Cavallaro (Cisal): Il sostegno alle retribuzioni deve restare la priorità | CISAL

Compatibilidad
Ahorrar(0)
Compartir

Recentemente il governo ha presentato il dfp, documento di finanza pubblica, strumento che ha sostituito il vecchio def e che offre una generale ricognizione e verifica sul programma di politica economica impostato attraverso il psb, il piano strutturale di bilancio 2025-2029.Quest’ultimo è stato introdotto nell’ambito della riforma delle regole europee di bilancio, e definisce i parametri macroeconomici a cui, per tale periodo, dovrà attenersi l’azione del governo, in particolare per l’andamento della spesa netta, con riguardo alle politiche strategiche e agli investimenti. Il dfp è stato reso oggetto di una recente audizione parlamentare riservata alle parti sociali, tra le quali, ovviamente, anche la cisal; l’occasione è stata utile per sviluppare un momento di confronto sui primi effetti del psb anche in previsione della prossima legge di bilancio. Nella circostanza la cisal si è voluta soffermare, tra l’altro, sull’analisi delle misure tese a mitigare l’impatto determinato dall’aumento dei prezzi dei beni al consumo e ad offrire sostegno ai redditi da lavoro dipendente e da pensione, nonché supporto alle famiglie, alla genitorialità e alla condizione femminile, ovvero: taglio del cuneo contributivo e fiscale, revisione dell’irpef e dei bonus sociali. Nel dettaglio la cisal ha evidenziato che, in materia di andamento del pil e di produzione interna, sembra aver certamente prodotto effetti positivi la politica sociale attuata attraverso tre interventi, ovvero: il taglio del cuneo contributivo, convertito poi in taglio del cuneo fiscale, per i redditi fino a 40.000 euro di reddito; l’alleggerimento dell’irfep per i redditi fino a 28.000 euro; la revisione della disciplina sui bonus sociali che sono stati rimodulati tenendo conto del cd coefficiente familiare.Sono interventi che hanno offerto un chiaro sostegno alle famiglie, in un quadro oltretutto ancora connotato da alta inflazione. Si è potuto affermare questo giudizio in base all’analisi di una serie di indicatori specifici. Se infatti da un lato il dfp registra una certa flessione della crescita del pil rispetto a quanto preventivato nel Psb (il dfp fa segnare un incremento dello 0,7% anziché dell’1% come inizialmente preventivato dal PSB), al tempo stesso si rileva che tale differenza al ribasso è frutto soprattutto di un calo degli investimenti e della domanda estera netta. Risulta invece migliorato, rispetto a quanto preventivato, l’indice della domanda per consumi interni delle famiglie (cresciuta dello 0,6%). È un dato rilevante, dal quale si evince che il taglio del cuneo fiscale/contributivo, la diminuzione dall’irpef sui redditi bassi e il sostegno dato dai bonus sociali hanno spinto la domanda interna oltre le previsioni .Su questo elemento è opportuno che tutti gli attori istituzionali(il sindacato e le forze politiche in primis) si soffermino e sviluppino una riflessione, perché è evidente che il sostegno alle retribuzioni impostato e reso strutturale soprattutto con il taglio del cuneo sta dando risultati positivi non solo per i lavoratori che ne beneficiano, ma anche in relazione all’andamento della domanda interna; stesso ragionamento deve essere fatto per l’alleggerimento del carico fiscale sui redditi medio bassi e per la rinnovata politica sui bonus sociali. Quanto sopra deve rafforzarci nel convincimento di proseguire le politiche di sostegno delle retribuzioni e di attenuazione del carico fiscale sui redditi medio bassi; in tale ottica, la cisal, già in previsione della prossima legge di Bilancio, propone un abbassamento del carico fiscale sui redditi sino a 50.000 euro e una defiscalizzazione completa sulle voci del salario accessorio(dalla produttività, alle indennità); ripresenterà, inoltre, la propria proposta di contrattualizzare l’istituto dei fringe benefits. Sempre dall’analisi del dfp si deducono, inoltre, interessanti e positivi indicatori riguardo all’andamento dell’occupazione: sale infatti il tasso di occupazione (+0,7 punti percentuali rispetto al 2023) mentre scende quello di disoccupazione (sceso al 6,5% dal 7,6% del 2023). I dati relativi ai primi mesi del 2025 confermano il trend positivo e risultano addirittura migliori rispetto al quadro previsionale tendenziale contenuto nel psb; permangono, tuttavia, marcati ritardi rispetto ai principali partner europei, dal momento che scontiamo ancora un differenziale dell’8,8% rispetto alla media europea (67,1% contro una media Ue di 75,9%) sia in termini di grado di partecipazione al lavoro che di recupero del divario di genere.Fra i fattori che incidono, tutt’ora negativamente, sulla crescita dell’occupazione e sulla produttività vi è il disallineamento fra domanda e offerta di lavoro, sia sotto il profilo del labour shortage(insufficienza di candidati) che dello skill gap (assenza di candidati con competenze adeguate), fenomeni che negli ultimi anni risultano in forte crescita. I livelli occupazionali in Italia continuano a essere più bassi nel meridione, nonostante vi sia stata una parziale riduzione dello storico differenziale che penalizza il sud rispetto al centro e al nord. Sul fronte occupazionale la cisal, pertanto, pur confermando il proprio apprezzamento la proroga fino al 2027 della maggiorazione del 20% della deduzione del costo del lavoro dall’imposta pagata dalle imprese relativamente alle nuove assunzioni a tempo indeterminato ritiene che si debba fare di più per il sostegno all’occupazione.Al di là dei dati sopra riportati, va comunque sottolineato come resti aperta in Italia una questione salariale. Secondo il rpporto mondiale sui salari 2024-2025, pubblicato lo scorso mese di marzo dall’Oil, dal 2008 al 2024 l’indice medio dei salari reali italiani subisce una diminuzione dell’8,7%, mentre in Francia si constata un aumento del 5% e in Germania addirittura del 15%. Anche Spagna e Regno Unito accusano perdite in termini assoluti di potere d’acquisto dei salari, rispettivamente del 4,5% e del 2,5%.Per queste ragioni, anche in considerazione dei rischi afferenti alle ricadute sul lavoro di una crisi commerciale globale che potrebbe prodursi se non sarà disinnescata la mina vagante dei minacciati dazi Usa con peggioramento della produzione industriale, la cisal intende ribadire la propria proposta per un nuovo patto per il lavoro: un accordo fra il governo e tutte le parti sociali che individui strategie e strumenti per fronteggiare la situazione che stiamo vivendo e favorire lo sviluppo complessivo del sistema, con particolare riferimento all’occupazione e alla qualità del lavoro e delle retribuzioni.Serve, in particolare, un sistema che, in modo dinamico, premi le imprese che producono occupazione stabile e che sviluppino un sistema di relazioni sindacali avanzato, fondato sul secondo livello di contrattazione.

Detalles de contacto
ufficiostampa