L’annuale Rapporto Censis sui principali fenomeni e processi socio-economici è stato pubblicato nella sua 59esima edizione.
Diviso come sempre in 4 parti, si tracciano le considerazioni generali che dipingono i parametri del Report e il profilo del Paese. Nella seconda parte si descrive in grandi linee l’andamento della società italiana in relazione ai fenomeni e problematiche emerse durante l’ultimo anno trascorso. Nel terzo e ultimo capitolo si passa alla presentazione delle analisi settoriali: dal lavoro alla formazione, dalla rappresentanza alla sanità, dal territorio alle reti, dalla comunicazione e media alla sicurezza e sviluppo.
La stampa: il cartaceo sempre più a fondo
Il mercato delle vendite dei giornali peggiora di anno in anno. Secondo i dati pubblicati dal Censis, nel 2024 i quotidiani cartacei hanno toccato il minimo storico delle vendite. Guardando senza distinzioni tra online e cartaceo, la variazione reale negli ultimi 20 anni è quasi pari a un dimezzamento della spesa per ogni famiglia. Infatti, arriviamo a un -48,3% di spesa nel periodo analizzato tra il 2004 e il 2024. Tra tutte le spese culturali ricavate dai dati Censis, i giornali sono la tipologia di bene che riceve l’esito più negativo. Smartphone e computer aumentano del +723,3% ma migliorano anche beni e servizi culturali. Anche il mercato dei libri non dà segno di positività (-24,6%).
Andando più nello specifico, nel 2024 si è raggiunto il 21,7% di lettori di quotidiani cartacei dalla vendite in edicola, un calo del -45,3% dal 2007. Meglio i settimanali che calano solo del -2,2%, con il 18,8% di lettori. I mensili rimangono stabili con 16,9% di assidui lettori.
Per quanto riguarda l’online, gli utenti dei quotidiani sono il 30,5% della popolazione italiana, che sale al 61% quando si considerano anche i siti web di informazione.
Internet, social e la vita online
9 italiani su 10 utilizzano giornalmente internet, l’89,3% usa prevalentemente lo smartphone e l’86,1% entra giornalmente sui social media.
Nonostante tv e radio rimangano i media audiovisivi più accreditati e seguiti, la vita virtuale degli italiani si amplia anno dopo anno. Infatti è proprio tramite la tv che gli italiani si informano (47,7%) seguito da Facebook (36,4%), motori di ricerca (23,3%), tv all news (18,9%) e siti web d’informazione (17,2%).
Instagram rimane il social più usato con il 78,1% di engagement, seguito da YouTube (77,6%) e TikTok (64,2%). Facebook oramai piattaforma più utilizzata dalle generazioni più grandi (sopra i 35 anni usata dal 66,3%; scende al 55,2% per i più giovani).
Sul tempo speso, si ha una media di 4 ore al giorno. Si superano infatti le 4 ore quotidiane per il 64,5% degli adolescenti, si contano oltre le 7 ore per l’11,3 dei 18-34enni e oltre le 9 ore per 8,5% dei 35-49enni. Nonostante molti più ragazzi sono sugli schermi, il tempo trascorso online aumenta di pari passo con l’età e non solo per lavoro.
Il 20% degli adulti dichiara che metà del tempo di veglia lo trascorre online per svago o per informarsi. Anche se il poi il 77,6% degli italiani ritiene che i media digitali vogliono creare dipendenza e ridurre la capacità di attenzione. Più della metà degli intervistati (65,6%) sente la necessità di disconnettersi, il 63% si sente dipendente dalle tecnologie.
Da qui le domande sul lato negativo del mondo virtuale, i deepfake. Truffe, misinformazione e disinformazione, fake news, contenuti artefatti: il 60,5% dichiara dia verne visto e riconosciuto almeno uno. Tra la marea di informazioni, è diventata prassi anche quella di districarsi tra i possibili e vari contenuti falsi. Un’altra skill richiesta agli utenti ma che non tutti possiedono. Si crede ai deepfake per fiducia nelle fonti (35,6%), per la qualità alta dei contenuti (28%), perché mancano le competenze (27,8%), distrazione (19,6%) o per convinzioni personali (18,4%).
La poca regolazione e moderazione dei contenuti fake, ha portato a un esponenziale aumento della sfiducia dei contenuti e delle informazioni online per quasi il 44,9% degli italiani.
In questo clima di confusione e diffida, l’informazione ne esce affaticata. Nonostante il Censis riporta brutti numeri del cartaceo e l’ascesa sempre florida dei social media, l’editoria si sta barcamenando tra Intelligenza Artificiale, aderenza alle regolamentazioni, attualità di comunicazione e verità informativa.
L’articolo Censis, 59° Rapporto sociale: problemi per edicole e deepfake proviene da Notiziario USPI.