Dopo la mostra di Nazzarena Poli Maramotti, le sale quattrocentesche al piano terra di Palazzo da Mosto (via Mari 7, Reggio Emilia) ospitano, dal 17 gennaio all'8 febbraio 2026, la bi-personale degli artisti reggiani Federico Branchetti e Fabio Iemmi dal titolo Opus in fieri. L'esposizione, organizzata e promossa dalla Fondazione Palazzo Magnani, è curata da Greta Martina.
“Opus in fieri sviluppa una riflessione sulla potenzialità, momento che precede la completa manifestazione del gesto. Fabio Iemmi e Federico Branchetti dimorano questa indeterminatezza, articolandola nella creazione di opere. Principio guida inamovibile è la materia, coordinata tangibile del loro creare”, scrive la curatrice Greta Martina.
Il progetto di Federico Branchetti (Reggio Emilia, 1994), intitolato Liminale, si sviluppa nelle prime due sale del piano terra. In mostra, una selezione di opere inedite, realizzate appositamente per questo progetto: dalla grande scultura in argilla cruda L'Uomo del Fiume II, modellata all'interno degli spazi museali, ai Disegni simultanei, eseguiti durante singoli viaggi in treno e in auto, disegnando senza sosta, per tutto l'arco del tragitto.
Nella poetica di Branchetti il disegno, la plastica, il modellato della figura umana ripresa nelle sue diverse manifestazioni divengono giustificazione per un tentativo di analisi della grammatica stessa della scultura: la gravità, il peso che affonda i volumi, la tensione fra lo spazio occupato e le masse della scultura stessa sono motivi della sua indagine artistica.
Il progetto di Fabio Iemmi (Montecchio Emilia, 1952), intitolato Metacantieri – Vibrazioni sonore della materia, è allestito nelle ultime due sale del piano terra. Una sequenza di opere materiche a parete con inediti e l'installazione Codici, opere tessili realizzate su catene Gobelin e jacquard con titoli in lana, lino, lurex.
La ricerca di Iemmi si relaziona con la dimensione concettuale ed estetica della materia. Le tecniche e i materiali che predilige – madreperla inerti da pietre semipreziose, polveri metalliche, terre naturali, intonaco, carta giapponese, lacche – sono assimilabili agli apparati superficiali dell'architettura, di cui reinterpreta in chiave contemporanea la “pelle”, avvalendosi di prassi consolidate quali la pittura su muro, il graffito, lo strappo. Opere vive, quelle di Fabio Iemmi, soggette a metamorfosi anche dopo la loro realizzazione, grazie alle trasformazioni e alle degenerazioni degli elementi che le compongono.
La materia, sia per Branchetti che per Iemmi, si fa custode di potenzialità in divenire. Centro e oggetto, detta i tempi della realizzazione, ma anche le coordinate dello spazio in cui ci muoviamo e immaginiamo.
Federico Branchetti è nato a Reggio Emilia nel 1994. Ha studiato Scultura dagli artisti Davide Rivalta, Antonio Violetta e Massimo Bartolini presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna. Nel 2023 ha partecipato come finalista alla 62a edizione del Premio Faenza. Articoli sul suo lavoro e sulla sua poetica sono pubblicati su Exibart (222 artisti su cui investire, 2024), Artribune (Gli artisti e la ceramica, a cura di Irene Biolchini) e Parola d'Artista.
Fabio Iemmi è nato a Montecchio Emilia nel 1952. Ha preso parte a progetti di studio e sviluppo culturale in Italia e all'estero, collaborando fra gli altri con il Museo della Storia dello Shaanxi e il Mausoleo Han Yang Ling in Cina. Al suo attivo numerose esposizioni e allestimenti artistici in spazi pubblici e privati. Ha realizzato interventi site-specific per BPER Banca presso le sedi di Palazzo Martinengo Cesaresco a Brescia (2021), nel complesso Diamantino (2023) e BPER Private Banking a Milano (2024). Ha collaborato con diverse aziende tra le quali Poltrona Frau e Max Mara Group. |