L’indagine sullo stress economico, la psicologia e l’etica del consumo si svolge in parallelo all’Osservatorio Confcommercio Piacenza, un’indagine alle imprese del terziario di Piacenza, continuativa a cadenza semestrale. La rilevazione è realizzata da Confcommercio Piacenza in collaborazione con Format Research.
Psicologia del consumo e stress economico
Negli ultimi dodici mesi, la maggioranza degli intervistati dichiara di aver modificato le proprie abitudini di acquisto. Il 23,6% ha ridotto la quantità di acquisti e il 20% sceglie prodotti più economici, il 18% tende a rinviare gli acquisti non urgenti.
A fronte di un 26,8% che non ha modificato le proprie abitudini. Di fronte a un periodo economico incerto, oltre la metà degli intervistati (56,4%) adotta un atteggiamento attento e strategico.
Segue chi cerca distrazioni non legate al consumo (28,5%) e chi limita gli acquisti allo stretto necessario (18,2%), mentre le altre reazioni risultano più marginali.
L’acquisto è associato prevalentemente a emozioni positive: il 39,4% prova soddisfazione, seguito da appagamento (25,5%) e controllo (24,8%). Le sensazioni negative, come colpa, ansia o frustrazione, riguardano quote più contenute della popolazione. I principali cambiamenti d’acquisto si ravvisano nei ristoranti scelti (52,3%), a cui segue la categoria di abbigliamento e moda (47,7%).
A quasi 4 intervistati su 10 non capita di comprare prodotti consolatori in momenti di ansia o stress. Sono, invece 6 su 10 coloro i quali fanno questo tipo di acquisti in condizioni emotive fragili, sebbene con conseguenze diverse. Quando bisogna affrontare spese impreviste, il 55,2% dei rispondenti piacentini si sente di provare un maggiore stress economico. Il 37,6%, invece lo prova quando pensa al futuro (per casa, mutuo, auto…). Solo il 10,9% non sente alcuni stress economico particolare.
Giovani e acquisto prime case
Tra i giovani rispondenti in possesso di una casa (29%), spicca un acquisto per mezzo di mutuo ipotecario (42,1%). Segue una modalità interamente basata su risparmi propri (21,1%).
Una percentuale di intervistati pari all’80% tra coloro non in possesso di una casa ha intenzione di acquistarne una in un prossimo futuro. Gli ostacoli principali all’acquisto di una casa tra coloro che sarebbero propensi a comprarne una in un prossimo futuro riguardano soprattutto i prezzi troppo alti rispetto al mercato totale (56,3%).
Per il 20% di coloro i quali, invece, pur non avendo una casa non ne acquisterebbero una, le alternative più accessibili riguardano principalmente l’attesa di tempi migliori per l’acquisto (43,8%) o un affitto a lungo termine (35%).
Etica del consumo e reputazione sociale delle imprese
Per il 32,6% degli intervistati, conoscere i valori etici dell’azienda prima di acquistare un suo prodotto o servizio capita spesso, sebbene non siano gli unici criteri presi in considerazione.
È principalmente l’utilizzo di materiali sostenibili o riciclati il valore etico che incide nelle decisioni di acquisto dei Piacentini (35,1%). Segue il rispetto dei lavoratori dipendenti e delle politiche di riduzione di spreco e plastica (entrambi 30,5%). Al 43% dei rispondenti è capitato di smettere di acquistare un brand per motivi etici (al 19,2% in modo attivo, al 23,8% in modo saltuario). Del 50,9% al quale non è capitato, invece, il 37,7% smetterebbe di acquistare se venisse a conoscenza dell’immoralità di alcuni valori.
Il 26,3% dei rispondenti percepisce i prodotti etici come più costosi, ma non necessariamente migliori rispetto a quelli convenzionali. A seguire, il 25,1% li reputa uguali, ma con diverso messaggio.
Il più alto ostacolo per un acquisto più etico di prodotti e servizi è legato ai prezzi troppo alti (56,6%). Per il 30,3%, invece, alla difficoltà di capire quali aziende sono davvero etiche.
La fiducia nei confronti delle etichette o certificazioni etiche dei prodotti d’acquisto è per lo più alta, ma seguita da una verifica delle stesse (46,9%) da parte degli acquirenti. L’11,4%, invece, si lascia guidare da queste per l’acquisto, dimostrando un’altissima fiducia. Il 41,7%, ci crede poco o per nulla.