Autismo e lavoro è l’argomento affrontato dal ciclo di podcast lanciato di recente da Out of the Blue, giovane agenzia di comunicazione di Milano. (RI)GENERIAMO l’ha incontrata in occasione di In&Aut Festival, dove fra i relatori della sessione che ha visto intervenire i nostri conduttori de I FormidAbili Social TV vi era Maria Vittoria Gatti, responsabile di Out of the Blue: «In&Aut – dice – è stata un’esperienza bellissima. Per i ragazzi è stato molto importante essere presenti in modo professionale e grazie al laboratorio su montaggio ed effetti speciali che abbiamo proposto nel nostro stand, abbiamo incontrato tante persone e realtà, compresi genitori di ragazzi autistici con spiccato interesse per i campi in cui operiamo».
Com’è nata l’idea di Out of the blue?
Come dice il nome (“out of the blue” significa improvvisamente, ndr), siamo nati un po’ all’improvviso, ma non per caso. Consorzio SiR, nell’ambito del quale il progetto ha preso corpo, ha infatti una lunga esperienza nel campo dell’autismo. In particolare anni fa, insieme al Comune di Milano e a una rete di realtà del Terzo settore, ha avviato il progetto “autismo in rete” che mirava a connettere le organizzazioni attive in questo campo. L’obiettivo era offrire ai ragazzi con autismo e alle loro famiglie una serie di strumenti per orientarsi sia nella vita quotidiana, sia in vista di un inserimento lavorativo. Mentre lavoravo nella redazione del sito Reti Autismo, che ospitava il progetto, e con l’emergenza Covid che aveva reso non più fattibili le attività che prevedevano per i ragazzi visite a luoghi della città, è stato loro proposto un progetto di formazione a distanza sull’uso di WordPress. È dalle interazioni e dal dialogo scaturiti da questo progetto che ha iniziato a prendere forma l’idea di Out of the blue. Perché sebbene comunicazione e autismo possano sembrare a prima vista un ossimoro, in realtà la vera difficoltà per le persone con autismo è la comunicazione diretta. Tutto quello che è comunicazione indiretta, invece, non è una difficoltà. Anzi, può rappresentare un ambito nel quale le persone con autismo, laddove ovviamente vi sia un’attitudine di partenza, riescono a dimostrare una sensibilità, ad avere un’attenzione e una capacità di concentrarsi sui dettagli spesso superiori alle persone neurotipiche. Allora abbiamo pensato che per il Consorzio questo potesse rappresentare un terreno interessante da esplorare.
Quali sono le principali attività in cui siete impegnati?
All’inizio si pensava più a un’attività di formazione, per far crescere le competenze dei ragazzi in vista di un futuro lavoro. Ma presto si è trasformata in una sfida imprenditoriale: abbiamo pensato che potevamo provare noi stessi a far nascere una realtà di comunicazione che da una parte servisse il Consorzio, dall’altra potesse presentarsi sul mercato. Grazie al bando Emergo di Città Metropolitana e Abili al Lavoro di Fondazione Cariplo, abbiamo avutole risorse per la formazione e l’acquisto delle attrezzature necessarie, poi circa un anno e mezzo fa è giunta l’ora di “buttarsi”. Ci siamo proposti a soggetti diversi, dalle cooperative interne ed esterne al Consorzio agli studi professionali, alle imprese. E sono arrivate le prime commesse: realizzazione di siti, di prodotti grafici, di servizi video. Recentemente abbiamo vinto un bando per realizzare servizi di comunicazione per il Museo Internazionale della Croce Rossa.
Come siete strutturati al vostro interno?
Abbiamo iniziato con quattro ragazzi autistici, di cui tre poi assunti. Altri tre si sono in seguito aggiunti in tirocinio. Quindi abbiamo ospitato cinque PCTO (ex-alternanza scuola lavoro, ndr), di cui tre erano persone autistiche. Numeri piccoli, ma cresciuti tanto in pochi mesi, il che per noi è stato un salto significativo. A supporto del lavoro dei ragazzi opera uno staff di professionisti e docenti conosciuti negli anni, con l’idea di base di lavorare in particolare con la formazione sul campo. Funziona così: quando arriva una commessa, lo staff verifica la sua fattibilità e poi definisce un piano di lavoro. Dopodiché coinvolgiamo subito i ragazzi a seconda delle loro specifiche competenze: per buona parte di loro, specie quelli che si sono inseriti prima, si tratta di competenze che si sono rafforzate nel tempo; per altri, ogni nuova commessa costituisce una sorta di test. Il cliente comunque sa che il lavoro è sempre supervisionato dallo staff, che interviene in caso di criticità. La regola è che il lavoro viene portato avanti insieme, dai ragazzi e dallo staff. In alcuni casi, i margini di autonomia dei ragazzi sono decisamente importanti: per uno spot in animazione contro il bullismo su cui stiamo lavorando per associazione Ledha, disegni e animazione sono realizzati dal nostro disegnatore per la maggior parte in autonomia. Per il futuro vorremmo senz’altro mantenere la struttura attuale, continuando ad ospitare ragazzi più giovani in PCTO, ma abbiamo anche la speranza di poterci espandere ulteriormente. Non vogliamo essere conosciuti come un’agenzia di sole persone autistiche, un po’ come un “ghetto dorato”, anche perché non lo siamo: Out of the blue è un luogo di lavoro dove c’è spazio per tutti, autistici e neurotipici, che lavorano insieme.
Parliamo del podcast su autismo e lavoro: è il primo che realizzate?
In realtà è il secondo. Il primo tema su cui ci siamo sperimentati è stato la dislessia. Abbiamo realizzato il podcast con un mix di interviste e speakeraggio, prendendo come fonti ad esempio alcuni bei libri sull’autismo pubblicati dalla casa editrice Uovo Nero, che era anch’essa presente a In&Aut Festival. Successivamente abbiamo scelto il tema autismo e lavoro e abbiamo realizzato la prima puntata, introduttiva, con le voci guida del professor Luigi Croce, psichiatra e psicoterapeuta, docente di Neuropsichiatria infantile all’Università Cattolica di Milano e Brescia, e di Daniele Viola, responsabile della sezione Lavoro e Inserimento lavorativo di Consorzio SiR. A queste, si sono aggiunte le voci di chi racconta la propria esperienza, diretta e indiretta, su autismo e lavoro. La seconda puntata, è dedicata alla formazione, con gli interventi fra gli altri di alcuni professionisti dello staff di Out of the blue e un genitore di un ragazzo autistico. La nostra intenzione è soprattutto dare punti di riferimento, che in questo caso possono andare dalla scrittura di un curriculum vitae alla preparazione per un colloquio di lavoro, per aiutare le persone con autismo e le loro famiglie a orientarsi, a capire le strade possibili da percorrere. Ma ci rivolgiamo anche alle aziende, cercando di far emergere quali sono le attenzioni da avere quando si approccia il mondo dell’autismo. Perché oltre alla necessità di formare chi viene inserito in azienda, c’è la necessità di formare l’azienda che accoglie il nuovo inserimento. Cerchiamo cioè di far capire che bisogna fare un passo in più quando si incontrano persone che funzionano in modo un po’ differente per metterle in condizioni di funzionare molto bene, come sanno assolutamente fare. La terza puntata, è sul tema delle barriere e su come superarle. Stiamo pensando anche a una nuova puntata, dedicata ad esperienze di successo: ci farebbe piacere avere anche la voce di (RI)GENERIAMO.
Grazie dell’invito, accettiamo molto volentieri! Intanto, può dirci in poche battute come si superano le “barriere” tra autismo e lavoro?
Alcune barriere sono effettivamente difficili da superare, a volte quasi invalicabili. Molte altre, però, no. Anzi, a volte basta poco per rimuoverle: ad esempio, riflettere sul fatto che ogni attitudine può diventare una reale competenza. Ma perché ciò accada occorre investire, a vari livelli: economico, formativo, umano. Quando questo investimento “rende”, il vantaggio non è solo per le persone che non restano ai margini, ma per tutti.