Autismo e lavoro: intervista ai fondatori del progetto Winclusive

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Presente a In&Aut Festival, l’evento dove anche (RI)GENERIAMO è intervenuta che si è tenuto a maggio a Milano, Winclusive è un giovane progetto dedicato alla formazione, alla ricerca e all’inclusione nel mondo del lavoro per persone autistiche e neurodivergenti. Abbiamo chiesto di raccontarcelo ai fondatori, Vincenzo Giacalone e Jean-René Gain, entrambi con storie imprenditoriali e manageriali importanti alle spalle e accomunati dal vivere un’esperienza di autismo in famiglia.

Innanzitutto, cosa vuol dire Winclusive?

“Winclusive” significa la vittoria dell’inclusione. Va letto anche nel senso che i valori dell’inclusione, dell’apertura, del networking, del darsi una mano reciprocamente, sono alla base del progetto. Perché siamo convinti che da soli non si vada da nessuna parte.

Com’è nata l’idea del progetto?

Tre anni fa abbiamo fondato Ideabili, una start-up che aveva l’obiettivo di dare una mano ai ragazzi autistici e neurodivergenti e alle loro famiglie nel percorso di crescita, nella ricerca di strutture che possano supportarli, nell’approccio allo sport, sino ad arrivare al dopo-di-noi. Abbiamo diviso il progetto in due. La prima parte, anche cronologicamente, è stata legata allo sport. Siamo partiti dagli sport individuali, iniziando ad aiutare ragazzi e famiglie nell’intraprendere un’attività sportiva. In particolare il nuoto, che è quello che a detta degli esperti meglio può accompagnare nello sviluppo fisico e neurologico. Poi siamo arrivati agli sport di squadra, in quanto lo stare insieme confrontandosi con gli altri rappresenta di solito una grossa difficoltà per i ragazzi autistici, mentre lo sport di squadra consente loro di sviluppare abilità e competenze per affrontare questa difficoltà. A oggi su queste attività siamo operativi in centri sportivi e piscine in provincia di Milano e a Saronno, dove organizziamo corsi di avvicinamento allo sport e giornate multi-sport in cui i ragazzi sperimentano gli sport più adatti a loro. Dato che i ragazzi crescendo avvertono l’esigenza di avviarsi al lavoro, la seconda parte del progetto riguardava proprio questo aspetto. Facendo anche leva sul fatto che la preparazione per le discipline sportive è utilissima per sviluppare autonomie, competenze, capacità necessarie e spendibili nel mondo del lavoro. Da lì ha preso forma l’idea di Winclusive, che ha richiesto un anno di sviluppo, è operativo da circa un anno e recentemente ha avviato l’iter per diventare un’associazione.

Qual è l’obiettivo di Winclusive?

Winclusive è una piattaforma che mette in contatto domanda e offerta di lavoro per ragazzi autistici e neurodivergenti con medio-basso funzionamento. L’ingegnerizzazione del progetto è partita dall’analisi di quello che già c’era sul mercato e dalla mappatura delle esigenze dei principali gruppi di stakeholder dell’ecosistema dell’autismo: primo, i ragazzi, le loro famiglie e le associazioni che li supportano con educatori e figure specialistiche; secondo, le imprese; terzo, i centri di formazione. Si tratta di mappare le attitudini e le abilità dei ragazzi, grazie a questionari cui si può accadere anche sul nostro sito; di comprendere per quali profili, con quali abilità e collegati a quali processi, le imprese sono più interessate a inserirli; e di ragionare con le società di formazione sui percorsi necessari per colmare gli eventuali gap. Abbiamo così creato dei database interoperabili, che vengono ulteriormente popolati di continuo, sfruttando i quali Winclusive è in grado di sviluppare servizi e progetti integrati che fanno matching fra le varie esigenze espresse. Così da accompagnare per mano i ragazzi, ma anche le imprese, attraverso percorsi di scoperta, orientamento e inserimento lavorativo definiti su misura per ciascuno, in un’ottica di massimizzazione dell’impatto sociale. Sottolineiamo inoltre che per fare questo è fondamentale l’apporto professionale e strutturato fornito a Winclusive da un team di volontari, attualmente una quindicina, con competenze specifiche in ambiti che vanno dalla tecnologia allo sviluppo commerciale, dall’area legale alla compliance.

Come avviene in concreto il processo di matching fra le esigenze dei vari stakeholder?

Facciamo un esempio a partire da un profilo professionale specificamente richiesto da un’azienda, ma si potrebbe ugualmente partire dalle esigenze di qualunque altro stakeholder. Winclusive effettua una valutazione dei livelli di competenze e delle abilità richiesti, analizzando in dettaglio i processi e le attività connessi al profilo. Si cercano di capire in particolare le principali difficoltà che potrebbero presentarsi, e quanto processi e attività possano eventualmente essere semplificati, strutturati, guidati, così da allargare il più possibile il bacino dei potenziali candidati e semplificare al contempo l’inserimento. Quindi, si identificano i profili che più potrebbero avvicinarsi a soddisfare le esigenze dell’azienda, anche su base territoriale, dato che mobilità e logistica sono com’è noto aspetti delicati per persone autistiche e neurodivergenti. Infine, si valuta quali sono gli eventuali gap da colmare e si formulano raccomandazioni in riferimento a obiettivi di formazione e a piani di sviluppo delle competenze, con relative tempistiche: si consideri ad esempio che in casi di autismo a basso funzionamento la pianificazione e gestione di programmi di formazione ad hoc può richiedere anche 18-24 mesi. Tutto ciò avviene sempre agendo in modo integrato con tutti gli stakeholder coinvolti e non dimenticando mai che gli autismi sono tanti e tutti diversi. Possiamo aggiungere che a oggi, a prescindere dal tipo di impresa o di profilo specifico, abbiamo catalogato orizzontalmente una ventina di processi e individuato quali sono mediamente le competenze più critiche ad essi collegate e, di conseguenza, i piani di sviluppo di competenze prevedibilmente necessari. Anche in ragione delle questioni legate alla mobilità cui si accennava, di preferenza interloquiamo con aziende presenti sui territori che già presidiamo per via delle nostre attività legate allo sport ricordate sopra. Ma la proposta di Winclusive è rivolta anche a grandi aziende che operano su varie aree territoriali.

Quale messaggio finale volete lanciare a chi come voi lavora su autismo e lavoro?

Che, se vogliamo essere onesti, a volte può davvero sembrare una mission impossible. Ma la si può affrontare, invece, e anche provare a vincere, se si fondano ragionamenti e progetti su due pilastri: il primo, che bisogna mettere al centro non le disabilità ma le abilità di questi ragazzi, che a volte sono realmente super-abilità o “formidabilità”, per dirla col felice nome che avete dato al vostro progetto I FormidAbili; il secondo, che è indispensabile fare rete. Anche per questo abbiamo molto apprezzato l’esperienza a In&Aut Festival, che è stata una grande occasione di conoscenza e networking fra tanti progetti, magari anche di successo, che però da soli faticano inevitabilmente a farsi conoscere e a incidere su un tema così vasto e articolato come l’autismo. Mettendoci insieme, invece, può aumentare di molto l’impatto sociale che riusciamo a generare. Che in quest’ambito significa soprattutto creare più opportunità di lavoro per questi ragazzi e quindi abbattere i costi sociali dell’autismo e della neurodivergenza, che ricadono su tutta la collettività. La piattaforma di Winclusive e il know-how che stiamo sviluppando sono a disposizione di tutti coloro che vogliono crescere insieme e diffondere un messaggio di fiducia: educare, preparare, inserire al lavoro persone autistiche e neurodivergenti non deve spaventare perché è una cosa assolutamente possibile. Dobbiamo rompere questa barriera.

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