“Dopo l’abbuffata di vendite, tutti ci siamo trovati a digiuno”.
Questa è l’immagine che più frequentemente viene evocata dagli esperti del settore ciclistico italiano per spiegare la situazione attuale delle nostre due ruote a pedali.
Un crollo del 23%
In un anno Le biciclette erano state lasciate come protagoniste della ripresa post-Covid, ma ora le ritroviamo fiaccate nell’ultima analisi Ancma: le vendite sono scese del 23% nel 2023, con le biciclette tradizionali che hanno subito la maggiore perdita (-24% a 1,09 milioni), mentre le elettriche, protagoniste dell’ultimo periodo, hanno registrato un rallentamento (-19% a 273 mila unità).
Ma cosa sta succedendo?
È difficile valutare un anno senza tener conto del contesto.
Nel 2020, durante il primo anno della pandemia, in Italia sono state vendute oltre 2 milioni di biciclette (+14% per le tradizionali, boom del 44% per le elettriche).
Dobbiamo tornare indietro agli anni ’90, con l’esplosione della mountain bike, per trovare un successo simile. Le prime tentative di tornare a muoversi in città, evitando i mezzi pubblici per paura di contagio, hanno segnato il passo. La scoperta delle gite all’aria aperta, limitate dalle restrizioni agli spostamenti internazionali, ha avuto il suo impatto.
Ancora di più il bonus da 500 euro del governo Conte per l’acquisto di biciclette e monopattini durante la Fase 2.
Quell’anno in Italia abbiamo prodotto quasi 2,8 milioni di biciclette.
L’anno successivo, nel 2021, le vendite si sono mantenute (-3% a 1,975 milioni) e la produzione è salita ancora sopra i 2,9 milioni.
Questo è avvenuto durante una fase caotica delle catene di approvvigionamento globali.
Erano mesi in cui le componenti dall’Estremo Oriente non arrivavano e gli scaffali restavano vuoti. Quando la situazione si è normalizzata tutti hanno massimizzato la produzione e gli ordini che normalmente si distribuiscono nell’arco di un anno e mezzo sono arrivati in pochi mesi ma quel punto la domanda stava diminuendo.
Piuttosto che di crisi è più corretto parlare di congestione: la pandemia ha contribuito all’esplosione della domanda di biciclette elettriche e per il pendolarismo, settori in cui la sostituzione è meno frequente. Al contrario, i prodotti di fascia media-alta e alta gamma – oltre alle oscillazioni normali – non hanno subito un grande calo.
Così si è creato un eccesso di scorte, che ha portato a una pressione sui prezzi di vendita con forti sconti e un po’ di confusione nella filiera.
Dall’estremità finale della filiera, quella che si rivolge ai consumatori, emergono le difficoltà dopo la corsa all’accumulo che ha lasciato ai rivenditori magazzini da svuotare ed esposizioni finanziarie soprattutto a quelli che lavorano quasi esclusivamente come delar di grandi marchi, che spesso impongono obiettivi di vendita eccessivamente sfidanti.
Di fronte a questo scenario, i negozianti di biciclette cercano strategie efficaci per stimolare le vendite e ridurre le scorte in eccesso.
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