Cessate il fuoco in Libano: il difficile ritorno a casa degli sfollati  | INTERSOS

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In Libano le bombe hanno smesso di cadere ma chi ora cerca di tornare a casa deve ancora fare i conti con gli effetti della guerra: ordigni inesplosi, edifici non sicuri e restrizioni ai movimenti imposti dall’esercito israeliano per le persone che tornano nelle aree a sud del fiume Litani.

Il cessate il fuoco temporaneo di 60 giorni, entrato in vigore nella notte del 28 novembre, ha portato una temporanea pausa ai combattimenti in Libano, permettendo a molti sfollati di tornare nelle proprie case. Molti rifugi collettivi si stanno gradualmente svuotando, in particolare le scuole, poiché i Comuni spingono per la ripresa del ciclo scolastico. A Beirut il numero di sfollati nelle strutture di accoglienza è diminuito del 67% dopo il cessate il fuoco, a Mount Lebanon del 77%. Le famiglie che rimangono sono in gran parte quelle che hanno preso una casa in affitto e pagato in anticipo, ma si prevede che molte se ne andranno alla fine del mese. Anche chi aveva lasciato il Paese si è subito rimesso in viaggio verso casa, come le 1.300 persone (per lo più cittadini libanesi) che sono tornate dalla Siria, attraverso il valico di Masnaa, subito dopo l’accordo di cessate il fuoco.

Con il cessate il fuoco il nostro staff ha cominciato a verificare la situazione in tutti i centri di accoglienza che abbiamo riabilitato negli ultimi due mesi e che stavamo ancora riabilitando. Dalle prime valutazioni è emerso che su 47 rifugi collettivi, solo 13 ospitano ancora un numero seppur esiguo di persone, molte delle quali pronte a tornare nei luoghi d’origine nei prossimi giorni. I restanti 34 si sono svuotati.

Il rientro a casa tuttavia è complicato: molte abitazioni sono state distrutte o rese inagibili e le infrastrutture sono state gravemente danneggiate, con diverse aree che sono senza elettricità e senza acqua. Secondo la Banca Mondiale, circa 90.000 unità abitative sono parzialmente o completamente distrutte in tutto il Libano. 

Molte persone rientrate nei propri villaggi stanno scoprendo che la loro casa è stata distrutta dalle bombe israeliane. Alcuni chiedono ospitalità ai parenti, altri sono costretti a tornare indietro, intrappolati in una condizione di sfollamento che speravano finita. 

Poi ci sono i rischi per la sicurezza: la guerra si lascia alle spalle un numero altissimo di ordigni inesplosi e i villaggi vicini al confine rimangono inaccessibili a causa della presenza e delle restrizioni imposte dall’esercito israeliano.

Sebbene, dunque, l’accordo di cessate il fuoco abbia portato a una sospensione delle ostilità e abbia alleviato le sofferenze del popolo libanese, i bisogni umanitari rimangono a livelli senza precedenti per la quantità di distruzione, sfollamenti e perdite di vite umane e mezzi di sussistenza. 

I nostri team al Sud e a Baalbek si sono subito attivati per valutare le condizioni delle strutture di INTERSOS nelle aree che prima del cessate il fuoco erano inaccessibili al nostro staff per ragioni di sicurezza. Stiamo procedendo con i lavori di manutenzione necessari per riprendere l’operatività nei centri e negli uffici che sono stati danneggiati dai bombardamenti e portare aiuti alla popolazione. Il cessate il fuoco tra Hezbollah e Israele rimane fragile, e c’è il rischio che il conflitto riprenda da un momento all’altro, ma i nostri team sono al lavoro per fornire tutta l’assistenza possibile alle persone che sono tornate a casa e a chi è ancora sfollato.

Recapiti
Susanna Barnaba