“La speranza non delude mai” di Maria Cristina Pisani - Consiglio Nazionale Giovani

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Sono certa che ognuno di noi, in queste ore, stia redigendo il proprio bilancio personale dell’anno: guardando indietro, recuperando gli istanti più significativi di questi mesi, sorridendo ai traguardi raggiunti, agli impegni rinnovati, agli affetti consolidati, soffrendo per ciò che ha perso, ciò a cui ha rinunciato o che ha rimandato a buoni propositi per il nuovo anno. 

Per tutti, però, quello che ci lasciamo alle spalle è stato un anno intenso, segnato da giornate che ci lasciano un’eredità complessa e carica di sfide, in una stagione storica così complicata che solo l’amore può aiutarci ad affrontare, l’amore per noi e per gli altri. Un anno di conflitti, difficoltà, che ci hanno costretti a confrontarci con immagini sempre più drammatiche; un anno di crisi economiche e di emergenze sociali che hanno alimentato, ancora, un clima di instabilità e incertezza per un futuro che per definizione lo è, ma che per la nostra generazione lo è stato un po’ di più: a noi è toccato andare avanti per tentativi, in una competizione che è diventata globale, trascinandoci dietro quell’incertezza per ciò che siamo oggi, per ciò che saremo domani, per ciò che il mondo sarà, in un perenne stato di dubbio e precarietà. 

Eppure, nonostante il peso del passato, questi giorni ci invitano a riscoprire ciò che ci rende più autentici: la capacità di affrontare, insieme, le difficoltà, costruendo traiettorie collettive, consapevoli che la speranza non è mai un atto di resa, ma un potente motore di rinascita.  

Non ricordo più quando mi capitò di leggere per la prima volta una famosa raccolta di testi dei più grandi filosofi antichi in cui Aristotele descriveva “la speranza” come “un sogno a occhi aperti”. So che l’ho riletto adesso, dopo anni di profonde difficoltà, traendone la conferma che si tratta di una riflessione che oltrepassa ogni epoca, per assumere significati interpretabili ancora oggi. Se mi volto indietro e ripenso a quest’anno, ritrovo, infatti, quella speranza nei volti di tutte le ragazze e i ragazzi che ho incontrato, osservato e ascoltato. Un filo invisibile li lega, attraversando ogni angolo del nostro Paese e anche oltre i suoi confini: una fiducia semplice, ma profonda, che ogni giorno li spinge a non arrendersi mai. È proprio questa speranza a dare loro la forza di immaginare un futuro ricco di scoperte e opportunità. Sogni e speranze che sono il motore più autentico di ogni cambiamento.

Per tale ragione, a conclusione di questo anno, abbiamo indagato i loro desideri e le loro aspettative per il prossimo.  C’è un dato che mi preoccupa più di altri: la speranza si sta lentamente affievolendo, lasciando spazio a un’amarezza crescente. Una percentuale che non è solo un indicatore ma un campanello d’allarme che ci richiama ad ascoltare, sempre più, le loro necessità, a trasformare quelle loro speranze in realtà tangibili, a tradurre le loro aspirazioni in politiche concrete e sistematiche. Perché dietro questi numeri, ci sono esistenze, spesso fragili, di milioni di ragazzi e ragazze che chiedono solo un’opportunità, quella di aiutarli a conquistare la loro felicità, in uno scenario globale che continua a camminare con una potenza inarrestabile, aumentando sfide e complessità. E in un contesto segnato da instabilità e cambiamenti strutturali, la capacità di immaginare un futuro migliore non è una semplice virtù ma una responsabilità collettiva. 

Il sentimento giovanile prevalente resta, nonostante ciò, saldamente positivo perché il cinquantacinque per cento dei giovani italiani si dichiara ottimista, e la speranza è ancora al primo posto tra i loro sentimenti, ma il calo è rilevante: crescono amarezza e paura soprattutto a causa delle crescenti tensioni geopolitiche internazionali. Cala anche la fiducia nella scuola mentre cresce lievemente quella nell’economia. Nei confronti del nuovo anno però emergono ancora segnali incoraggianti che sono per noi un’opportunità: la maggior parte di loro affida le proprie speranze a miglioramenti significativi nel mondo del lavoro e dell’istruzione, chiedendo alle istituzioni maggiore attenzione alla salute e all’occupazione, che rimane una priorità per una generazione continuamente messa alla prova da crisi economiche e sociali. Chiedono un maggiore impegno nella risoluzione dei conflitti internazionali e più attenzione alle transizioni digitale ed ecologica, che sono un’enorme opportunità per condividere nuove competenze, orientare scelte professionali, avere l’ambizione di essere centrali in settori ancora non pienamente esplorati, partendo dalle loro competenze, dalla loro creatività. 

Competenza e creatività che, ogni giorno, tocco con mano insieme alla forza di un instancabile impegno, alla bellezza di una profonda consapevolezza a cui corrisponde un grandissimo slancio di partecipazione e responsabilità. D’altronde, se ci pensiamo, le più grandi rivoluzioni culturali e sociali di questi anni sono nate e crescono, attraverso i pensieri e i gesti quotidiani dei più giovani. È per questo che sento ogni giorno l’onore e l’onere di raccontare alle istituzioni l’impegno e gli spunti, le paure e le riflessioni di una meravigliosa generazione. 

Lo leggiamo da qualsiasi indicatore, le giovani generazioni sono minoranza nel nostro Paese non solo in termini numerici. La loro è una condizione di minoranza che può farsi profetica e generativa se riusciremo a infondere coraggio, restituire entusiasmo, coltivare quella speranza di poter essere insieme costruttori del mondo. 

È per loro, per coltivare queste speranze, che voglio anche io iniziare a riempire la mia lista dei buoni propositi per il nuovo anno: dalla centralità delle transizioni ambientali che stiamo vivendo, alla necessità di garantire accessibilità, a ogni giovane di questo Paese, a una istruzione pubblica, agganciandola alla competizione internazionale, al contrasto alla precarietà e alla disoccupazione attraverso un rinnovato sistema di orientamento, a un più fermo sostegno al benessere non solo fisico ma anche mentale, al contrasto alla violenza di genere, al riconoscimento del valore inestimabile del volontariato e delle organizzazioni giovanili, al rafforzamento di una maggiore inclusione sociale attraverso la costruzione stabile di infrastrutture materiali e immateriali, alla valorizzazione delle nuove competenze.

Ripenso, spesso, a una delle scene finali di Nuovo Cinema Paradiso, quando il vecchio Alfredo dice al piccolo Salvatore “Non ti voltare mai”. Ecco, penso che alle soglie del nuovo anno possa essere utile ricordarci di guardare sempre avanti,

con speranza.

Ed è proprio sulla speranza che voglio soffermarmi perché, nonostante sia un sentimento incredibilmente fragile, ha lo straordinario potere di muovere il mondo. “Non lasciatevi rubare la speranza” ci ha ricordato Papa Francesco durante una recente nostra Udienza privata, invitando tutti a essere “artigiani di speranza”.

Il suo è anche il mio augurio per il 2025. Perché “la speranza non delude mai”, proprio mai. Per questo, sognate grandi cose, sognate anche in mezzo alle difficoltà. Nessun percorso è lineare, tutto è un concatenarsi alternato di eventi, di momenti bui e momenti felici ma è anche attraverso quel buio, alle volte, incontrato, che abbiamo imparato a riconoscere, coltivando proprio la speranza, la luce e a riconquistare un raggio di calore. 

Buon anno.

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