Il volontariato diventa formazione riconosciuta

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di Oliviero Casale, componente del CtS Terzo Settore di Conflavoro PMI

La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale n. 248 del 24 ottobre 2025 del Decreto 31 luglio 2025 segna un passaggio di sistema: le competenze maturate nei percorsi di volontariato entrano stabilmente nel perimetro nazionale del riconoscimento formativo e professionale.

Il provvedimento definisce i criteri per l’individuazione delle competenze esercitate nello svolgimento di attività o percorsi di volontariato e ne abilita la spendibilità nei contesti scolastici e lavorativi, in coerenza con il Sistema nazionale di certificazione delle competenze previsto dal D.Lgs. 13/2013. Ne deriva un rafforzamento della dignità e della riconoscibilità del Terzo settore nel suo complesso.

Il perimetro: volontariato come contesto di apprendimento riconosciuto

Il decreto afferma che il volontariato è contesto di apprendimento non formale orientato a competenze sociali, civiche e trasversali; tali competenze possono essere individuate e, in raccordo con il sistema nazionale, validate e certificate secondo gli standard vigenti.

È previsto un requisito minimo di esperienza: almeno 60 ore nell’arco di 12 mesi per poter avviare l’individuazione (regola confermata anche dal DM 9 luglio 2024 con la soglia minima e la clausola del ≥ 75% della durata prevista). La misura tutela la sostanza dei percorsi ed evita attestazioni di mera forma.

Chi fa cosa: il ruolo degli ETS iscritti al RUNTS e la filiera nazionale

Il decreto attribuisce agli Enti del Terzo settore iscritti al RUNTS il servizio di individuazione e messa in trasparenza delle competenze esercitate nei rispettivi progetti di volontariato, secondo procedure semplificate e già orientate ai risultati di apprendimento. I successivi passaggi di validazione e certificazione rimangono in capo agli enti titolati del Sistema nazionale, secondo regole e standard comuni. È possibile attivare collaborazioni con i Centri Duale Nazionale per lo sviluppo delle competenze professionali (DU-NA) per il supporto operativo, favorendo qualità, omogeneità e interoperabilità dei processi.

Questo impianto si integra con il DM 9 luglio 2024, che ha dato attuazione operativa ai servizi di individuazione, validazione e certificazione (standard di processo; attestazione digitale con firma e conservazione; registrazione nei sistemi informativi) e che comprende espressamente il volontariato tra i percorsi diversi dall’apprendimento formale per i quali si può procedere all’individuazione, alle condizioni previste.

Effetti attesi: più valore per le persone, più credibilità per i percorsi

Con il nuovo quadro:

  • le persone possono documentare e far riconoscere competenze acquisite “sul campo” (teamwork, problem solving in contesti reali, comunicazione, organizzazione, competenze digitali, life skills), rendendole leggibili da scuole, università e datori di lavoro secondo un linguaggio standard (EQF, Atlante del Lavoro, quadri europei);
  • gli ETS rafforzano il proprio ruolo educativo e formativo, strutturando i progetti con obiettivi di apprendimento e risultati attesi, e rilasciando la documentazione prevista dal sistema;
  • l’ecosistema nel suo insieme guadagna trasparenza, comparabilità e spendibilità delle esperienze, nel solco dei principi e degli standard fissati dal D.Lgs. 13/2013 (livelli essenziali di prestazione, standard minimi di processo/attestazione/sistema, valore pubblico degli atti).

Documentazione e tracciabilità: i documenti chiave

Per i percorsi di volontariato, la filiera documentale minima prevista dalla disciplina vigente comprende:

  • un progetto personalizzato/patto (ente–persona) con durata prevista e risultati attesi riferiti agli standard;
  • un documento di trasparenza finale (parte I) che attesta risultati/evidenze e durata effettiva, che deve essere almeno 60 ore/12 mesi e non inferiore al 75% della durata preventivata;
  • rilascio digitale con firma e conservazione/registrazione secondo le regole nazionali.
    Tali requisiti garantiscono qualità e tracciabilità dei percorsi.

Un passo che apre la strada

L’effetto di sistema è duplice. Da un lato, il Terzo settore viene riconosciuto come ambiente qualificato di apprendimento permanente; dall’altro, il volontariato esce dalla dimensione esclusivamente “valoriale” per assumere un profilo professionalmente leggibile. Il risultato è un rafforzamento di dignità per il comparto e una maggiore riconoscibilità delle esperienze nel dialogo con scuola, università e mercato del lavoro.

Il CTS Terzo settore di Conflavoro PMI ritiene questo un passo importante che non deve essere fine a se stesso, ma l’inizio di un percorso più ampio nel riconoscimento del ruolo che il Terzo settore svolge per il bene comune e come elemento di antifragilità del sistema sociale italiano.

Recapiti
Gabriele Tolari