Comunicato stampa - Indagine CNG: Sette giovani italiani su dieci sentono il bisogno di rivolgersi a uno psicologo, ma solo tre riescono ad avere accesso. In difficoltà soprattutto le ragazze. - Consiglio Nazionale Giovani

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Maria Cristina Pisani: “L’ottimismo verso il futuro è un segnale importante, ma occorrono politiche strutturali per garantire opportunità accessibili e eque”.

Roma, 9 ottobre 2025 – Il 70,4% dei giovani italiani ha sentito, negli ultimi cinque anni, il bisogno di rivolgersi a uno psicologo, ma solo il 32,2% è riuscito ad avere accesso a un professionista della salute mentale ricevendo l’aiuto necessario, mentre il 10,4%, pur avendo cercato supporto, non ha percepito benefici significativi. Un altro 27,8% di giovani, pur avvertendo un disagio, non ha intrapreso alcun percorso, rischiando così di cronicizzare o aggravare la propria condizione di malessere.

È quanto emerge dall’Indice di Well-Fare 2025, l’indagine promossa dal Consiglio Nazionale dei Giovani con il contributo scientifico dell’Istituto EURES, che fotografa lo stato di salute e benessere delle nuove generazioni. L’indice generale si attesta a 68,5 punti su 100 – in lieve miglioramento rispetto al 2024 (67,9) – ma persistono differenze profonde e criticità significative. Un dato che trova riscontro anche nell’attualità: a pochi giorni dall’apertura delle domande per il Bonus Psicologo 2025, l’INPS ha già registrato un boom di richieste, segnale di un bisogno diffuso e urgente di supporto psicologico tra le nuove generazioni.

“Questi dati confermano, pur all’interno di un quadro di generale miglioramento, che la salute mentale è una priorità. Sette giovani su dieci dichiarano di aver sentito il bisogno di un supporto psicologico, ma meno di un terzo ha effettivamente ricevuto l’aiuto necessario. Il divario persistente tra bisogno e accesso dimostra che le barriere sono ancora troppe e strutturali (costi, offerta pubblica, burocrazia). Occorrono politiche strutturali per garantire servizi territoriali capillari, sportelli psicologici permanenti, percorsi gratuiti di sostegno. Inoltre, la correlazione tra stabilità lavorativa e benessere è inequivocabile e per questo servono anche misure che rendano la stabilità occupazionale una prospettiva concreta. Allo stesso modo, la percezione del benessere spaziale è l’espressione di un bisogno di avere maggiori e migliori spazi di socialità e di aggregazione culturale. E in tutto ciò, il divario di genere resta un nodo profondo. Le giovani donne riportano un livello di benessere inferiore rispetto ai coetanei maschi. Tale divario sembra riflettere la permanenza di disparità di tipo strutturale e culturale”, sottolinea Maria Cristina Pisani, Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani. “L’ottimismo verso il futuro è però cresciuto molto nell’ultimo anno, insieme a un aumento della partecipazione alla vita sociale, un segnale importante ma anche un’attribuzione di responsabilità alle nostre istituzioni”.

L’indice sintetico di well-fare: benessere giovanile in crescita, ma il gap di genere resiste

L’indagine 2025, inserita nel percorso longitudinale avviato nel 2024, conferma la solidità metodologica e consente un confronto diretto dei dati, evidenziando un miglioramento generalizzato degli indicatori di benessere. L’Indice sintetico di well-fare giovanile si attesta a 68,5 punti (su base 100,0) in crescita rispetto ai 63,9 del 2024, collocandosi nell’area della “prevalente soddisfazione”.

In particolare, il benessere relazionale raggiunge 70,5 punti (69,3 nel 2024), seguito dal benessere individuale (69,6 in crescita rispetto a 65,6 del 2024), sociale (67,9 contro 63,7) e spaziale (65,8 contro 56,9). Permane tuttavia il divario di genere, registrando le giovani donne un indice di well-fare (66,6) di circa quattro punti inferiore rispetto ai coetanei maschi (70,5). Dal punto di vista anagrafico, i valori più elevati si osservano nella fascia 15-19 anni (71,2), scendendo di 3-4 punti all’avanzare dell’età. Sostanzialmente omogeneo risulta infine l’indice a livello territoriale (68,4 al Nord, 67,6 al Centro e 69,1 al Sud).

 Benessere individuale: soddisfazione sulla salute ma emozioni difficili da gestire

L’indice sintetico di benessere individuale dei giovani si attesta a 69,6 su 100, delineando un quadro complessivamente positivo. Tra le diverse dimensioni che compongono l’indice, lo stato di salute fisica emerge come area di maggiore soddisfazione (73,4), seguito dalla percezione generale di salute e benessere (71,5) e dall’autovalutazione di carattere e personalità (70,3). Più contenuti risultano i punteggi relativi all’energia e motivazione (68,4) e, soprattutto, alla capacità di gestione delle emozioni (64,5), che risulta la principale area di vulnerabilità. Il divario di genere (il punteggio del benessere individuale tra le giovani è pari a 67,6/100, con uno scarto negativo di 4,2 punti rispetto al 71,8 dei coetanei), registra la differenza più marcata nella gestione delle emozioni (61,4 contro 67,7), mentre sul piano anagrafico, i 15-19enni esprimono i livelli più alti di soddisfazione (72,2) e i 20-25enni quelli più bassi (67,6). Rilevante, inoltre, il legame tra benessere individuale e condizione occupazionale: i giovani con lavoro stabile raggiungono un indice medio di 73,5, nettamente superiore a quello di chi ha un impiego precario (70,4) e soprattutto a chi non studia né lavora (64,4). In forma più sintetica, a considerare “ottimo” il proprio livello generale di salute e benessere è il 21,6% degli intervistati; il 49,4% lo definisce “buono”; poco meno di un quarto del campione esprime un giudizio “discreto”, mentre le valutazioni negative si mantengono su livelli contenuti, interessando complessivamente il 5,3% dei giovani.

Benessere relazionale dei giovani: amicizie e comunità i cardini della soddisfazione

L’indice sintetico di benessere relazionale è quello che raccoglie il livello di soddisfazione più elevato tra le dimensioni analizzate, raggiungendo 70,5 punti, in crescita rispetto ai 69,3 del 2024 e collocandosi vicino alla soglia della piena soddisfazione (>75/100). Le relazioni amicali e sociali rappresentano i principali fattori di soddisfazione, raccogliendo il supporto ricevuto dagli amici un punteggio pari a 75,2/100, superando di poco la qualità complessiva delle relazioni sociali (punteggio: 74,4). Inferiore la soddisfazione per il sentimento di integrazione sociale (68,9), così come per le relazioni familiari.

Benessere spaziale: qualità dell’ambiente, spazi e servizi fondamentali per i giovani

In forte crescita anche la soddisfazione sulla qualità dell’ambiente di vita, che si attesta a 65,8 su 100, segnando un aumento di 8,9 punti rispetto al 2024. Tra i fattori considerati dirimenti nella costruzione del benessere spaziale la disponibilità di spazi abitativi confortevoli, sia interni che esterni, ottiene il punteggio più elevato (86,1), seguita dalla percezione di sicurezza nel proprio quartiere (85,4) e dall’accessibilità ed efficienza dei servizi pubblici, come trasporti, sanità e istruzione (84,6). Il possesso della casa di residenza risulta meno determinante, con un punteggio medio di 75,6.

 Benessere sociale: cresce fiducia e soddisfazione

Pienamente soddisfacente nel 2025 anche l’indice di benessere sociale, che raggiunge 67,9 punti su 100, in crescita rispetto al 63,7 del 2024. Tuttavia, le componenti interne mostrano differenze rilevanti: l’aumento più marcato si registra nella dimensione della partecipazione attiva, che passa da un punteggio insufficiente nel 2024 (52,8) a un valore che si colloca nella fascia della sufficienza nel 2025 (60,0). Anche gli altri due indicatori che compongono l’indice mostrano una dinamica positiva: la valutazione delle condizioni sociali di partenza e la capacità di valorizzare le opportunità ricevute registrano entrambe un incremento di 2,7 punti rispetto al 2024, evidenziando un rafforzamento della fiducia individuale e collettiva nelle proprie risorse e nella possibilità di mobilitare capitale sociale e culturale in funzione progettuale.

Condizionamenti sociali e generazionali: i modelli condivisi come riferimento prevalente per due giovani su tre

Il 75,9% degli intervistati riconosce come i modelli sociali e culturali condivisi costituiscano un riferimento significativo nei propri processi decisionali: il 22,1% li ritiene “molto importanti” e il 53,8% “abbastanza importanti”, contro un minoritario 24,1% che attribuisce scarsa o nulla rilevanza a tali modelli (era il 34,6% nel 2024). All’aumentare dell’età, la percezione di un condizionamento esterno tende a ridursi progressivamente, pur confermandosi ampiamente prevalente: si attesta infatti al 77,2% tra i 20–24enni, al 76,2% tra i 25–29enni e raggiunge il valore più basso (65,8%) nella fascia 30–35 anni.

L’atteggiamento verso il futuro

Il futuro visto dai giovani: aumentano fiducia e ottimismo, soprattutto tra i maschi e i giovanissimi (15-19 anni) – Il 58,4% degli intervistati si dichiara fiducioso rispetto al proprio futuro: il 43,7% esprime un “moderato ottimismo”, mentre il 14,7% si definisce “totalmente ottimista”, contro il 26,9% “neutrale” e un minoritario 14,7% sfiduciato (il 13% è “prevalentemente pessimista” e solo l’1,7% “totalmente pessimista”). L’analisi comparata con il 2024 evidenzia un netto miglioramento: la quota degli ottimisti cresce infatti di 15 punti, mentre i pessimisti calano di oltre 8 punti (dal 23,1% al 14,7%). Più fiduciosi i giovani uomini (64,6% contro il 52,6% delle donne). Coerentemente, anche le aspettative a medio termine dei giovani risultano ottimistiche: il 70,9% del campione si dice infatti convinto che la propria condizione migliorerà nei prossimi cinque anni (era pari al 69,5% nel 2024) contro un marginale 6,9% che ne prefigura il peggioramento (8,8% nel 2024) e il 22,2% che non prevede cambiamenti significativi. Anche in questo caso sono i giovani uomini a confermarsi più fiduciosi 73,8% contro il 68,1% delle giovani donne.

“I risultati dell’indagine ci ricordano che la vera emergenza è lavorare sulla consapevolezza emotiva. Dietro ogni gesto estremo c’è spesso una mancanza di consapevolezza emotiva e la paura di chiedere aiuto”, commenta Francesco Marchionni, Consigliere Vicario con delega a Salute, Benessere e Servizio Civile. “Dobbiamo rompere il silenzio sul disagio, portare l’educazione emotiva nelle scuole e nei luoghi di comunità e costruire reti di ascolto che impediscano l’isolamento. La prevenzione del suicidio non è una questione di nicchia: è una responsabilità collettiva, che riguarda la salute pubblica, la formazione e le politiche sociali. Nessun giovane deve sentirsi solo di fronte al proprio dolore”.

Per ulteriori approfondimenti, puoi trovare  la ricerca completa al seguente link.

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