Cosa rende un manoscritto interessante per la pubblicazione secondo gli editori? • Las Vegas edizioni

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Qualche tempo fa ho chiesto in alcuni gruppi di scrittori quali sono le domande che li tormentavano sul mondo della pubblicazione e dell’editoria libraria

Una era questa: quali elementi rendono un manoscritto davvero interessante per un editore

La domanda non è per niente banale: gli editori sono tanti, le linee editoriali le più fantasiose, ciò che fa funzionare un romanzo entro certi limiti può variare da persona a persona. Quindi la domanda su cosa faccia scattare la scintilla tra manoscritto e editore è certamente da considerare.  

Oltre all’editore di Las Vegas edizioni, Andrea, ho fatto questa domanda Francesca Mogavero di Buendia Books, Vania Rivalta di Clown Bianco, Oliviero Ponte di Pino di Rizzoli e Garzanti, Sara Meddi di La Matita Rossa, Edoardo Brugnatelli di Mondadori

Vania Rivalta: tra grammatica, vendite e morale 

Vania Rivalta è una dei fondatori di Clown Bianco, nonché editor della casa editrice. Insomma è quella che parlando di manoscritti si prende i mal di pancia peggiori. 

Alla domanda “Cosa rende per te un manoscritto interessante?” risponde così:

“Si tratta di una domanda facile solo in apparenza, perché dare una risposta significa in realtà andare alle radici di una casa editrice, al senso stesso della sua esistenza. 

Intanto, diamo per scontato un elemento: la correttezza grammaticale e sintattica. Senza questi due elementi è difficile che una proposta editoriale venga presa in considerazione.

Sul fatto del “davvero interessante”, poi, la prima risposta che mi viene da dare è: dipende. 

I fattori sono tanti e ogni casa editrice può privilegiarne uno a discapito di un altro o viceversa. Uno di questi aspetti, certamente non il più simpatico, è la vendibilità della proposta editoriale una volta che questa sia diventata un libro. Un editore dovrebbe avere chiaro in mente il suo pubblico di riferimento e di conseguenza scegliere manoscritti che possano incontrare il gusto di questo pubblico. Tuttavia, è anche vero che gli editori hanno spesso il desiderio di sperimentare ed esplorare nuovi territori.

Per quanto riguarda noi di Clown Bianco, un elemento che cerchiamo con costanza negli inediti è la freschezza dello stile. Evitiamo, insomma, testi ampollosi, forme sintattiche desuete e narrazioni autoreferenziali e didascaliche.

Altro elemento per noi imprescindibile è, appunto, la narrazione: non prendiamo in considerazione storie raccontate a mo’ di resoconto. Le storie le vogliamo prima di tutto vivere da lettori.

Infine, un aspetto che ci fa propendere per il rifiuto è la presenza di un intento, spesso dichiarato fin dalle prime righe, pedagogico; di una morale, insomma. Preferiamo che un romanzo sia disturbante piuttosto che rassicurante e/o edificante.”

Francesca Mogavero: accendere i sensi

Francesca Mogavero è fondatrice, editrice, editor, capo supremo e incontrastato di Buendia Books invece ci dice questo. 

“La nostra Buendia Books ha un legame particolare con il cibo – ogni libro è contraddistinto da tre simboli dell’enogastronomia piemontese, per indicare il formato, il genere e il tempo – perciò, anche per rispondere a questa domanda, mi appello ai sensi… e allo stomaco.

Udito: un romanzo interessante si fa sentire, chi lo scrive ha una voce, uno stile, un giro di frase, che emerge, magari “stona”. Insomma, chi canta… scrive… fuori dal coro non ci fa paura, anzi.

Tatto: una storia deve colpirci, sorprenderci come un pugno che ci manda al tappeto e allo stesso tempo accarezzarci, coinvolgerci.

Gusto: vogliamo pubblicare ciò che ci piace, ciò che sceglieremmo come lettrici e lettori. Buendia è una casa editrice in cui abitano persone che amano leggere. E siamo onnivori e golosi.

Vista: un manoscritto curato, ben impostato, frutto di decantazione e riletture, è un punto a favore. Non perché non ci piaccia lavorare sul testo, tutt’altro, ma perché ci fa capire che chi lo ha composto crede nel progetto, lavora di cesello, con attenzione e amore. Come cerchiamo di fare noi, con tutte le nostre forze.

Olfatto: tra anime affini ci si riconosce, ci si “annusa”. Da una parte e dell’altra della pagina ci siamo noi – chi scrive, chi pubblica, chi stampa, consiglia, trasporta, promuove, chi legge – ed è fondamentale che il percorso sia il più sereno, divertente, arricchente e collaborativo possibile: se l’autrice o l’autore, come noi, sa che la pubblicazione è “solo” la punta dell’iceberg e che il bello, la sfida, continua nelle tappe successive, se ha voglia di mettersi in gioco incontrando il pubblico, magari anche uscendo dalla propria comfort zone – una presentazione al pub? Perché no? – e scambiandoci idee… be’, si inizia già col piede giusto.

E infine lo stomaco: va bene, forse suonerà romantico o poco professionale, ma se un romanzo ci fa sentire le farfalle e scatena la nostra fame di letture, ci siamo. Si parte insieme per il viaggio che per noi è il più bello del mondo.”

Andrea Malabaila: la prof di italiano non vale

Andrea è il fondatore, editore, sindaco di Las Vegas edizioni. Alla domanda “Cosa deve avere un manoscritto per essere interessante?” risponde così: 

“Prima di tutto non c’è una regola che valga per tutti. Quello che è interessante per me, non lo è di sicuro per altri, e viceversa. Incidono la linea editoriale, i temi trattati nelle collane, il gusto personale, la propria sensibilità e mille altri fattori a volte inconsapevoli.
Allora è tutto soggettivo?
Ovviamente no.
C’è una base oggettiva, molto forte, che può essere riconosciuta da tutti, anche da quelli che per qualche ragione hanno fatto o farebbero scelte diverse. Per questo è importante passare comunque attraverso il filtro degli editori: chi pubblica per mestiere ha il polso per valutare il valore di un manoscritto, per renderlo un vero libro, e naturalmente anche per buttarlo in pasto al mercato (che è brutto, sporco e cattivo ma non può essere dimenticato).

Prima di tutto il romanzo dev’essere scritto bene, ma non bene del tipo “la mia prof di italiano era tanto orgogliosa di me”, ci deve essere una voce, uno stile, qualcosa che emerga dal mucchio e che faccia dire: “Questo è uno che ha letto molto e ha saputo farne frutto, rielaborando le sue letture in qualcosa di personale”.

Seppur importante, la storia arriva dopo, perché se non si hanno gli strumenti del mestiere anche una storia potenzialmente bellissima ne uscirà malconcia. Quindi non intestarditevi troppo con l’originalità della trama, ma lavorate prima sulla vostra scrittura.

Quello che rende unica la vostra storia non è il fatto che sia una storia mai vista prima d’ora, ma semplicemente che sia credibile. La credibilità è tutto, se siete credibili potete portare a spasso i lettori dove volete (anche i lettori di professione).

Infine il romanzo dev’essere interessante non solo per chi l’ha scritto e altri due o tre adepti, ma deve avere un target più grande, e quindi essere vendibile. Perché, come accennavo prima, non bisogna dimenticare che un libro pubblicato, al di là di ogni romanticismo, è un prodotto con un prezzo e un codice a barre.”

Oliviero Ponte di Pino e le farfalle nella pancia

Oliviero Ponte di Pino lavora in editoria da 40 anni: Ubulibri, Rizzoli, Garzanti di cui è stato direttore editoriale. Ha scritto un libro che ho letto ai tempi dell’università e che mi ha dato un’idea chiara di come funziona una casa editrice, “I mestieri del libro. Dall’autore al lettore”.

Ecco cosa rende un romanzo interessante secondo lui:  

“Leggendo un manoscritto si fanno infinite valutazioni razionali per capire che cosa funziona e cosa non funziona. Se rientra nelle linee della casa editrice, se può trovare collocazione in una delle sue collane, se sta in piedi dal punto di vista della struttura e della continuità, se ha uno stile e se è scritto bene, se è migliorabile e come, se ha un possibile lettore… 

Ma tutto questo serve soprattutto per escludere i libri che NON verranno pubblicati, o per scegliere libri che non si possono non pubblicare. Poi ogni tanto succede una cosa strana, tipo le farfalle nella pancia quando ti innamori, perché lo leggi d’un fiato, perché quello è il libro che cercavi anche se non sapevi che potesse esistere. E a qual punto sprofondi nel dubbio: è una infatuazione passeggera, un mio capriccio? O è davvero il LIBRO?”

Sara Meddi e le maniche degli editori

Sara è un’agente. Ad ogni Salone del libro viene a trovarci tra un incontro e l’altro.

E ci racconta cose che voi umani…

La sua agenzia è La matita rossa

“Nella divisione dell’agenzia letteraria della Matita Rossa, in fase di scouting e proposta, ci occupiamo di fare da «mediatori» tra i testi che ci paiono meritevoli e le richieste degli editori. Il Salone del Libro di Torino per noi, dunque, è soprattutto questo: capire quanto le nostre intuizioni, i nostri gusti, circa i testi possano coincidere con quelle dei vari editor. 

Per chi non lo sapesse, il Rights Center del Salone è organizzato come un gigantesco speed date: file e file di tavolini numerati tipo battaglia navale (lettera più numero) ai quali, a slot di mezz’ora, si incontrano gli agenti e gli editor. Al di là di alcuni problemi di organizzazione: come la mancanza cronica di sedie, il tipico sub-clima tropicale generato dalla vetrata che illumina un lato della struttura, l’algoritmo che fissa gli appuntamenti secondo criteri imperscrutabili. mi concentrerei su  cosa cercano gli editori.

Nella mia esperienza si dividono pressappoco in due grandi categorie: quelli di manica larga e quelli di manica stretta, ovvero: quelli che sono molto generici nelle richieste e quelli che chiedono cose super specifiche.

Per esempio, un editor di manica larga potrebbe dire:

“Quest’anno cerchiamo libri di self-help, dedicati alla crescita finanziaria ma orientati verso un pubblico italiano.”

Oppure:

“Per quest’anno vanno bene anche gli esordienti, ma meglio se con un romanzo di trama, che abbia un protagonista forte, riconoscibile.”

O anche:

“Per quest’anno vanno bene anche gli esordienti, ma non romanzi di genere, vogliamo voci letterarie, già mature.”

Un editor di manica stretta, potrebbe invece dire:

“Quest’anno solo gialli investigativi, niente thriller, poca violenza. Meglio una protagonista femminile, giovane ma non troppo, con un passato tormentato, però di qualunque forza dell’ordine, quello fate voi. Ma meglio in centro Italia, che Milano ha stancato e il Sud pure.”

Oppure:

“Quest’anno vanno bene i romanzi storici, ci deve essere un personaggio di finzione ma anche personaggi storici, va bene tutto il periodo Umanesimo e Rinascimento, il resto funziona poco.”

O anche:

“Quest’anno vanno bene i romanzi storici, ci deve essere un personaggio di finzione ma anche personaggi storici, va bene dell’Ottocento in poi, il resto funziona poco.”

In breve, ogni editor ci dà le sue indicazioni per muoverci meglio nello studio del catalogo della casa editrice. 

A volte ci danno anche delle anticipazioni: punteremo su questo, lanceremo la collana tal dei tali.

Alla fine però, dopo aver studiato le uscite e le richieste, per un’agenzia letteraria seria si tratta di muoversi tra maglie più o meno strette, portando dei testi di qualità, qualunque sia l’indirizzo della casa editrice. 

In generale si possono dire cose molto ovvie: vengono richiesti più i romanzi che i racconti, c’è molta attenzione per il memoir e l’autofiction, per i saggi divulgativi o di auto aiuto. Tuttavia, al netto delle lamentele, si pubblica davvero di tutto e ci sono così tante buone case editrici che, in genere, se un libro è meritevole, può trovare il suo spazio. Per noi è un lavoro difficile, ma molto divertente.”

Edoardo Brugnatelli: una questione di voce

Edoardo Brugnatelli è editor Mondadori per la narrativa straniera. Anche a lui ho chiesto come si valuta un manoscritto.

“Di solito quello che mi fa innamorare di un libro è la voce dell’autore.
Per me un grande autore (letterario) deve avere due qualità fondamentali:

  • un modo tutto suo di metabolizzare il mondo, di leggerlo, di interpretarlo e di viverlo
  • una capacità unica di dare una veste scritta a questa sua visione, in modo da restituircela in modo perfetto.
    Questi 2 elementi messi insieme danno vita al Graal di cui è in cerca ogni editor: la voce

Per me un esempio straordinario e perfetto di questo resta Canale Mussolini di Pennacchi.”

Come vedete le risposte sono tante e varie. Dipendono da tanti fattori tra cui ruolo, esperienza, contesto ma sono tutte molto utili per capire cosa rende un romanzo interessante per un editore. 

Che ne pensate? Vi è stato utile?

Recapiti
Carlotta