua a registrare una carenza di soci CVC nel Sud e nelle Isole rispetto al numero di imprese, mentre nel Nord-Est i soci CVC sono sovrarappresentati rispetto alle imprese. Infine, quasi la metà degli investimenti CVC è diretto in regioni diverse da quella di origine, con una distanza media di 187 km, sottolineando una dinamica territoriale significativa nel fenomeno degli investimenti corporate in startup e PMI innovative.
Focus “Quadrilatero” Milano, Monza-Brianza, Lodi e Pavia
Il “Quadrilatero” formato da Milano, Monza-Brianza, Lodi e Pavia concentra oltre un quinto delle startup e PMI innovative italiane (3.413 imprese, pari al 22,3% del totale nazionale), con 25.438 soci (31,1% del totale italiano) che generano ricavi per 3,6 miliardi di euro, rappresentando il 28,2% del fatturato nazionale. L’ultimo anno ha registrato una contrazione contenuta delle imprese innovative (-2,1%), inferiore alla media nazionale (-3,6%), ma con un calo più significativo dei soci (-6,0% vs -4,9% nazionale) e soprattutto dei ricavi (-11,6% vs -1,1% nazionale). La diffusione del Corporate Venture Capital nel Quadrilatero è allineata al resto d’Italia, con 119 startup e PMI partecipate da CVC (3,5% del totale) e 226 soci CVC (0,9% del totale), di cui 206 italiani e 20 esteri. Il 6,8% dei ricavi dell’area proviene da imprese innovative CVC (€246 milioni), mentre una quota significativamente maggiore rispetto al resto d’Italia è generata da startup e PMI con investitori specializzati (24,2% vs 17,4% nazionale).
L’evoluzione del CVC nel Quadrilatero mostra dinamiche contrastanti: il numero di startup e PMI con partecipazioni CVC è calato del 9,8%, più della media generale (-2,1%). Al contrario, mentre il fatturato totale delle startup e PMI del Quadrilatero è calato dell’11,6%, le realtà partecipate da CVC hanno registrato una crescita dell’1,9%. Questo risultato positivo è trainato principalmente dalle PMI innovative, i cui ricavi da CVC sono passati da €205 milioni nel 2023 a €218 milioni nel 2024, compensando il calo delle startup CVC (da €36 a €28 milioni).
Le performance delle imprese innovative nel Quadrilatero evidenziano generalmente ricavi mediani superiori al dato nazionale, in particolare quando sono coinvolti investitori corporate e specializzati: le startup con investitori specializzati generano ricavi mediani di 246 mila euro (+85 mila euro vs 161 mila euro in Italia), mentre le PMI con questa tipologia di investitori raggiungono 2,3 milioni di euro (+800 mila euro vs 1,5 milioni di euro nazionale).
Tra i soci non finanziari, l’investitore “tipo” del Quadrilatero è prevalentemente una micro-piccola impresa (92,3% del numero, 85,4% del capitale investito), proveniente dai servizi non finanziari (32,4%) e con una presenza significativa di ICT (20,9%). Gli investimenti CVC del Quadrilatero presentano una maggiore propensione geografica, con il 47,9% delle partecipazioni fuori regione e una distanza media di 221 km, superiore ai 187 km della media nazionale.
Federico Chiarini, Vicepresidente di Assolombarda con delega alle Start-up, ha spiegato: “Il “Quadrilatero” formato dalle imprese di Milano, Monza-Brianza, Lodi e Pavia si conferma uno dei motori più vitali dell’innovazione italiana. Pur in un contesto complesso, le nostre startup e PMI innovative mostrano una resilienza superiore alla media nazionale, diminuendo solo del 2,1% rispetto allo scorso anno, mentre si riducono del 4,0% nel resto d’Italia. Non solo, le imprese innovative del territorio sprigionano un potenziale ancora più evidente: questo è vero soprattutto per le startup che, quando sostenute da investitori corporate o specializzati, generano un fatturato superiore di oltre il 50% alla media italiana. La crescita dei ricavi nelle realtà partecipate da Corporate Venture Capital, in controtendenza rispetto al mercato, dimostra infatti che la collaborazione tra imprese consolidate e nuova imprenditorialità è una leva decisiva. Dobbiamo continuare a rafforzare questo ecosistema, perché qui si concentra un patrimonio di competenze, capitale umano e visione strategica che guida, a buon titolo, la competitività e l’innovazione del Paese.”
Indagine Politecnico di Milano
Il Corporate Venture Capital in Italia nel 2025 segna una leggera ripresa: gli investimenti raggiungono 189 milioni di euro, con una crescita del 20% rispetto ai 157 milioni del 2024, secondo un’indagine condotta dal Politecnico di Milano su un campione di 49 aziende impegnate in iniziative CVC, ovvero programmi collocati a diversi livelli dell’organizzazione aziendale, attraverso i quali si effettuano investimento in imprese esterni e indipendenti. Questo dato rappresenta un’inversione di tendenza dopo il calo del 27% tra 2023 e 2024. Complessivamente, il dato rimane comunque in contrazione del 15% rispetto al picco del 2022. Le corporate tornano a investire, ma con un approccio più selettivo, focalizzandosi su iniziative con chiaro valore per il business.
Dal punto di vista settoriale, emergono significativi spostamenti strategici. Energy & Utilities è diventato il settore dominante, passando dal 9% del 2020 al 34% del 2025 con 60,5 milioni investiti, mentre Pharma & Healthcare è cresciuto dal 3% al 23%. Al contrario, i Service sono scesi dal 55% del 2020 al 21% del 2025. I segmenti tech più presidiati dalle corporate italiane nel 2025 sono ClimateTech e Intelligenza Artificiale, entrambi al 55%, seguiti da Software (45%). Insurtech e Fintech rappresentano rispettivamente il 40% e 35% degli investimenti, mentre settori come Lifescience, Education e Media hanno percentuali inferiori al 15%.
In termini di destinazione geografica del capitale , l’Italia guida con il 32% (con circa 111 mln di euro investiti nel biennio in startup Italiane), seguita dal resto dellEuropa (31%) e dal Nord America (29%). Seguono con rispettivamente il 5% e il 3 % Regno Unito e APAC.
Le modalità organizzative mostrano una netta preferenza per il co-investimento in fondi VC esterni, che coinvolge 21 aziende nel 2025 (57% del totale), cresciuto costantemente da appena 2 nel 2020. I programmi strutturati di CVC rimangono stabili a 11 investitori (30%), mentre le joint venture partecipate restano marginali con 3 casi (8%). Per quanto riguarda la fonte del capitale, le holding rappresentano il 74% degli investimenti) e godono di elevata autonomia decisionale nel 71% dei casi, mentre gli investimenti da balance sheet costituiscono il 26% con autonomia prevalentemente parziale nel 77% dei casi. Si segnalano diverse riorganizzazioni interne e cambi di strategia in corso: nell’ultimo, il 30% delle aziende ha apportato cambiamenti parziali, mentre il 5% ha effettuato cambiamenti significativi alla propria strategia, ripensando ruoli, processi e modelli operativi per aumentare l’efficacia e l’allineamento con le priorità aziendali.