Dall’entroterra marchigiano provengono storie di solidarietà che si intrecciano con i Presìdi Slow Food, è il caso del fagiolo di Laverino.
«La terra non ti lascia mai senza pane» sono queste le parole di Rigels, un ragazzo che 5 anni fa ha lasciato l’Albania per trasferirsi nelle Marche. Lui, insieme ad altre persone, lavora nel progetto di Agricoltura Sociale nato nel 2021 grazie a Francesco Massara, Arcivescovo di Camerino – San Severino Marche e Vescovo di Fabriano – Matelica, e alle Caritas di Fabriano e Camerino. L’iniziativa si estende tra i comuni di Fabriano (An) e Fiuminata (Mc), comprendendo varie frazioni, e coinvolge persone in condizioni di difficoltà e di tutte le età nella raccolta del Presidio Slow Food del fagiolo di Laverino.
Corrado Grandoni, referente e produttore del Presidio e direttore di una vicaria della Caritas di Camerino, insieme a Gianluigi Farneti, vicedirettore della Caritas di Fabriano, raccontano la nascita di questo progetto.
«Il centro Italia è un’area problematica, a rischio sismico e soggetta a un forte calo demografico, questo incide in agricoltura perché i giovani se ne vanno e non c’è più manodopera» afferma Grandoni. «La nascita del Presidio nel 2019 ha avuto un forte impatto positivo anche sulle vendite del prodotto, ma avevamo la necessità di coinvolgere più persone per lavorare i terreni perché la coltivazione del fagiolo è poco meccanizzabile, a parte la preparazione della terra, è tutto lavoro manuale».
Dalla sintonia tra più attori si decide quindi di dar vita a un progetto che potesse essere d’aiuto sia per il Presidio e sia per le persone. Così su volontà del vescovo nasce la cooperativa sociale C’Entro Appennino, con l’obiettivo di promuovere il territorio e regolamentare a livello burocratico il progetto di Agricoltura Sociale per valorizzare la sostenibilità, le filiere corte di colture non meccanizzabili e il lavoro umano, retribuito attraverso i fondi dell’8×1000. Attualmente sono tre i lavoratori coinvolti con cui collabora una rete di volontari che mette a disposizione mezzi agricoli, terreni, tempo ed esperienza.
La diocesi ha messo a disposizione alcuni appezzamenti in disuso di proprietà delle parrocchie. Il fagiolo di Laverino cresce su terreni in prossimità di sorgenti o fiumi, i capillari della pianta raggiungono velocemente l’acqua dando vita a un prodotto dalla buccia molto sottile e digeribile. È una coltura primaverile-estiva ed è una pianta rampicante, per cui necessita di impalcature come reti e paletti di sostegno per crescere e svilupparsi. La raccolta avviene tendenzialmente a fine agosto, ma a causa delle forti piogge primaverili nel 2024 è stato necessario posticiparla a ottobre. Oltre al Presidio, oggi la cooperativa produce miele e coltiva zafferano, patate rosse e grano turanicum, attraverso un sistema di rotazione che garantisce lavoro lungo tutto l’anno. Tra i progetti futuri intendono recuperare un uliveto abbandonato e alcuni vigneti.
I lavoratori vengono coinvolti principalmente nella coltivazione e raccolta, a volte anche nella vendita dei prodotti presso le parrocchie o nel punto vendita della cooperativa.
Farneti precisa che il loro obiettivo non è fare assistenzialismo, ma offrire un’opportunità lavorativa a chi è rimasto fuori dal mercato occupazionale, che siano uomini, donne, giovani, anziani o persone in condizione di fragilità: «con questo progetto vogliamo unire lavoro, agricoltura e dignità della persona». Per qualcuno è un’occupazione temporanea per sopperire ai bisogni momentanei, per altri invece è stata l’occasione per scoprire nuovi interessi.
Rigels, dopo aver perso il lavoro, si è rivolto alla Caritas e da un paio di anni è impegnato nella manutenzione dei terreni e nella produzione di varie colture: «in Albania vivevo in città, non avevo idea di come prendermi cura di un orto». Attraverso questa iniziativa ha avuto modo di approfondire il mondo dell’agricoltura, ma soprattutto ha scoperto una passione innata per l’apicoltura: «il prossimo anno farò il corso da apicoltore grazie alla Caritas» racconta sorridendo. La formazione è un altro elemento importante del progetto, che accompagna l’inserimento lavorativo organizzando corsi come quello per il confezionamento degli alimenti o per migliorare la lingua italiana.
Anche Musa, originario del Gambia, ha iniziato con la coltivazione del fagiolo e dello zafferano e la cura dell’apiario. Per lui il progetto è stata un’opportunità di passaggio, ora si occupa di giardinaggio ed è soddisfatto perché grazie alle iniziative promosse dalla Caritas riesce a mantenersi.
Aver creato valori condivisi e aver avvicinato persone al settore agricolo sono le più grandi soddisfazioni del progetto, perché «chi lavora in questo ambito sa che implica dei sacrifici, non esistono ferie e ci sono ritmi impegnativi. – prosegue Farneti – Inizialmente Rigels non riusciva a trasportare la motozappa, ora lavora meglio di me» conclude ridendo.
I promotori? Si sono resi conto che l’iniziativa, oltre ad aver garantito posti di lavoro e aver sostenuto la produzione di alcune colture, tra cui un Presidio in difficoltà, ha trasmesso alle 22 persone che sono transitate o che sono rimaste, il valore delle proprie azioni, consapevoli che senza il loro contributo alcune produzioni sarebbero potute scomparire.