Mentre il Paese cerca di ricostruirsi, migliaia di persone sono ancora senza casa e la presenza militare israeliana in alcune zone impedisce il ritorno di molti sfollati. Allo stesso tempo, un nuovo afflusso di rifugiati dalla Siria necessita di assistenza umanitaria. Anche in questa fase INTERSOS è al fianco della popolazione per supportare le persone nella ricostruzione.
Negli ultimi due mesi la popolazione libanese ha iniziato a immaginare il proprio futuro oltre le macerie. L’accordo di cessate il fuoco temporaneo di due mesi raggiunto con Israele il 28 novembre ha congelato la guerra in corso da ottobre 2023 e, a gennaio di quest’anno, dopo quasi due anni di vuoto politico, il Paese è riuscito ad eleggere un Presidente, lasciando intravedere la speranza di un futuro di unità e ricostruzione. 14 mesi di guerra hanno però distrutto case e infrastrutture civili critiche e interrotto servizi essenziali. Già dai primissimi giorni successivi al cessate il fuoco, la maggior parte delle persone che nei mesi precedenti erano fuggite nelle aree più sicure del Paese hanno ripreso il cammino inverso verso le loro case, più o meno danneggiate dalle bombe. Secondo IOM all’8 gennaio 2025 circa 870 mila persone sfollate in Libano sono tornate nelle loro aree di origine. Tra queste c’è chi è stato più fortunato ed è potuto rientrare subito a casa, chi la casa la deve ricostruire, ma può contare sull’ospitalità di altri membri della famiglia e chi è rimasto a Beirut in attesa che casa sua venga rimessa in piedi. C’è però anche chi a casa non può tornare, perchè viveva in zone che sono ancora oggi occupate dalla forze armate israeliane. Dalla fine di novembre, i soldati israeliani si sono ritirati da diverse aree, anche strategiche, ma molti villaggi in un raggio tra i 2 e i 5 km dal confine vedono ancora una presenza armata israeliana che impedisce a tanti di rientrare. Nell’abbandonare le zone occupate, inoltre, le forze armate israeliane si lasciano alle spalle nuova distruzione, comprese abitazioni e infrastrutture civili, ostacolando ulteriormente il ritorno a casa delle comunità locali anche dopo il loro ritiro. Al momento sono oltre 115 mila le persone che rimangono sfollate all’interno del Paese.
Lungo il confine opposto, in seguito ai recenti sconvolgimenti politici in Siria, molte persone si stanno spostando attraverso i valichi di frontiera ufficiali e non ufficiali tra Siria e Libano. L’UNHCR segnala circa 1.000-1.500 attraversamenti al giorno lungo i valichi di frontiera ufficiali, mentre quelli che avvengono attraverso i valichi non ufficiali sono difficili da accertare. Al 7 gennaio, sono circa 87.000 le persone – tra cui 20.000 libanesi – che dalla Siria si sono spostate in Libano, nella zona della Bekaa che, come il sud del Paese, è stata pesantemente colpita dalla guerra. La maggior parte di queste persone ha trovato ospitalità presso altri membri della comunità, mentre circa 35.000 persone, quasi tutti siriani, vivono in alcuni rifugi collettivi informali, molti dei quali affollati e con problematiche legate al riscaldamento, all’accesso all’acqua e ai servizi igienici. Per far fronte a questi bisogni, i team di INTERSOS hanno effettuato diverse distribuzioni di emergenza alle persone arrivate dalla Siria, molte delle quali sono donne e bambini.
INTERSOS è rimasta al fianco della popolazione in tutte le fasi della crisi ricalibrando le attività per rispondere tempestivamente ai bisogni della popolazione. Anche in questa fase di ricostruzione, i nostri team al Sud e nella Bekaa si stanno attivando per intraprendere interventi di riqualificazione delle abitazioni e delle infrastrutture danneggiate dai combattimenti, per facilitare il rientro a casa delle persone sfollate e il funzionamento delle infrastrutture essenziali, come la stazione di pompaggio dell’acqua di Machghara, che fornisce acqua pulita a circa 18.000 persone e ha urgente bisogno di essere riabilitata a seguito dei gravi danni causati dagli attacchi aerei. Interventi come questo sono essenziali per migliorare le condizioni di vita e di salute dei residenti.