Da Key4biz (30/05/2024): Giovani: Save the Children, la povertà penalizza le aspirazioni degli adolescenti - ISICULT

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In Italia più di 100.000 ragazze e ragazzi tra i 15 e i 16 anni vivono in condizioni di grave deprivazione materiale. Allarmante fotografia della ricerca “Domani (im)possibili. Indagine nazionale su povertà minorile e aspirazioni”. I minorenni in povertà assoluta sono 1,3 milioni: 1 bambino su 7 (dati Istat).

In varie occasioni, sulle colonne della rubrica dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult “ilprincipenudo” per il quotidiano online “Key4biz”, abbiamo segnalato ed apprezzato l’attività che il “chapter” italiano di Save The Children svolge a favore delle categorie più deboli della società, con particolare attenzioni alle bambine e bambini, ragazze e ragazzi, sia dal punto di vista concreto e materiale, attraverso la rete dei “Punti Luce”, sia a livello di sensibilizzazione politica e comunicazionale, attraverso la continua produzione di ricerche, rapporti e dossier (si veda, da ultimo, “Key4biz” del 15 novembre 2023, “Rapporto Save The Children, dati sconvolgenti sul disagio ‘digitale’ dei giovani”, in occasione della presentazione del suo 14° Rapporto annuale, ovvero il prezioso “Atlante dell’infanzia a rischio in Italia”)… Ed è di questa mattina la presentazione dell’ultima creatura, ovvero “Domani (im)possibili. Indagine nazionale su povertà minorile e aspirazioni”.

La ricerca, diffusa in occasione dell’apertura di “Impossibile 2024. Costruire il futuro di bambine, bambini e adolescenti. Ora”, la biennale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza di Save the Children, tenutasi a Roma all’Acquario Romano, rileva un drammatico divario nelle aspettative per il futuro tra i ragazzi in condizioni di povertà rispetto ai loro coetanei più abbienti…

Emerge come indispensabile un piano strategico di lungo periodo e la necessità di investimenti certi per contrastare la povertà minorile e restituire fiducia e aspirazioni ai giovani.

Si ricordi che, secondo l’Istat, nel 2023 erano 1,3 milioni i minorenni in povertà assoluta in Italia, ovvero 1 bambino su 7. È il valore più alto della serie storica dal 2014… L’Istituto Nazionale di Statistica sosteneva che questa quantità impressionante di bambine e bambini, ragazze e ragazzi cresce “senza il necessario per una vita dignitosa”.

In questo Paese, più si è piccoli, più si è poveri. L’incidenza della povertà assoluta tra i minorenni è più che doppia rispetto agli “over 65”. Maggiormente colpiti i bambini e le bambine fino ai 3 anni. Lo specchio di una tragica ingiustizia generazionale.

La povertà relativa si attesta al 22,2 % tra i minorenni, secondo gli ultimi dati disponibili, che mostrano inoltre una profonda disuguaglianza territoriale.

In questo quadro complessivo, tracciato dall’Istat, si inserisce la rilevazione condotta da Save the Children (con il coordinamento di Michela Lonardi) tra le ragazze e i ragazzi di 15 e 16 anni, che rivela che quasi un adolescente di 15-16 anni su dieci (9,4 %), pari a circa 108mila adolescenti nella fascia di età, si trova in condizioni di grave deprivazione economica.

La ricerca ha coinvolto quasi 1.500 ragazze e ragazzi (1.496 per la precisione) tra i 15 ed i 16 anni, rappresentativi della popolazione della fascia di età (a livello scolastico, si tratta delle classi 2ª e 3ª della scuola secondaria di II grado), 40 scuole, docenti ed educatori, 31 associazioni del Terzo Settore, servizi sociali e servizi della giustizia minorile, 4 gruppi di giovani che hanno condotto una ricerca tra pari in profondità in altrettante periferie educative. Si tratta di un’imponente ricerca sul campo – quantitativa e qualitativa – per vedere cosa significa per i minorenni vivere in condizioni di povertà e verificare se, e come, la povertà sperimentata possa intaccare le loro aspirazioni.

La consapevolezza di un percorso in salita

Si legge nella “Prefazione” alla ricerca, firmata da Raffaela Milano (Direttrice Ricerca e Formazione Save the Children Italia): “un tratto che emerge dalla ricerca è la maturità degli adolescenti nell’esprimere i loro giudizi. Sono molto consapevoli del percorso in salita che dovrà compiere chi vive in difficoltà economica rispetto ai coetanei. Denunciano severamente il degrado ambientale e la mancanza di opportunità educative, culturali, sportive che affligge molti di loro”.

Il 17,9 % afferma che i genitori hanno difficoltà nel sostenere le spese per cibo, vestiti e bollette e l’11,6 % ammette di non poter comprare un paio di scarpe nuove anche se ne ha bisogno.

Quasi 1 su 4 (23,9 %) inizia l’anno scolastico senza avere tutti i libri e il materiale necessario e il 24 % ha difficoltà a partecipare alle gite scolastiche per motivi economici.

Il 37,7 % degli adolescenti vede i propri genitori spesso o sempre preoccupati per le spese e il 9 % racconta che chiedono aiuto ad amici e familiari o prestiti.

Il 43,7 % dei 15-16enni intervistati aiuta la famiglia ad affrontare le spese, cercando di risparmiare e di non chiedere soldi per spese non indispensabili; tra questi, il 18,6 % svolge qualche attività lavorativa (1 su 2 ha meno di 16 anni).

La condizione di povertà economica grava pesantemente sulle aspettative di vita degli adolescenti: 1 ragazzo su 4 prevede che non finirà la scuola

Se le «aspirazioni» per il futuro risultano essere piuttosto uniformi tra tutti i ragazzi e le ragazze, le «aspettative» (cioè gli obiettivi che si ritiene verosimilmente di poter raggiungere) divergono e il quadro cambia drasticamente.

Più di 1 ragazzo su 4 in condizioni di grave deprivazione materiale afferma che non finirà la scuola e andrà a lavorare, a fronte dell’8,9 % dei coetanei. Il 67,4 % teme che, se anche lavorerà, non riuscirà ad avere abbastanza risorse economiche, contro il 25,9 % degli adolescenti che non vivono condizioni di deprivazione.   

Ha sostenuto Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children: “a causa di una grave ingiustizia generazionale, in Italia sono proprio i giovani i più colpiti dalla povertà. Ascoltando la voce dei ragazzi e delle ragazze, abbiamo rilevato che questa condizione incide non solo sul loro presente, ma chiude le loro aspettative per il futuro… È inaccettabile vedere adolescenti in condizioni di grave deprivazione economica, già consapevoli di fronte agli ostacoli da superare per trasformare le loro aspirazioni in un concreto progetto di vita. Ragazze e ragazzi che pensano di dover lasciare la scuola per andare a lavorare, temono di non potersi permettere l’università e di non ottenere domani un lavoro dignitoso. È un allarme che non deve rimanere inascoltato. Per affrontare queste gravi disuguaglianze è indispensabile un intervento strategico di contrasto alla povertà minorile, che comprenda un sostegno adeguato alle famiglie e il potenziamento strutturale dell’offerta educativa, scolastica ed extrascolastica. Il tema del futuro dei più giovani va messo al centro delle scelte economiche del Paese. Con la consapevolezza che è l’investimento più importante per lo sviluppo. Siamo alla vigilia delle elezioni europee e ai candidati chiediamo che la lotta contro la povertà delle bambine, dei bambini e delle loro famiglie sia una priorità della politica, anche attraverso il sostegno alla misura europea della “Child Guarantee”, con un finanziamento adeguato e l’impegno per la sua attuazione”.

Claudio Tesauro (Presidente Save the Children) pone 4 domande, che sono veri e propri appelli alle istituzioni e alla politica: “è possibile che…?”

Tesauro ha posto 4 domande, che sono veri e propri appelli: “è impossibile che il nuovo Parlamento Europeo rilanci Next Generation Eu introducendo una misura universale di contrasto alla povertà minorile, che nel Patto di Stabilità, venga considerata non una spesa, ma un investimento? (…) è impossibile che l’Europa, culla dei diritti umani, si impegni finalmente a proteggere ogni bambino e bambina che si affaccia ai suoi confini, portando in salvo, con una missione europea quelli che oggi muoiono nel Mediterraneo, assicurando tutela e protezione lungo tutti i confini terrestri, esterni e interni? (..) è impossibile che la Presidenza italiana al G7 renda prioritario, tra i leader delle grandi potenze, l’investimento a favore dell’educazione dei bambini, dei ragazzi e delle ragazze in Africa, perché diventino protagonisti di un cambiamento di cui tutto il mondo trarrà beneficio, nella consapevolezza che senza un’infrastruttura educativa di qualità, dalla prima infanzia fino al mondo del lavoro, non può esservi nessuno sviluppo, nessuna reale crescita? (…) è impossibile che il Parlamento italiano decida di intervenire per superare le disuguaglianze educative e sociali che colpiscono le nuove generazioni, attraverso un impegno per garantire a tutti i bambini, progressivamente, l’accesso alla mensa scolastica, il tempo pieno alle scuole primarie, la possibilità di avere i libri di testo e le borse di studio universitarie?”…

Le più scoraggiate sono le ragazze

In base alle evidenze della ricerca di Save the Children, indipendentemente dalle condizioni economiche, le più scoraggiate sono le ragazze: a prescindere dal contesto in cui crescono, le ragazze hanno aspettative più alte dei coetanei sugli studi, ma bassissime sul futuro nel mondo del lavoro.

Nonostante il 69,4 % pensi che frequenterà sicuramente l’università (contro il 40,7 % dei maschi), ben il 46,1% delle ragazze ha paura di non trovare un lavoro dignitoso (rispetto al 30,5 % dei ragazzi) e una su tre (29,4 %) afferma che non riuscirà a fare ciò che desidera, a fronte del 24,3 % dei ragazzi.

Guardando al proprio futuro, nonostante quasi la metà degli adolescenti intervistati provi sentimenti positivi, più del 40 % vive di sentimenti negativi come ansia (24,8%), sfiducia (5,8%) o paura (12,1%) e il 10,5% non pensa al futuro.

L’“ascensore sociale” è bloccato… Raffaella Milano (Save the Children): “occorre definire i livelli essenziali delle prestazioni per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”

La maggior parte è ben cosciente del peso delle disuguaglianze: quasi due terzi (64,6 %) pensano che oggi in Italia una ragazza o un ragazzo che vive in famiglie con difficoltà economiche dovrà affrontare molti più ostacoli rispetto ai coetanei più abbienti, dimostrando grande consapevolezza su un “ascensore sociale” ormai bloccato.

 “È urgente intervenire per garantire alle bambine, ai bambini e agli adolescenti reali opportunità di crescita, superando le disuguaglianze legate alla condizione di origine – ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice Ricerche e Formazione di Save the Children – Occorre definire i livelli essenziali delle prestazioni per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, a partire dall’accesso alla mensa scolastica, il tempo pieno alle scuole primarie, la gratuità dei libri scolastici e il diritto allo studio universitario. Questo intervento è prioritario, rispetto ad ogni progetto di Autonomia Differenziata, che altrimenti rischierebbe di aggravare i divari già presenti. Proponiamo inoltre un Fondo nazionale per il sostegno alle aspirazioni di bambine, bambini e adolescenti in condizioni di fragilità economica con la fornitura, da parte dei Comuni, di “doti educative” per allargare i loro orizzonti nel campo della cultura, della musica, dello sport. Un impegno particolare va poi dedicato alle bambine e alle ragazze, le più disilluse circa le reali opportunità di futuro, con un piano di intervento per il superamento degli stereotipi, l’avvicinamento delle bambine alle materie Stem e un sostegno concreto allo sviluppo professionale delle giovani donne nel mercato del lavoro, dal quale oggi le adolescenti si sentono escluse”.

Il report “Domani (Im)possibili” contiene anche una ricerca curata dall’Ufficio Studi di Caritas Italiana insieme a Save the Children, sui nuclei familiari con bambini tra 0 e 3 anni in condizione di povertà assistiti dalla rete Caritas (su un campione di 1.612 genitori in 115 diocesi). Dall’indagine, emergono evidenti le difficoltà materiali che affrontano ogni giorno, come acquistare pannolini (per il 58,5 % degli assistiti), abiti per bambini (52,3 %) o latte in polvere (40,8 %), ma anche le privazioni dovute alla difficoltà di conciliazione, che colpiscono in particolare le donne (il 69,5 % delle donne rinuncia ad opportunità formative o di lavoro perché non sa a chi lasciare i bambini, contro il 53,3 % degli uomini).

Le ricerche sono state presentate stamattina durante la prima giornata dei lavori di “Impossibile 2024”, iniziativa che si è aperta con la relazione introduttiva di Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children, l’intervento di Maria Teresa Bellucci, Vice Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, e il contributo del giornalista Marco Damilano.

I dati emersi sono stati al centro del confronto “Povertà minorile e aspirazioni: uno sguardo sull’Italia”, introdotto e moderato in modo stimolante e convincente dalla Vice Direttrice de “La Stampa” Annalisa Cuzzocrea, con Don Marco Pagniello, Direttore della Caritas Nazionale (in rappresentanza anche di Monsignor Giuseppe Baturi, Segretario Generale Cei); Tito Boeri, economista; Enrico Giovannini, Direttore Scientifico Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile); Elena Goitini, Amministratrice Delegata di Bnl e Responsabile del Gruppo Bnp Paribas in Italia; Raffaela Milano, Direttrice Ricerche di Save the ChildrenMery Pagliarini, Presidentessa Associazione Get UpRoberto Ricci, Presidente Invalsi. È stato proiettato un video-contributo (piuttosto rituale) di Paolo Gentiloni, Commissario Europeo per gli Affari Economici e Monetari.

La mattinata è stata inoltre arricchita dalle appassionate e toccanti testimonianze di due giovani, Amel e Roxana

Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, ha ricordato (in un messaggio inviato al Presidente di Save the Children Claudio Tesauro) che “Papa Francesco incoraggia ad agire con responsabilità e determinazione per contrastare le disuguaglianze e la povertà minorile, attraverso l’ascolto, la tutela e la protezione delle vittime. Egli esorta ad operare con deciso impegno al fine di impedire ogni sfruttamento, rammentando di avere cura dei giovani, di quelli che non hanno avuto opportunità o che provengono da situazioni sociali svantaggiate”.

La Vice Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci, ha rivendicato la sensibilità del Governo su queste tematiche, sostenendo, in apertura dei lavori, che “per la prima volta abbiamo stanziato una somma straordinaria, 250 milioni di euro, per far sì che luoghi come Caivano, che non è un’eccezione, perché esistono luoghi simili in tutte le città. Esiste Tor Bella Monaca a Roma, Barriera di Milano a Torino, il quartiere Zen a Palermo, e così via. Luoghi che Save the Children e io personalmente conosciamo benissimo, in cui c’è il vuoto sociale e di opportunità, dove spesso esistono solamente una parrocchia con un parroco e una scuola, che fa il possibile, ma che non possono bastare da soli a fare da argine alla violenza, alle discriminazioni, all’assenza dello Stato. Nessuno basta a se stesso, nessuno può farcela da solo. Quei luoghi hanno invece bisogno di trovare opportunità ed è compito di tutti noi favorire queste opportunità per l’infanzia, supportando l’alleanza virtuosa tra istituzioni, imprese, terzo settore”…

Marco Pagniello (Caritas Italia): “non è giusto per i tanti volontari che con competenza e operatori che ogni giorno devono svegliarsi con l’ansia di come poter mandare avanti i propri progetti”

Che ci sia ancora molto da fare (moltissimo) da parte dello Stato è stato ben evidenziato dal Direttore di Caritas ItaliaMarco Pagniello, che ha sostenuto che si deve investire sulla comunità: “è la comunità che insieme deve trovare le soluzioni. E qui c’è tutto il tema della partecipazione, dell’informazione, della formazione e la crescita di alcune consapevolezze. Siamo alla vigilia delle elezioni europee e speriamo tutti che non sia il non voto il vero partito che vincerà. Tornare ad investire nella comunità per saper leggere non soltanto le povertà, ma anche le risorse. Investire nella comunità per avviare processi nuovi. Credo che dovremmo uscire tutti dalla logica del progettificio. Noi come Caritas non siamo il terzo settore, ma ci identifichiamo in questa parte del Paese che si impegna ogni giorno. Dovremmo un po’ uscire dalla logica dell’ansia dei risultati e del voler produrre. Credo che il mondo del volontariato, il mondo buono e bello dell’Italia sia stato ridotto oramai a farci diventare ricercatori di risorse e questo non è giusto. Non è giusto per i tanti volontari che con competenza e operatori che ogni giorno devono svegliarsi con l’ansia di come poter mandare avanti i propri progetti che sono segni tangibili di speranza”. Una risposta elegante e puntuale alla visione eccessivamente ottimista ed autoreferenziale della Vice Ministro…

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Recapiti
Claudia Carboni