Viva il Cringe: meglio veri che perfetti - SCAI COMUNICAZIONE

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Viva il Cringe: liberiamoci dalla dittatura del trend

Da qualche anno a questa parte, sembra che la cosa più grave che tu possa fare sui social sia essere cringe.

Basta poco:
Un post fuori tempo.
Un’idea che non segue il trend del momento.
Una foto che non sembra studiata a tavolino.

Ed eccoti marchiato: cringe.

Questa parola, nata quasi per scherzo, è diventata un’arma sottile.
Non ci giudichiamo più solo per ciò che facciamo, ma per quanto bene riusciamo a restare nel ritmo frenetico delle mode.

Non essere aggiornati, non essere perfetti, oggi sembra peggio che non esserci.

E cosa c’entrano le uova di Jova?

Pochi giorni fa è scoppiato il “caso” delle uova alla Jova.
Una ricetta semplice, divertente, nata da una storia autentica: quella di Maria Vittoria Griffoni, la Cheffa personale di Jovanotti.

Un contenuto vero, costruito su valori, cura, amore per il cibo.
Risultato? Un successo incredibile: milioni di visualizzazioni, centinaia di reinterpretazioni.

Eppure, appena la moda è esplosa, è partito il solito meccanismo:
chi arrivava “dopo”, chi provava a rifarlo senza essere tra i primi, veniva etichettato come “too late”, o peggio, “cringe”.

Non importa se il contenuto era bello. Conta solo il tempismo.

E così si cancella la spontaneità, si soffoca l’energia creativa, si impone un modello in cui si può solo correre – mai fermarsi, mai respirare.

Anche l’AI è diventata un campo minato

È successo lo stesso con i filtri AI che trasformano le foto in cartoni animati stile Studio Ghibli. Un’idea creativa, immaginifica.

Ma se hai postato la tua immagine cartoonizzata dieci giorni dopo l’esplosione del trend…
Beh, mi spiace per te: sei cringe anche tu.

Come se il diritto di giocare, di provare, di esprimersi avesse una scadenza.

Una sera nella villa anni ’70

Qualche giorno fa siamo stati in una splendida villa fuori città.
Un posto rimasto intatto dagli anni ’70, con vetrate ovali, divani profondi, lampade basse e dorate. Sul palco, un cantante anni ’80 intonava canzoni degli anni ’60.

Sulla carta, completamente fuori moda.
Eppure era uno dei momenti più autentici che avessimo vissuto da tempo.

Nessuno cercava di essere perfetto.
Nessuno si preoccupava di essere aggiornato al trend della settimana.
Nessuna ansia da aggiornamento.

Cantavamo tutti – stonati, fuori tempo, sorridenti.

Eravamo vivi, non curati.
Eravamo liberi, non ottimizzati.

Siamo (anche) un’agenzia di comunicazione, quindi sul cringe…

Come agenzia di comunicazione, noi lavoriamo anche sui social.
Li conosciamo bene e ne rispettiamo le dinamiche.

Ma pensiamo che valga la pena dirlo forte:
La creatività non può essere solo conformismo ben confezionato.

Le cose belle, quelle che restano, nascono dal rischio.
Dal provare quando tutti stanno zitti.
Dal sembrare strani, a volte persino ridicoli.

Se essere cringe significa essere veri, allora viva il cringe.

Mini-manifesto #vivalcringe:

  • Meglio fuori tempo che fuori anima.
  • Meglio veri che perfetti.
  • Meglio rischiare che omologarsi.
  • Meglio un errore sincero che un successo senz’anima.

Viva chi osa stonare.
Viva chi osa sembrare ridicolo.
Viva chi osa essere se stesso.

#vivailcringe

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