Occasione per un confronto a più voci sull’impatto dell’Intelligenza Artificiale nei processi produttivi, nelle organizzazioni e nelle competenze del capitale umano.
DAL SITO CONFINDUSTRIA (LINK DIRETTO):
Tecnologie sempre più diffuse e processi che evolvono: per restare competitivi serve un capitale umano all’altezza delle nuove sfide
L’intelligenza artificiale sta entrando sempre più nel cuore dei processi produttivi e organizzativi delle imprese italiane. Ma se la tecnologia accelera, la capacità delle aziende di assorbirne pienamente il potenziale procede a velocità inferiore. È il capitale umano, ancora una volta, a rappresentare il vero punto di svolta. È quanto emerge dall’Indagine Confindustria sul lavoro 2025, che fotografa un sistema produttivo in trasformazione, chiamato a confrontarsi con un profondo ripensamento di competenze, modelli organizzativi e strategie HR.
L’adozione dell’IA cresce: un’impresa su due è in trasformazione
Quasi la metà delle aziende è oggi coinvolta in un percorso di innovazione digitale che coinvolge l’integrazione di soluzioni IA nei processi produttivi. L’indagine Confindustria sul lavoro 2025 introduce per la prima volta un approfondimento sull’adozione dell’intelligenza artificiale (IA) nelle imprese associate e rileva che l’11,5% delle imprese utilizza già soluzioni basate su algoritmi avanzati o ne sta testando l’efficacia, mentre un ulteriore 37,6% sta valutando come introdurle. Gli ambiti applicativi più diffusi riguardano analisi dei dati, marketing, ricerca e sviluppo, automazione dei processi e assistenza ai clienti. L’adozione è più avanzata nei servizi e nelle imprese di media e grande dimensione.
l vero limite dell’IA? Le competenze interne
Le principali criticità per l’adozione dell’IA riguardano il capitale umano. La nota del CSC evidenzia che il 37,6% delle imprese indica la carenza di competenze interne come il primo ostacolo alla piena integrazione dell’IA. A questo si aggiungono la complessità tecnica di inserire soluzioni avanzate nei sistemi esistenti e i costi ancora elevati delle tecnologie. Non sorprende, quindi, che meno della metà delle aziende che stanno adottando l’IA o pensano di adottarla (43,7%) abbia già avviato interventi sul versante HR, principalmente attraverso percorsi di formazione interna (72,8%), consulenze specializzate (39,9%) o l’assunzione di profili tecnici dedicati (10,3%).
Uno skill gap che diventa strutturale
Questo quadro si inserisce in un contesto più ampio di mismatch strutturale: tra le imprese con ricerche di personale in corso al momento dell’indagine, quasi il 70% dichiara di riscontrare difficoltà di reperimento. Le problematiche emergono soprattutto per le competenze tecniche (indicate dal 57,1% delle imprese con difficoltà) e per le mansioni manuali (46,3%), con incidenze più elevate nell’industria rispetto ai servizi.
La maggior parte delle imprese che incontrano difficoltà di reclutamento ha messo in campo contromisure (84,1%), puntando in primo luogo sulla formazione del personale interno (56,0%). Sono inoltre molto diffuse le collaborazioni con soggetti esterni (52,9%) e l’ampliamento dei bacini di ricerca (40,2%). Quasi un terzo delle imprese, infine, ha avviato o rafforzato forme di collaborazione con il sistema educativo territoriale (ITS Academy, PCTO, tirocini curriculari, ecc.).
Il cambiamento tocca anche i modelli organizzativi: il lavoro agile, ormai stabilizzato al 32,3%, si afferma come pratica strutturale nelle realtà più organizzate, mentre il welfare aziendale – presente nel 55,3% delle imprese associate – continua a crescere, sempre più orientato al benessere e alla qualità della vita delle persone. La contrattazione aziendale, che coinvolge quasi il 70% dei lavoratori del campione, si conferma uno strumento centrale per governare flessibilità e trasformazioni organizzative, e quindi funzionale anche a cogliere appieno le opportunità dell’innovazione tecnologica.
Verso un’adozione dell’IA responsabile e orientata alla crescita
In questo scenario, il nodo cruciale resta la formazione. “Le aziende italiane sono entrate nel vivo della trasformazione digitale e l’intelligenza artificiale diventerà presto un fattore competitivo decisivo, anche dal punto di vista formativo”, afferma Riccardo Di Stefano, delegato di Confindustria per l’Education e l’Open Innovation. “Per gestire e non subire questa transizione serve un salto di qualità nelle competenze, con un forte investimento in percorsi integrati tra mondo produttivo e sistema educativo. Solo così si potrà garantire un’adozione dell’IA responsabile, capace di generare crescita per il Paese e per l’intero sistema produttivo”.Il futuro dell’IA è il futuro delle persone
L’IA, dunque, non è solo una questione di tecnologie: è, prima di tutto, una questione di persone. E la sfida decisiva per le imprese sarà la capacità di formarle, attrarle e trattenerle, costruendo un ecosistema di competenze adeguato a sostenere l’innovazione.
RIVIVI LA REGISTRAZIONE DELL”EVENTO a QUESTO LINK (sul canale Youtube di Confindustria)
QUI IN ALLEGATO:
– il programma dell’evento, tenutosi a Roma in Confindustria martedì 09 dicembre 2025;
– la nota generale del CSC riferita all’Indagine Lavoro 2025, contenente il focus sulla Intelligenza Artificiale presentato all’evento.