C’è la giungla, ci sono i vulcani e i maestosi templi della civiltà Maya. Artigianato dai colori accesi, laghi nascosti e il Mar dei Caraibi. Questo è il Guatemala, una terra che incanta. Una bellezza che rapisce, tanto da sottrarre a una più complessa e dura verità. Se descriviamo il paese in numeri, infatti, il fascino svanisce.
Circa due terzi della popolazione vive in povertà. Gli indigeni, che costituiscono la maggior parte della comunità rurale guatemalteca (fonte: FAO), affrontano disuguaglianze profonde e hanno accesso a una quota minima delle terre coltivabili. Le famiglie contadine spesso possiedono meno di due ettari di terra, in zone soggette a deforestazione e degrado del suolo. È un paradosso: i piccoli produttori costituiscono il 92% delle aziende agricole, ma controllano solo il 22% del terreno. Nonostante rappresentino una percentuale effimera, i latifondisti controllano gran parte delle risorse.
È uno squilibrio radicato in una storia di colonizzazione e conflitti, culminati nel genocidio guatemalteco degli anni ’80: un’operazione di pulizia etnica chiamata Tierra Arrasada, in cui bruciò tra il 70% e il 90% dei villaggi maya (fonte: Guatemala, memoria del silencio, 1999). Da quel momento, il divario economico tra le classi sociali del Guatemala è diventato una voragine infestata da povertà e violenza. A farne le spese sono le categorie più fragili, bambini e donne. Due numeri su tutti: il Guatemala è sesto al mondo per il tasso di malnutrizione infantile (fonte: UNICEF); tra gennaio e aprile 2024, sono stati registrati 13.555 casi di violenza contro le donne (fonte: Observatorio de las Mujeres). Cause ed effetti si mescolano in un circolo vizioso difficile da spezzare.
Fondazione Altromercato è convinta che libertà, equità e sicurezza si debbano costruire attraverso interventi che agiscano contemporaneamente per la sostenibilità sociale e ambientale. Non è possibile creare un futuro migliore, alimentando sistemi economici che aggravano il cambiamento climatico.
Qui entra in gioco Aprodi, un progetto di Altromercato e Fondazione Altromercato, di cui sono partner Aj Quen e CTM Agrofair. Aprodi vuole garantire accesso alla formazione, all’indipendenza economica alla popolazione del Guatemala, a partire dalle donne. L’obiettivo è chiaro: sicurezza alimentare e sviluppo socioeconomico, proteggendo al tempo stesso l’ecosistema.
È un progetto importante e imponente, che richiede un’ampia organizzazione, con diversi attori e un ruolo da protagonista proprio per chi ne è destinatario. Siamo tutti coinvolti, anche tu. Ma andiamo per gradi, e scopriamo insieme i dettagli di questa iniziativa.
Aj Quen per una nuova Agricoltura Familiare Contadina
Nel 1989 le artigiane di etnia Maya K´iche´, Kaqchikel, Tz’utujil y Q’eqchi’, le vedove sopravvissute alla Tierra Arrasada, si organizzarono in gruppi di base per rompere l’isolamento imposto dalla povertà e dal razzismo. Così è nata l’associazione Aj Quen, che oggi aiuta le donne a migliorare le proprie condizioni di vita. Le socie si dedicano anche alla coltivazione, seguendo il tradizionale sistema dell’Agricoltura Familiare Contadina (AFC), basato sulla rotazione di mais, fagioli e riso. Oggi la AFC produce il 70% delle derrate per il consumo interno e impiega oltre 5 milioni di persone. Le sfide da affrontare, però, sono enormi: l’inquinamento e la monocoltura continuano a mettere a rischio le comunità rurali, già impoverite da un sistema economico iniquo.
Aj Quen ha quindi scelto una nuova strada. Con un progetto di cooperazione internazionale, guidato da Altromercato e con il supporto di Fondazione Altromercato, ha scelto un’agricoltura integrata, biologica e diversificata. Aprodi è frutto di questa visione: non l’ennesimo abuso verso il pianeta, ma la ricerca di nuove prospettive di imprenditoria femminile.
Il cuore del progetto Aprodi: l’agricoltura maya si fa biologica
Il progetto Aprodi coinvolge oltre 200 donne maya, che vogliono raggiungere l’indipendenza economica attraverso un’agricoltura sostenibile che garantisce sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale. L’iniziativa, attiva nelle province di Chimaltenango, Alta Verapaz, Quetzaltenango, Quiché e Sololá si articola su tre fronti: formazione, produzione e commercializzazione.
Le socie di Aj Quen partecipano a percorsi formativi con esperti locali, dove apprendono competenze organizzative e di leadership, insieme a pratiche agricole sostenibili. Questo approccio le prepara ad accedere ai mercati locali e internazionali. L’intenzione è di raggiungere 500 tonnellate all’anno di prodotti biologici: ortaggi destinati al mercato locale e l’avocado biologico per il Commercio Giusto, grazie alla collaborazione con CTM Agrofair.
L’avocado
Nel comune di Carchá è quasi ultimata la costruzione delle attrezzature per raccolta, stoccaggio e lavorazione dell’avocado. La struttura comprende due biofabbriche per lo sviluppo di microrganismi, essenziali per il biologico. Le prime esportazioni sono previste entro fine 2024, in partnership con alcuni grossisti italiani che testeranno il prodotto in fase di conversione biologica.
Nel 2025, l’avocado sarà disponibile nelle botteghe Altromercato.
È un modello agricolo sostenibile e replicabile, che rafforza le condizioni economiche delle famiglie coinvolte e collega la produzione locale ai mercati globali in modo più equo e giusto.
Imprenditrici che difendono la biodiversità
Il secondo grande obiettivo di Aprodi riguarda la creazione di una zona cuscinetto tra la riserva naturale del Biotopo del Quetzal e i terreni a coltivazione integrata o tradizionale. Alcune famiglie maya di Baja Verapaz coltiveranno avocado, mango e verdura biologici nel perimetro della riserva naturale. Una fascia protettiva essenziale per tutelare la biodiversità e l’habitat del quetzal, l’uccello simbolo del Guatemala. Il sistema scelto è quello tradizionale della milpa, un metodo che aiuta a mantenere l’umidità del suolo e a ridurne l’erosione. Così facendo, le famiglie avranno l’opportunità di accedere ai mercati del biologico e sostenere le proprie comunità, preservando l’ecosistema.
Un’opportunità per le donne maya in Guatemala
Iris ha 19 anni e, come molte donne native guatemalteche, ha interrotto gli studi a soli 12 anni. Doña Victoriana Sipac Mactzul, invece, è una signora di 65 anni, rimasta vedova a 27, con 3 figli a carico. Entrambe hanno trovato forza in Aj Quen, che ha permesso loro di ribaltare il paradigma della donna indigena destinata alla semischiavitù. Dona Victoriana è diventata infermiera, mentre oggi, grazie a Fondazione Altromercato e CTM Agrofair, Iris potrà riprendere gli studi.
Ogni settimana Iris incontra Rocío Salazar, un’agronoma locale che le insegna non solo tecniche agricole, ma anche come trasformare la sua terra in un’opportunità, coltivando mais e fagioli con una nuova consapevolezza e facendo rete con altre donne.
Non è facile essere donne e bambine in Guatemala, dove c’è uno dei tassi più alti di violenza di genere a livello mondiale. Per Iris e per altre 200 donne, Aprodi rappresenta molto più di un progetto agricolo: è un trampolino verso l’autodeterminazione in un paese dove il peso della terra non è solo fisico, ma sociale. Fondazione Altromercato supporta concretamente il loro desiderio di costruire qualcosa di nuovo, di lavorare per scegliere il proprio futuro.
Semina il futuro in Guatemala
Aprodi dimostra che l’agricoltura sostenibile è un potente strumento di cambiamento, capace di promuovere la giustizia sociale e la protezione dell’ambiente. Ma questo cammino verso un futuro più equo e sostenibile non può essere percorso in solitaria. Per crescere e prosperare, il progetto ha bisogno di sostegno continuo.
L’avocado di Aprodi sarà presto disponibile in Italia: nel corso del 2025 potrai sostenere la popolazione del Guatemala scegliendo di acquistare nelle botteghe socie Altromercato un frutto buono e biologico, simbolo di questo progetto.
Fin da subito, puoi contribuire attraverso una donazione alla Fondazione Altromercato, ed essere parte di una nuova economia, equa e giusta.
Semina il futuro, sostieni l’agricoltura familiare delle donne Maya del Guatemala.