Futuro sostenibile: la valutazione d’impatto generazionale per nuove politiche pubbliche
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La recente introduzione della Valutazione d’impatto generazionale (Vig) rappresenta un passo avanti fondamentale per pensare a politiche pubbliche che tengano davvero conto degli effetti sulle future generazioni. Nelle nuove leggi si dovrà valutare obbligatoriamente la sostenibilità sociale, ambientale e intergenerazionale dei provvedimenti. Resta ora la sfida di tradurre questo strumento in pratiche efficaci: una sfida che è anche culturale e deve coinvolgere non solo la politica, ma tutti gli attori, dalla pubblica amministrazione alla società civile
7 Novembre 2025
S
Michela Stentella
Direttrice testata www.forumpa.it
Foto di Jon Sailer su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/una-foto-in-bianco-e-nero-di-una-bambina-che-cammina-con-i-suoi-genitori-cjYvXASq9TY
Guardare oltre il presente, non limitarsi a rispondere alle esigenze contingenti, ma immaginare gli effetti che le politiche pubbliche e le scelte di oggi avranno sul futuro. È un tema a cui stiamo lavorando molto in vista del prossimo FORUM PA (9-11 giugno 2026), come sa chi ci segue: lo abbiamo scelto come claim e filo rosso della manifestazione e abbiamo avviato un percorso sulla governance anticipatoria con il nostro FPA Radar. Per questo la notizia di pochi giorni fa – l’approvazione in via definitiva alla Camera, nella seduta del 29 ottobre, della norma che introduce la Valutazione d’impatto generazionale (Vig) delle leggi – ci sembra un segnale davvero molto importante. La Vig è introdotta all’articolo 4 della legge sulla semplificazione e il miglioramento del sistema normativo[1] ed è previsto che venga svolta nell’ambito della già esistente Air (Analisi di impatto della regolamentazione)[2], mentre l’articolo 6 prevede che l’Air ricomprenda, tra i profili di indagine e valutazione, anche l’impatto di genere delle nuove norme.
Per ogni nuova legge (eccetto i decreti-legge) si dovrà quindi effettuare un’analisi preventiva dell’impatto ambientale e sociale che i provvedimenti potrebbero avere sulle generazioni future. Non sarà più sufficiente valutare la sostenibilità finanziaria, ma si dovrà guardare alla sostenibilità in un’ottica sistemica, mettendo al centro il tema della giustizia intergenerazionale (che è alla base del concetto di sviluppo sostenibile) e guardando agli effetti di medio-lungo periodo, per evitare che le scelte di oggi producano disuguaglianze domani. Per ogni nuova legge ci si dovrà chiedere se e quanto questa migliorerà o, al contrario, impatterà negativamente sulle prospettive lavorative, educative, in generale di vita dei giovani e delle future generazioni. In questo modo si eviterà anche di avere leggi potenzialmente incostituzionali, dato che con la riforma costituzionale del 2022 l’articolo 9 è stato modificato inserendo l’impegno esplicito a tutelare “l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”.
Principi fondamentali, in un momento in cui i giovani affrontano grandi sfide economiche, sociali e demografiche e in cui il tema della sostenibilità e la visione di lungo periodo sono ancora lontane dal guidare le politiche. Il recente Rapporto ASviS 2025 di dice che tra il 2010 e il 2024 il nostro Paese è migliorato solo su tre dei 17 obiettivi dell’Agenda ONU 2030 (istruzione, parità di genere, clima) e arretrato su sei, tra cui il Goal10 (Ridurre le disuguaglianze). Proprio ASviS, l’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile, è stata grande promotrice fin dal 2016 dell’introduzione della Vig, come anche della riforma costituzionale del 2022.
Ma nel contesto europeo e internazionale sono tante le azioni e i documenti che tornano su questi aspetti, basti ricordare il Patto sul Futuro ONU sottoscritto dall’Italia nel 2024, o l’elaborazione da parte della Commissione europea della prima Strategia di giustizia intergenerazionale attesa per il 2026. Mentre, già nel 2022, l’UE aveva chiesto ai Paesi membri di adottare il cosiddetto “Youth Check”, misure per includere i giovani nel processo decisionale e valutare l’impatto delle politiche sulle nuove generazioni[3]. In Italia nel 2021 era stato istituito il Comitato per la Valutazione dell’Impatto Generazionale delle Politiche Pubbliche (COVIGE) che ha elaborato le Linee guida per la valutazione dell’impatto delle politiche generazionali, poi adottate con decreto ministeriale e implementate da alcuni enti territoriali (Parma è stata la prima città in Europa, nel gennaio 2024, ad adottare formalmente uno strumento di valutazione dell’impatto delle politiche sulle future generazioni). Senza dimenticare naturalmente il PNRR e le sue Priorità trasversali: superamento del divario di genere, del divario generazionale e di quello territoriale.
Ora con l’istituzione della Vig l’Italia fa un ulteriore passo avanti. Ma, come sempre, si tratta di un percorso in divenire e con diversi temi aperti. Prima di tutto entro sei mesi il Governo dovrà emanare i decreti attuativi per definire in dettaglio come verrà implementata la norma, i criteri generali e le modalità per effettuare la valutazione. Dovrà inoltre essere istituito presso la Presidenza del Consiglio un Osservatorio per l’impatto generazionale delle leggi, che avrà “funzioni di monitoraggio, analisi, studio e proposta dei possibili strumenti” per assicurare l’equità intergenerazionale.
La sfida decisiva, come sempre, starà nel tradurre una norma in effetti concreti, nel far sì che la Vig diventi davvero uno strumento a supporto della programmazione e di indirizzo politico e non un semplice adempimento burocratico. Il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini, ha messo in guardia contro il rischio del “gattopardismo” (cambiare tutto perché nulla cambi), sottolineando che bisogna coinvolgere di più la società nell’attività legislativa e che l’ASviS sta già lavorando con esperti e istituzioni per individuare una metodologia “robusta e affidabile”, in sintonia con altre esperienze europee. Si tratta, insomma, di una sfida culturale che vede tra i protagonisti non solo la politica, ma anche la pubblica amministrazione e la società civile. Il tema del futuro e della giustizia tra generazioni ci riguarda tutti e richiede una presa di coscienza collettiva, una cittadinanza più consapevole e una politica lungimirante.
Infine, con la Vig parliamo di analisi preventiva, ma non si deve dimenticare anche l’importanza di monitorare e valutare ex-post gli effetti reali delle scelte politiche, per verificare la pertinenza e la correttezza dei metodi adottati.
[1] A.C. 2393-A “Misure per la semplificazione normativa e il miglioramento della qualità della normazione e deleghe al Governo per la semplificazione, il riordino e il riassetto in determinate materie”
[2] L’Analisi di Impatto della Regolamentazione (AIR) è disciplinata dall’Articolo 14 della legge 246 del 2005 e consiste nella “valutazione preventiva degli effetti di ipotesi di intervento normativo ricadenti sulle attività dei cittadini e delle imprese e sull’organizzazione e sul funzionamento delle pubbliche amministrazioni, mediante comparazione di opzioni alternative”.
[3] Interessante il commento di Luciano Monti, docente di politiche dell’Unione europea alla Luiss Guido Carli di Roma e coordinatore dell’Osservatorio politiche giovanili della Fondazione Ries, su Osservatore Romano https://www.osservatoreromano.va/it/news/2025-06/quo-129/progettare-insieme-le-politiche-che-aiutano-i-giovani.html