Nell’attesa di un’adozione, si pensa sempre ai futuri mamma e papà. Ma ci sono anche zii, nonni, amici… tutti pronti ad abbracciare il nuovo componente della famiglia, pensato e amato prima di incontrarsi!
In un’adozione, non solo i futuri genitori hanno necessità di riempire lo spazio di attesa, variamente lungo ma sempre pesante, per abbracciare il prima possibile il proprio figlio. Ad attendere, ci sono anche i futuri nonni, gli zii, gli amici… Ed è importante che tutti possano avere informazioni sul mondo delle adozioni e sulle modalità migliori per accogliere il nuovo componente della famiglia.
Abbiamo visto, nel tempo e con l’esperienza, che quest’attenzione a tutto il nucleo familiare ha funzione protettiva per accogliere e far sentire benvenuti i bambini che non sono ancora fisicamente qui, ma sono amati già nel pensiero di tutte le persone coinvolte.
Poter ragionare anche con la famiglia allargata su alcuni temi legati al mondo dell’adozione, spesso vittima di pregiudizi, è fondamentale nel tempo dell’attesa, un tempo per aprire pensieri nuovi, che devono depositarsi e dare frutto, per quando il bimbo sarà a casa.
Primo tema: perché si aspetta così tanto?
“Ma con tutti quei bambini in situazione di difficoltà perché si deve aspettare così tanto?”. Nei momenti in cui i parenti accettano l’invito di ragionare sull’adozione, questa è quasi sempre una delle prime domande. Il tempo per parlare non è molto: una serata di due ore o poco più. Abbastanza, però, per seminare qualcosa di buono che speriamo possa poi portare i suoi frutti.
In quelle due ore raccontiamo bene cosa “sta dietro” a un’adozione: l’abbandono, i tentativi di ciascun Paese di rimediare a questa condizione, le prove di reinserimento nella famiglia d’origine (anche allargata), le procedure…
Sono questioni un po’ tecniche, ma reputiamo che la conoscenza precisa possa aiutare amici e parenti della coppia adottiva a comprendere il lungo e faticoso lavoro svolto nel Paese di provenienza per garantire al bambino che l’adozione è l’unica possibilità per “quel” bambino di trovare la sua famiglia.
Va affrontata la questione delle storie di fragilità da cui arrivano questi bambini
Vulnerabilità economica, fragilità (o malattia) psicologica dei genitori biologici, instabilità del rapporto d’origine e una genitorialità non adeguata portano a una scelta abbandonica (o alla privazione della responsabilità giuridica nei confronti del bimbo). Raccontiamo quindi che il monitoraggio degli operatori locali, che cercano di valutare il legame esistente e cosa si possa salvare di quella relazione, ha bisogno di tempi.
Bisogna sostenerli questi genitori? Si possono offrire interventi di supporto? Si deve verificare se ce la possono fare e se è bene mantenere il legame tra bambino e famiglia di provenienza?
Nessuno è mosso da una mentalità punitiva: la decisione di “togliere” si avvera solo in casi molto gravi. L’idea di fondo è che il bambino è al centro dei pensieri di tutti gli operatori del sistema, ma serve tempo per fare le adeguate analisi.
I consigli su come vivere l’attesa e come supportare i futuri genitori
Dopo aver raccontato a che tipo di procedura adottiva sono sottoposti i futuri mamma e papà italiani, si lavora sulle modalità migliori per accogliere il piccolo che arriverà. Si parla di attaccamento e di come agevolarlo, con rispetto e pazienza (anche se parenti e amici non vedono l’ora di abbracciare il nuovo arrivato, sbaciucchiarlo e coccolarlo allo sfinimento!).
Si affronta il tema della fiducia: in che modo vivere l’atteggiamento del bambino che si affida, ma ancora non si fida anche se vorrebbe, e teme di lasciarsi andare a questi sconosciuti chiedendosi: “E se poi mi abbandoneranno anche loro?”
Risorse da mettere in campo
Quante energie profuse da parte del bambino e in quanto poco tempo! Gli si chiede di stravolgere la propria esistenza, senza tenere conto del fatto che serve una fase iniziale di ambientamento e di comprensione dei meccanismi che vigono nella nuova vita familiare, le nuove regole, i soggetti che gravitano intorno alla sua nuova realtà. E poi l’inserimento a scuola, con altrettanto impegno e scoperta di altre norme. Per non parlare di sport e tempo libero…
A parenti e amici, nonni compresi (anche se sono i più ansiosi di vedere realizzato il sogno di accogliere il nipote) chiediamo prima di tutto di avere pazienza. E di non tediare la coppia protagonista dell’iter adottivo, che più di tutti vive il tempo di attesa come fonte di dolore. Domande come: “Ma quanto manca?”; “Sapete niente?”; “Non vi hanno ancora chiamati?”, sono da evitare. Datevi tempo e preparatevi a supportare i futuri genitori, in questo limbo.
Quando il bambino arriverà, l’impazienza dovrà essere domata; si dovrà ascoltare il cuore, ma soprattutto i ritmi dettati dal nuovo arrivato, che vorrà godere al massimo della sua nuova condizione di figlio, nipote, cugino, amico… Dando senso ad ogni persona che gli graviterà intorno. Con il giusto tempo.
Da ultimo: seguite le regole che vi indicheranno i genitori. Loro conoscono la storia del bambino e conoscono dei particolari che possono (o devono) omettere dalla condivisione, ritenendolo necessario per tutelare il figlio. Anche da voi. Fate squadra, per tifare alla nascita di questa nuova famiglia, che ha bisogno di tutto il calore e l’amore possibile.