3 dicembre. AIPD: “Le persone con sindrome di Down oggi invecchiano. La sfida dell’inclusione: qualità della vita, per tutta la vita” - AIPD Sede Nazionale

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3 dicembre. AIPD: “Le persone con sindrome di Down oggi invecchiano. La sfida dell’inclusione: qualità della vita, per tutta la vita”

3 dicembre. AIPD: “Le persone con sindrome di Down oggi invecchiano. La sfida dell’inclusione: qualità della vita, per tutta la vita”

Roma, 1 dicembre 2025 – Le persone con sindrome di Down invecchiano sempre di più. E questa non è una brutta notizia: a inizio ‘900, l’aspettativa di vita difficilmente superava gli 11 anni, oggi invece in molti paesi va oltre i 60. Al tempo stesso, diminuiscono le nascite: insomma, in tendenza con l’andamento demografico del Paese, anche la popolazione con sindrome di Down è sempre più anziana.

In occasione della Giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità (3 dicembre) AIPD accende i riflettori proprio sulla sfida che questa popolazione pone al Paese e in particolare alle associazioni: insieme ai bisogni di salute, c’è infatti il bisogno ma soprattutto il diritto all’inclusione e alla partecipazione sociale. In una parola, alla dignità della vita, per tutta la vita.

Le tre sfide dell’invecchiamento: salute, servizi, Dopo di noi

La prima sfida è rappresentata da quello che potremmo chiamare “invecchiamento precoce”: secondo studi clinici, infatti, nelle persone con sindrome di Down i problemi fisici legati all’età compaiono in media prima rispetto alla popolazione generale. Occorre quindi un impegno sanitario, che assicuri diagnosi e presa in carico adeguata a queste persone, con percorsi dedicati che garantiscano cure precoci e una riduzione del decadimento fisico e psichico.

La seconda sfida chiama invece in causa le associazioni e i servizi: se infatti per l’infanzia e l’adolescenza sono numerosi i percorsi e le attività che impegnano bambini e ragazzi e garantiscono loro una vita sociale e stimolante, con l’età adulta tutto questo diventa molto più raro, fino addirittura a scomparire in alcuni contesti. Per questo, è fondamentale una nuova creatività sociale, che ripensi e arricchisca il sistema dei servizi stessi, integrandolo con un’offerta rivolta agli adulti e agli anziani e operatori adeguatamente formati.

La terza sfida si chiama Dopo di noi e riguarda più strettamente le famiglie: una persona con sindrome di Down adulta ha infatti genitori anziani, che hanno bisogno di poter contare sull’autonomia del figlio. Un’autonomia che va costruita durante tutto il percorso di vita: e a questo è soprattutto dedicata, da sempre, l’attività di AIPD nazionale e delle sue associazioni. Questo bisogno di autonomia però deve assumere contorni diversi, per una persona con sindrome di Down anziana. In particolare, c’è bisogno di un investimento politico e sociale sul Dopo di noi e su centri diurni, ma anche residenziali, che non siano assistenziali, ma inclusivi, adatti a garantire alle persone con sindrome di Down il diritto a un invecchiamento attivo e di qualità e alle loro famiglie la serenità di questa consapevolezza.

L’impegno di AIPD per l’autonomia e la qualità di vita, dall’infanzia alla vecchiaia

Per questo, in occasione della Giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità, AIPD rilancia il proprio impegno nel costruire percorsi che accompagnino la persona con disabilità lungo tutto l’arco della vita, con lo scopo di favorire la socialità, contrastare l’isolamento, valorizzare la dignità e il protagonismo delle persone con Sindrome di Down in ogni fase della vita.

Va in questa direzione anche il seminario “Invecchiamento precoce, progetto di vita e persone con necessità di sostegno intensivo”, rivolto a famiglie, operatori sociali e sanitari, educatori e istituzioni, che si svolgerà il prossimo 12 e 13 dicembre a Roma (Sede: BW Blu Hotel Roma, Largo D. De Dominicis, 4). Sarà un’occasione per approfondire e confrontarsi su temi fondamentali: invecchiamento fisiologico e patologico, qualità della vita, cura e assistenza, progettazione di percorsi di vita adulta e anziana, modelli di sostegno intensivo.

“Le persone con sindrome di Down necessitano di un sistema sanitario che vada oltre l’infanzia e l’adolescenza – afferma Gianfranco Salbini, presidente di AIPD Nazionale – Purtroppo, azioni mirate in questo senso sono ancora presenti solo in alcune regioni d’Italia. È necessario sviluppare percorsi di cura e supporto a lungo termine, che permettano a queste persone di vivere con una qualità della vita adeguata anche in età avanzata. Occorre, infatti, un monitoraggio continuo, specifico per le loro esigenze, che preveda interventi mirati a prevenire il decadimento fisico e psicologico, accompagnando le persone con sindrome di Down in un cammino di vita adulta e anziana dignitosa”.

Per quanto riguarda le famiglie, “AIPD rinnova il proprio impegno nell’offrire loro un sostegno concreto, accompagnando le persone con sindrome di Down lungo tutto il percorso della vita, affinché l’invecchiamento non diventi un ostacolo insormontabile. Ciò richiede un investimento in politiche sociali che rispondano alle esigenze specifiche di questa popolazione, creando opportunità che non solo rispondano alle necessità della vita adulta, ma anche alla vecchiaia, attraverso la creazione di centri diurni, residenze e strutture inclusive. È fondamentale che queste strutture non siano puramente assistenziali, ma che siano pensate per garantire autonomia, qualità della vita e partecipazione attiva. Inoltre, è essenziale che gli operatori sociali e sanitari siano adeguatamente formati per rispondere alle nuove esigenze legate all’invecchiamento delle persone con sindrome di Down, garantendo loro il benessere e la dignità in ogni fase della vita”.

“Il nostro messaggio è chiaro: vivere più a lungo è una conquista, ma vivere meglio, con dignità e inclusione, è il diritto che tutte le persone con sindrome di Down e le loro famiglie meritano. Come Associazione Italiana Persone con Sindrome di Down, continueremo a batterci affinché questo diritto venga rispettato ogni giorno, per tutta la vita”, conclude Salbini.

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Patrizia Danesi