La trasformazione delle farmacie italiane in hub avanzati di servizi sanitari rappresenta uno dei cambiamenti più significativi della nuova stagione di riforme avviata dal Governo. L’approvazione definitiva della Legge “Semplificazioni” il 26 novembre segna infatti un passaggio cruciale: ciò che negli anni scorsi era stato sperimentato – la cosiddetta “farmacia dei servizi” – viene ora incorporato stabilmente nella legislazione ordinaria, ampliato e reso più strutturato. Al tempo stesso, il recente via libera allo schema di disegno di legge-delega per il Testo Unico della farmaceutica, che dovrebbe essere operativo entro la fine del 2026, introduce un intervento organico su distribuzione, accesso, produzione e servizi, rafforzando il ruolo delle farmacie come presidi centrali della sanità di prossimità. Le due riforme dialogano strettamente e, insieme, prefigurano un ridisegno del sistema sanitario territoriale in linea con gli obiettivi del DM 77 e del PNRR.
LA LEGGE “SEMPLIFICAZIONI”
La Legge “Semplificazioni” apre la strada a una nuova generazione di servizi erogabili in farmacia: le farmacie potranno somministrare le vaccinazioni previste dal Piano nazionale, effettuare test diagnostici per infezioni batteriche e per l’epatite C, e svolgere funzioni amministrative come la scelta e la revoca del medico o pediatra di famiglia. In spazi separati potranno inoltre erogare servizi sanitari, comprese attività di telemedicina come teleconsulti e telemonitoraggi. È un salto di qualità che va oltre il semplice allargamento delle funzioni: la farmacia diventa un’articolazione del servizio sanitario territoriale in senso pieno, capace di integrare prevenzione, diagnostica di primo livello, supporto terapeutico e servizi digitali. La legge interviene anche sulla gestione della terapia farmacologica per i pazienti cronici, introducendo la possibilità per il medico di inserire in una ricetta ripetibile dematerializzata le dosi necessarie per coprire un periodo massimo di dodici mesi. Il farmacista, a sua volta, consegnerà ogni volta un numero di confezioni sufficiente a coprire trenta giorni di cura e fornirà le informazioni necessarie per garantirne l’uso corretto. L’obiettivo è facilitare la continuità terapeutica e semplificare i percorsi soprattutto per i pazienti più fragili, riducendo la discontinuità nel passaggio tra ospedale e territorio.
Queste innovazioni saranno operative dopo l’emanazione di due decreti attuativi previsti entro due o tre mesi. La legge specifica inoltre che tutte le nuove prestazioni – vaccinazioni, test diagnostici, telemedicina e screening – saranno a carico dell’utente, in linea con la clausola di invarianza finanziaria che impedisce maggiori oneri per la finanza pubblica. Nel complesso, le novità rispondono a una duplice esigenza: da un lato alleggerire la pressione sulle strutture pubbliche, dall’altro aumentare la disponibilità di servizi sanitari sul territorio avvicinandoli ai cittadini. È un modello di prossimità che valorizza la rete capillare delle farmacie, una ogni 2.938 abitanti contro una media europea di una ogni 3.237, e che trova conferma nella capacità già dimostrata durante la pandemia quando le farmacie hanno svolto un ruolo centrale in attività come tamponi, vaccinazioni e prenotazioni CUP. Secondo le stime più recenti circa 12.000 farmacie sulle 16.000 presenti in Italia sarebbero già pronte a erogare stabilmente i nuovi servizi: un dato che testimonia l’elevato livello di preparazione infrastrutturale e organizzativa del comparto.
Distribuzioni di farmacie per numero di residenti, 2025 – Fonte: Federfarma
RUOLO TERRITORIALE DELLE FARMACIE
La centralità delle farmacie emerge anche dall’indagine civica di Cittadinanzattiva sull’aderenza terapeutica che sottolinea l’urgenza di rafforzare i servizi territoriali dedicati ai pazienti cronici. Solo la metà dei cittadini segue le terapie in modo appropriato e costante, la restante parte si divide tra chi le interrompe saltuariamente e chi lo fa più frequentemente, mentre un 1,5% non mostra alcuna costanza. Il profilo dei pazienti non aderenti è caratterizzato da fragilità sociale, età avanzata, basso livello socio-culturale, solitudine e presenza di più patologie. Le ragioni della scarsa aderenza sono spesso psicologiche: il senso di dipendenza dal farmaco, la bassa percezione del rischio, la mancanza di motivazione. La scarsa aderenza costa al Servizio sanitario nazionale circa due miliardi di euro l’anno. In questo quadro il farmacista di comunità si distingue per la capacità di dedicare tempo al dialogo con i pazienti: solo il 21% dichiara di non averne abbastanza, contro oltre il 45% dei medici di medicina generale, il 53% degli infermieri e il 48% dei farmacisti ospedalieri. È un indicatore prezioso di quanto la farmacia sia già un presidio relazionale oltre che sanitario, potendo intercettare problemi, orientare comportamenti e sostenere i pazienti nella gestione quotidiana della terapia.
TESTO UNICO DELLA FARMACEUTICA
Proprio questa vocazione è al centro del Testo Unico della farmaceutica, che rappresenta il tassello normativo più strutturale del nuovo disegno di sanità territoriale. La delega del Governo punta a una revisione organica dell’intera disciplina della distribuzione dei medicinali e delle funzioni farmaceutiche, con l’obiettivo di migliorare l’accessibilità, garantire un approvvigionamento più stabile, favorire la produzione nazionale di principi attivi ed eccipienti e ridurre la dipendenza dall’estero. L’incentivo alla produzione interna è pensato per contrastare il fenomeno delle carenze, particolarmente critico per i pazienti rari e per coloro che necessitano di terapie continuative per patologie croniche. Il Testo Unico intende inoltre rivedere il modello della “pianta organica” delle farmacie, ritenuto troppo rigido e non più rispondente alle esigenze delle comunità, soprattutto in aree rurali, interne o a bassa densità abitativa. L’obiettivo è permettere una distribuzione più dinamica e aderente ai bisogni reali del territorio.
Ma il cuore della riforma riguarda il rafforzamento strutturale della farmacia dei servizi, chiamata a integrarsi stabilmente nella rete dell’assistenza primaria disegnata dal DM 77. Il decreto ministeriale, fulcro della riforma della sanità territoriale contenuta nel PNRR, individua nei presidi di prossimità – case di comunità, centrali operative territoriali, infermieri di famiglia e comunità, medici di medicina generale – gli snodi fondamentali del nuovo modello. Le farmacie, per la loro presenza capillare e la natura quotidiana del rapporto con i cittadini, rappresentano uno dei presidi più strategici per rendere effettiva la presa in carico territoriale. Il Testo Unico recepisce questa impostazione e punta a renderla pienamente operativa attraverso protocolli condivisi tra farmacie, medici di base, specialisti, servizi domiciliari e strutture territoriali, così da garantire continuità assistenziale, presa in carico integrata e monitoraggio costante dei pazienti cronici.
Un altro aspetto decisivo riguarda la digitalizzazione. Oggi solo un quarto delle farmacie dispone di strumenti informatizzati per monitorare l’aderenza terapeutica e oltre il 76% non ha protocolli digitali strutturati. Il Testo Unico intende superare questo limite promuovendo l’interoperabilità dei sistemi e il pieno utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico, insieme a servizi di telemedicina, teleconsulto e telemonitoraggio da svolgere anche in farmacia. L’obiettivo è far diventare la farmacia il primo punto di accesso ai servizi sanitari digitali, soprattutto per la popolazione meno avvezza agli strumenti tecnologici, e creare una rete di assistenza capace di seguire il paziente anche a distanza. La pandemia ha mostrato quanto la tecnologia possa ampliare l’efficacia della prossimità: la farmacia diventa così un nodo fisico e digitale, punto di raccordo tra cittadino, medico e sistema sanitario.
Il dialogo tra Ddl Semplificazioni e Testo Unico, dunque, non è casuale ma complementare: il primo amplia subito la gamma dei servizi erogabili, il secondo semplifica e costruisce il nuovo quadro normativo entro cui questi servizi saranno pienamente integrati nella programmazione territoriale. Entrambi rispondono a una logica coerente: rafforzare l’assistenza di prossimità per decongestionare ospedali e pronto soccorso, aumentare la tempestività delle cure, ridurre le disuguaglianze tra territori e migliorare l’aderenza terapeutica dei pazienti. Al Forum Risk Management di Arezzo il sottosegretario alla salute Marcello Gemmato ha ricordato che le semplificazioni approvate puntano a un accesso più equo e tempestivo al farmaco e a un maggiore coinvolgimento delle farmacie nella rete territoriale. Federfarma, per parte sua, ha espresso soddisfazione per una riforma che supera norme obsolete e rende strutturale il ruolo della farmacia dei servizi oltre la fase sperimentale.
In definitiva, la stagione normativa appena avviata non si limita ad attribuire alle farmacie nuove competenze, ma riconosce in esse un’infrastruttura essenziale della sanità pubblica, capace di integrare prevenzione, assistenza, digitalizzazione e prossimità. Le farmacie non saranno più soltanto luoghi di dispensazione del farmaco, ma veri presidi sanitari territoriali in grado di contribuire attivamente alla presa in carico dei pazienti, alla continuità delle cure, alla prevenzione e alla sostenibilità complessiva del sistema sanitario nazionale. Una riforma che, seguendo le linee guida del DM 77, ridisegna il perimetro dell’assistenza primaria italiana e assegna alle farmacie un ruolo strategico per la sanità del futuro.