Fonte immagine Policy Coherence for Sustainable Development 2019 | OECD
Ufficio Policy Focsiv – Pochi giorni fa il Centro per lo Sviluppo Globale ha editato l’aggiornamento 2025 dell’Indice di impegno per lo sviluppo (CDI): The Commitment to Development Index | Center For Global Development. È un indice che misura la coerenza delle politiche per lo sviluppo. Infatti, come si è già visto i bilanci per gli aiuti pubblici esteri sono stati tagliati da molti Paesi (Gli effetti cataclismatici dei tagli agli aiuti allo sviluppo – Focsiv), ma lo sviluppo dipende da molto di più della sola finanza. Il CDI analizza il modo in cui i Paesi ricchi e influenti contribuiscono allo sviluppo globale attraverso un insieme più ampio di politiche che contano: commercio, migrazione, clima, tecnologia, sicurezza, investimenti e finanziamenti allo sviluppo.
Secondo il CDI misurato dal Centro per lo sviluppo globale, i Paesi si stanno muovendo nella direzione sbagliata per quanto riguarda lo sviluppo, con 24 paesi che sono tornati indietro rispetto agli impegni politici fondamentali. Tra i primi dieci Paesi, solo la Norvegia è migliorata rispetto a due anni fa. In cinque delle otto aree politiche, le prestazioni della maggior parte dei Paesi sono peggiorate, anche per quanto riguarda la finanza, il commercio e la sicurezza.
Ma ci sono anche segni di progresso: le emissioni di gas serra sono diminuite nella maggior parte dei Paesi, un maggior numero di rifugiati viene ospitato e i sistemi fiscali delle imprese stanno diventando più allineati.
Mentre i bilanci per gli aiuti si restringono, la CDI indica altre aree in cui i Paesi possono agire, come indirizzare una maggiore quantità di R&S pubblica verso le sfide globali e accelerare la graduale eliminazione dei sussidi dannosi per i combustibili fossili e la pesca.
Alcuni risultati principali:
La Svezia è in testa all’Indice di quest’anno, seguita da Germania e Norvegia.
Il Regno Unito sale al quinto posto, anche se riflette ancora i livelli precedenti ai tagli agli aiuti.
Gli Stati Uniti scendono di due posizioni, al 28° posto, anche prima dei tagli agli aiuti previsti per il 2025, a causa delle emissioni elevate e della riduzione dei finanziamenti.
I Paesi Bassi escono per la prima volta dalla top ten, a causa dei maggiori sussidi ai combustibili fossili e dei deboli standard di investimento.
L’Irlanda e il Lussemburgo registrano i maggiori guadagni, salendo di quattro posizioni ciascuno.
L’Italia è al 21° posto (su 38 paesi) nell’Indice di impegno per lo sviluppo. I risultati migliori si registrano nelle componenti investimenti e ambiente, dove si colloca rispettivamente al 7° e al 15° posto. Più indietro invece nelle componenti tecnologia e salute, dove si colloca agli ultimi 10 posti. In particolare, l’Italia dovrebbe ridurre il consumo di antibiotici e promuovere maggiormente la collaborazione nella ricerca con gli accademici dei Paesi più poveri.