Carbon stock, servizio fornito dall’agricoltura | Rizzoli Education

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Gli studi di impatto ambientale delle filiere zootecniche sono solitamente concentrati sulle emissioni di gas ad effetto serra e l’opinione pubblica è subissata da inviti a ridurre il consumo di prodotti animali, carni in particolare, per salvare il mondo dal cambiamento climatico.

L’ISPRA ha però stimato che in Italia nel 2017 le emissioni da parte del sistema zootecnico sono state pari al 5% dei 428 milioni di tonnellate riversate nell’atmosfera dal nostro Paese. Questi dati, tuttavia, non considerano l’enorme potenzialità di sequestro del carbonio delle colture, dei pascoli in particolare, e dei sistemi silvo-pastorali che in Italia sono molto diffusi.

Circa il 50% degli oltre 10 milioni di ha di superfici boscate italiane è sottoposta a pascolamento. Il sequestro di CO2 avviene sia ad opera dei vegetali che lo accumulano nella biomassa, sia nel suolo che lo conserva sotto forma di sostanza organica. Una stima globale ed esaustiva di quanto carbonio è emesso dalle filiere zootecniche e di quanto ne è sequestrato dai sistemi che ospitano una parte rilevante di questo settore, può portare ad un bilancio complessivo.

Compensare le proprie emissioni con i crediti di carbonio serve per sostenere la riduzione delle emissioni di gas serra e contribuire attivamente al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, fissati dalla maggior parte dei Paesi dell’ONU. 

Cos’è un credito di carbonio?

È una vera e propria entità di carattere finanziario che rappresenta la rimozione di una tonnellata di anidride carbonica equivalente dall’atmosfera. Indica il carbonio la cui produzione è stata evitata, ridotta o sequestrata attraverso un progetto. Il requisito fondamentale per ottenere credito di carbonio è generare una riduzione delle emissioni di CO2 in ambiente tramite azioni concrete. 

È opportuno quindi quantificare tutti i servizi ecosistemici che l’attività agricola fornisce, ovvero lo stock di carbonio nel terreno. Il suolo costituisce una delle più grandi riserve di carbonio, accumulando circa il doppio del carbonio presente nell’atmosfera e tre volte quello trattenuto dalla vegetazione. Aver cura di preservare gli stock di carbonio esistenti nei suoli è dunque la prima e più efficace opzione da considerare allo scopo di mitigare gli effetti del cambiamento climatico. 

Al contrario, una cattiva gestione dei suoli può avere conseguenze disastrose: secondo le stime della Commissione Europea una perdita minima pari allo 0,1% di carbonio dai suoli europei verso l’atmosfera equivarrebbe alle emissioni di carbonio prodotte da 100 milioni di auto in più sulle strade. 

Le tecniche di Agricoltura Conservativa (minima lavorazione, strip tillage e semina su sodo), che permettono di sequestrare nel terreno quantitativi di anidride carbonica superiore rispetto a tecniche tradizionali, forniscono sia i vantaggi di aumento della fertilità, sia di vantaggio ecologico. Ad esempio, in cinque anni di agricoltura conservativa è possibile sequestrare circa 12.220 kg di CO2 / ha. 

Inoltre, l’adozione di tecniche più conservative nella gestione del suolo consente di ridurre il consumo di carburanti. Secondo valutazioni correnti, la lavorazione dei terreni convenzionale tramite aratura comporta infatti un consumo di gasolio di 80 l/ha pari a 300 kg/ha di CO2 emessa, mentre le tecniche di riduzione delle intensità delle lavorazioni possono richiedere anche 10 l/ha di gasolio, riducendo le emissioni a 90 kg/ha di CO2.

L’impiego del COOL FARM TOOL

Il sistema del Cool Farm Tool (CFT – https://coolfarm.org/), messo a punto da istituti di ricerca internazionali, ha l’obiettivo di quantificare le emissioni di gas serra e il carbonio sequestrato nel suolo. Questo strumento, attraverso la registrazione gratuita (Figura 1), permette di caricare i dati aziendali, le tecniche impiegate e le variazioni che avvengono nel tempo per quantificare, in modo abbastanza preciso, la riduzione delle emissioni a seguito delle introduzioni di buone pratiche. 

Figura 1. Emergenza di giovani piante di frumento coltivato con tecniche di Agricoltura Conservativa.

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Andrea Padovan