Petrini: il progresso per il profitto non è progresso per l’umanità

Gli avanzamenti scientifici e tecnologici dei tre secoli di Rivoluzione Industriale hanno apportato, a livello generale, numerosi benefici al benessere della popolazione mondiale. Di questo ne sono convinto e non manco di ripeterlo.

Il progresso però è stato anche piegato a interessi privati e logiche di profitto che hanno favorito l’insorgere di “cattivi maestri” che purtroppo esistono ancora e sono in ottima salute: meccanismi o attori che ostacolano e travisano il progresso autentico, trasformandolo in una farsa che ci danneggia tutti.

Questi cattivi maestri ahimè mancano di operare neppure nel sistema alimentare. Sto parlando di chi brevetta le sementi, di chi promuove l’uso di organismi geneticamente modificati, quelli che negano la crisi climatica e chi invece di farsi promotore di una necessaria svolta ecologista la strumentalizza con il greenwashing.

Vediamo alcuni esempi.

Privatizzazione dei semi

Negli ultimi cinquant’anni le multinazionali dei semi hanno trasformato il fondamento della vita in un bene commerciale da scambiare su un mercato miliardario e concentrato in una decina di aziende a livello globale. Nonostante questo modello venga presentato come la soluzione alla sicurezza e sovranità alimentare mondiale ne è in realtà una minaccia.

La concentrazione pone infatti sfide importanti alla diversità genetica delle colture; standardizzare il mercato significa concentrarsi su poche varietà. Così facendo si danneggiano i produttori e si perde un patrimonio culturale e biologico inestimabile. Il giorno in cui una varietà ad alta resa andrà incontro a difficoltà, se non abbiamo alternative con cui sostituirla allora quella specie sarà persa per sempre.

Gli Oranismi geneticamente modificati

Discorso analogo si può fare per gli Organismi geneticamente modificati (Ogm); promossi come la risoluzione della fame nel mondo, e più recentemente anche come una misura di adattamento alla crisi climatica. Rispetto alla fame è bene mettere in chiaro che oggi non è dettata dalla scarsità, ma dallo spreco e dall’iniqua distribuzione delle risorse. Si tratta dunque di un problema sistemico; affrontarlo solo attraverso soluzioni tecnologiche che non vanno alla radice, serve a poco. Quando invece si tratta di crisi climatica è bene ribadire che gli Ogm sono parte di un modello di agricoltura industriale che favorisce la monocoltura (minacciando così la biodiversità agricola), e che utilizza ingenti quantità di pesticidi e fertilizzanti, con impatti devastanti su suolo, acqua e salute umana.

Cosa dire poi di chi afferma che il cambiamento climatico è una bufala, oppure non ne percepisce l’urgenza, ne nega l’origine antropica, afferma che la tecnologia riuscirà a fornire le soluzioni a tutti i mali, oppure agisce da scaricabarile deviando l’attenzione dall’agricoltura e allevamento di tipo intensivo, sostenendo che altri settori (energia e trasporti), siano gli unici colpevoli delle emissioni, quando in realtà il sistema cibo ne è responsabile per il 37%.

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Il greenwashing

L’altra faccia dei cattivi maestri è quella di chi pratica il greenwashing, celando dietro a un’estetica verde operazioni che rafforzano lo status quo e il business as usual. Facciamo un esempio: un noto fastfood dice di essere interessato al benessere animale e a contrastare la deforestazione. L’affermazione cozza però con le necessità pratiche: per le quantità vendute e i prezzi bassi, questa azienda non può fare a meno di rifornirsi da allevamenti intensivi dove gli animali vivono in condizioni terribili e sono alimentati a soia, la cui coltivazione su larga scala è tra le principali cause di distruzione dell’amazzonia.

Ciò che accomuna questi cattivi maestri è l’assenza di visione collettiva, la convinzione che il profitto immediato abbia più valore del bene comune, e che ogni innovazione tecnologica sia sempre sinonimo di progresso e benessere. Sposare in maniera acritica questo paradigma non è solo miope: è distruttivo.

Come ci insegna la storia, i maestri sbagliati possono essere potenti, ma il loro potere si fonda sul nostro silenzio e passività; mentre la nuova epoca della transizione ecologica chiede di mettere in discussione i modelli imposti e di cambiare le narrazioni.

Abbiamo bisogno di una Terra in cui i semi, l’acqua e l’aria tornino a essere beni comuni, e in cui il cibo sia una cura per il pianeta e per i nostri corpi. In questo, noi cittadini tutti, possiamo giocare un ruolo attivo diventando maestri di vita a partire dalla nostra quotidianità, e così facendo contribuendo a costruire un futuro migliore.

Carlo Petrini
da Millennium di febbraio 2025