Mitigazione e adattamento alla crisi climatica? «Nei sistemi agroalimentari convengono e sono un win-win»
«Il cambiamento climatico, in particolare l’estremizzazione climatica, mette a rischio la sicurezza alimentare. A sua volta, l’insicurezza alimentare mette a rischio l’equilibrio sociale ed economico di qualsiasi nazione, grande o piccola che sia. Questa è una fortissima minaccia su cui è necessario lavorare».
Serena Giacomin, meteorologa e climatologa con una laurea in Fisica e uno specializzazione in Fisica dell’atmosfera, è la direttrice scientifica di Italian Climate Network, organizzazione fondata nel 2011 che si occupa di cambiamenti climatici. Risponde così alla domanda, posta alla vigilia della sua partecipazione alla Food to Action del 26 novembre, se ritiene che la crisi climatica possa essere una minaccia alla pace globale. «Credo sia quasi un dato di fatto – aggiunge –. La sicurezza alimentare è un fattore determinante nella stabilità sociale».
Prenota il tuo posto
all’incontro Noi agiamo per contrastare la crisi climatica
Se parliamo di cambiamento climatico, due parole chiave sono mitigazione e adattamento: la prima riguarda le azioni per ridurre le emissioni di gas climalteranti, la seconda le strategie per limitarne le conseguenze.
«Partiamo da un dato: pur con alcune differenze percentuali tra una ricerca e l’altra, si stima che il settore agroalimentare pesi per circa il 30% delle emissioni totali. Quello che va ribadito è che l’adattamento conviene al sistema agroalimentare, perché riduce i rischi e gli impatti economici dell’estremizzazione climatica, che sono importanti: parliamo di migliaia di miliardi».
Quali strategie di adattamento pensa siano applicabili ai sistemi agroalimentari?
«Penso all’agroforestazione, alle pratiche di conservazione dell’acqua, ma anche all’educazione degli agricoltori. E poi, visto il mio mestiere, penso all’utilizzo di dati meteoclimatici, meteorologici e micrometeorologici: ad esempio l’analisi di umidità e temperatura per aiutare gli agricoltori a efficientare i processi e a migliorare la resa agricola».
Fin qui abbiamo parlato di adattamento, cioè delle strategie per ridurre gli effetti del cambiamento climatico. Ma se invece guardiamo alla mitigazione? Che cosa si può fare in agricoltura per ridurre le emissioni di gas climalteranti?
«Si può fare moltissimo. E, soprattutto, dobbiamo far capire che le strategie di adattamento portano ottimi risultati in mitigazione, e viceversa: è un meccanismo win-win. Qualche esempio di azioni di mitigazione? L’agricoltura di precisione, la scelta di varietà a minor impatto, o le tecniche colturali che puntano a ridurre le emissioni agricole».
Da scienziata, quali rischi ritiene che le estremizzazioni climatiche possano avere sui sistemi agricoli?
«A breve termine, l’aumento dell’infestazione da parte dei parassiti, le inondazioni improvvise, le ondate di caldo e siccità, l’erosione del suolo e i danni frequenti da fenomeni meteo-climatici intensi o estremi. Per quanto riguarda i danni a lungo termine, penso alla frammentazione e alla distruzione degli habitat, alla variazione a livello di latitudine delle coltivazioni, alla riduzione della resa agricola, alla degradazione della qualità del suolo e perdita della fertilità del terreno, fino ad arrivare allo stress economico e anche psicologico per le comunità agricole».
Guardando indietro agli ultimi anni, ritiene che a livello globale le azioni a contrasto del cambiamento siano – se non sufficienti – almeno incoraggianti?
«No, quello che abbiamo osservato negli ultimi anni non possiamo definirlo incoraggiante. Ci sono due velocità: una è quella dettata dalle evidenze e dai dati, ciò che la scienza vorrebbe che venisse applicato. L’altra velocità è quella di recepimento della politica e dei decisori, che dovrebbero mettere in campo azioni di adattamento e mitigazione. La scienza ci dice di stare sotto l’aumento di 1,5 gradi, ma noi ci stiamo dirigendo verso una febbre del pianeta attestabile a +3 gradi: osserviamo una crisi climatica già in corso, e non associabile a un concetto di futuro».
Slow Food Italia - C.F. 91008360041 - All rights reserved - Cookie policy