Un’economia che tiene - weekly outlook | 23 12 2025 - Format Research

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A fine 2025 più recenti dati economici mostrano che l’economia italiana tiene e appare meno fragile di quanto si pensasse nel biennio precedente.

Crescita territoriale a più velocità

I Conti economici territoriali 2022-2024 diffusi da ISTAT mostrano come nel 2024 il PIL italiano in volume sia cresciuto dello 0,7% a livello nazionale, con differenze marcate tra aree geografiche:  il Nord-ovest che registra l’incremento più elevato, seguito dal Centro e dal Mezzogiorno, mentre il Nord-est evidenzia una crescita molto più contenuta. Permangono forti divari anche sul fronte del reddito: il PIL pro-capite nel Nord-ovest raggiunge i 46,1 mila euro nominali, invece nel Mezzogiorno resta sotto la soglia dei 25 mila euro.

Inflazione sotto controllo, ma pressioni selettive

Sul fronte dei prezzi al consumo, a novembre 2025 l’inflazione scende all’1,1%, il livello più basso da gennaio, grazie soprattutto al rallentamento dei prezzi energetici e degli alimentari non lavorati (ISTAT). Anche il cosiddetto “carrello della spesa” mostra un raffreddamento (+1,5%).
Diversa la dinamica dei prezzi alla produzione: a novembre i prezzi dell’industria crescono dell’1,0% su base mensile ma diminuiscono dello 0,2% su base annua, mentre nelle costruzioni si osserva un aumento tendenziale del 2,1%, segnale di pressioni ancora presenti lungo la filiera edilizia (ISTAT).

Costruzioni e immobiliare: segnali contrastanti

Rimanendo nell’ambito delle costruzioni, a ottobre 2025 la produzione diminuisce dello 0,1% su base mensile (ISTAT), confermando una fase di stabilizzazione dopo la forte espansione legata agli incentivi degli anni precedenti. Invece, sul versante immobiliare, i prezzi delle abitazioni continuano a crescere: nel terzo trimestre 2025 l’indice IPAB segna un +3,8% su base annua, leggermente in rallentamento ma ancora sostenuto (ISTAT).

Consumi, fiducia, turismo: segnali di tenuta e consolidamento

Gli indicatori di fiducia offrono un quadro moderatamente positivo, “un dato che fa ben sperare”, scrive l’Ufficio Studi di Confcommercio. A dicembre 2025 l’indice di fiducia delle imprese raggiunge un massimo da marzo 2024, trainato in particolare dai servizi di mercato. Migliora anche la fiducia dei consumatori, pur restando deboli le valutazioni sulla situazione economica generale e sulla convenienza a risparmiare (ISTAT).

In questo contesto si inserisce il Natale 2025: secondo l’indagine Confcommercio-Format Research, l’81,5% degli italiani ha fatto regali, una quota in lieve aumento rispetto al 2024, con un budget di spesa sostanzialmente stabile. I prodotti enogastronomici, l’abbigliamento e i trattamenti di bellezza risultano le categorie più scelte.
Inoltre, secondo la Congiuntura Confcommercio, i dati del quarto trimestre 2025 indicano segnali di consolidamento dell’economia italiana, con il turismo che continua a sostenere la crescita e un mercato del lavoro che resta sui massimi storici, sebbene con un lieve rallentamento della dinamica occupazionale.

Industria, servizi ed export: permangono debolezze

Meno bene industria e servizi i cui fatturati tornano a diminuire, secondo ISTAT, su base mensile al netto dei fattori stagionali. Inoltre, il commercio con l’estero resta un punto di particolare attenzione. A ottobre 2025 le esportazioni diminuiscono del 3,0% su base mensile, sia verso i mercati UE sia extra-UE, mentre le importazioni crescono solo marginalmente (ISTAT). Nel trimestre agosto-ottobre l’andamento complessivo è quasi stagnante, segnale di una domanda estera debole e di tensioni commerciali non ancora del tutto riassorbite.

Prospettive: crescita lenta ma stabile

Infine, le proiezioni macroeconomiche di Banca d’Italia indicano una crescita del PIL pari allo 0,6% nel 2025-26, in graduale aumento fino allo 0,9% nel 2028. I consumi e gli investimenti, anche grazie al PNRR, restano i principali motori, mentre l’export rallenta nel breve periodo. L’inflazione è prevista scendere all’1,4% nel 2026 per poi risalire gradualmente fino all’1,9% nel 2028, anche per l’impatto del nuovo sistema ETS2, il nuovo mercato europeo delle emissioni di CO₂.
In questo scenario, la decisione della BCE di mantenere invariati i tassi di interesse conferma un orientamento prudente, coerente con un’inflazione sotto controllo ma con rischi ancora presenti sul fronte geopolitico e delle catene di approvvigionamento.

(Nella foto Roma Piazza San Pietro – finito di scrivere il 22 dicembre)
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