La forza del Volontariato AISLA: chi sono le persone che aiutano persone?

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Verso la certificazione delle competenze: l’identikit nato dall’indagine ai volontari

Lo scorso agosto AISLA ha realizzato un’indagine tra i propri volontari per conoscere più da vicino chi ogni giorno dedica tempo, energie e passione all’associazione. L’iniziativa si inserisce nel percorso nazionale per la Certificazione delle competenze del volontario, annunciato questa estate dal Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maria Teresa Bellucci, e rappresenta un passo importante verso il riconoscimento formale del valore sociale e professionale del volontariato.

Un volontario AISLA, infatti, non è un semplice volontario: è una figura formata e sensibile, che spesso svolge mansioni di tipo assistenziale, sa comprendere le difficoltà quotidiane della persona con SLA e, in molti casi, è in grado di eseguire azioni specifiche di assistenza alla persona, al pari di un professionista sanitario. È la forza di un volontariato che nasce dall’esperienza e dalla vicinanza con la malattia e che, con il tempo, mette radici in una Comunità che continua a darsi forza, sostenendosi con coraggio.

Cosa raccontano i numeri: l’identikit del volontario

Dai dati raccolti emerge un volontariato AISLA maturo, stabile e profondamente motivato. Il profilo tipo del volontario è quello di una donna tra i 40 e i 60 anni (51%), con una presenza significativa di over 60 (41%), spesso spinta da un’esperienza personale o familiare con la SLA (70%). La partecipazione attiva nasce dalla volontà di aiutare gli altri (53%) e da un impegno civico consolidato (27%). La maggior parte dei volontari collabora con AISLA da oltre cinque anni (54%), dimostrando una forte continuità e dedizione.

Geograficamente, il volontariato AISLA è maggiormente presente in Lombardia (45%), seguito da Toscana (17,5%) e Liguria (10%). La partecipazione concreta è notevole: il 41% dei volontari offre il proprio tempo più volte a settimana, il 19% settimanalmente, e oltre il 70% partecipa a eventi, raccolte fondi e attività di accoglienza e supporto alle famiglie.

Le aree di impegno più diffuse comprendono eventi e raccolta fondi (72%), accoglienza e supporto alle famiglie (47%), attività di segreteria (35%) e comunicazione e sensibilizzazione sulla SLA (27%). Accanto a queste, molti volontari affiancano direttamente le persone con SLA nella vita quotidiana, offrendo ascolto, presenza e collaborazione in un contesto che richiede empatia, conoscenze pratiche e abilità relazionali.

La formazione rappresenta un elemento centrale: il 73% dei volontari conosce le pubblicazioni AISLA, con il sito come fonte principale di informazione. Il 37% ha partecipato a corsi AISLA, mentre un ulteriore 24% ha seguito percorsi formativi in altre organizzazioni. Le competenze sviluppate includono ascolto attivo (74%), capacità di comunicare e sensibilizzare sulla SLA (70%), lavoro in squadra (59%) e organizzazione di eventi (38%). Non mancano conoscenze sui diritti e le normative (28%) e sull’uso degli strumenti digitali (18%). I documenti più consultati riguardano la Pianificazione Condivisa delle Cure, le cure palliative e la sedazione palliativa.

I temi considerati prioritari per l’attività di volontariato includono la comunicazione con le persone con SLA (70%), norme e diritti (60%) e aspetti etici e scelte terapeutiche (42%). La formazione futura è molto richiesta, con particolare interesse per psicologia del volontario, cure palliative ed etica (46%), relazione con persone con SLA (46%), comunicazione efficace (39%) e raccolta fondi (39%).

Infine, il 57% dei volontari è interessato alla certificazione delle competenze, mentre un ulteriore 30% desidera ricevere ulteriori informazioni. È il segno di una comunità che vuole investire su sé stessa, consapevole che la formazione diventa parte integrante del prendersi cura.

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Elisa Longo