Sono trascorsi quasi due anni dall’inizio del conflitto interno in Sudan tra le Forze Armate Sudanesi (SAF) e le Forze di Supporto Rapido (RSF) che, dall’aprile 2023, ha reso drammatica una situazione umanitaria già preoccupante. Più di 11,7 milioni di persone hanno abbandonato le proprie case e sono state costrette a fuggire dalle violenze, cercando rifugio in altre aree del paese o al di fuori dei suoi confini.
La fame ha raggiunto livelli catastrofici, con oltre la metà della popolazione che non ha accesso al cibo ogni giorno. Circa 25,6 milioni di persone si trovano in condizione di insicurezza alimentare, di cui 8,5 milioni sono in fase di emergenza.
Una delle prime conseguenze di un conflitto è l’urgenza di portare cure mediche alla popolazione. In contesti di instabilità e crisi interna, l’assistenza medica, la presenza di strutture sanitarie sul territorio e quella dei medici e operatori del settore rischiano di essere oggetto di attacco da parte degli attori in conflitto, o di non riuscire a coprire la grande domanda di aiuto delle persone che necessitano di cure. In Sudan sta accadendo esattamente questo.
Circa l’80% delle strutture mediche non funzionano o sono state costrette a chiudere a causa delle ostilità sul terreno, il che ha lasciato la popolazione senza accesso alle cure, aggravando ulteriormente le già precarie condizioni di salute della maggior parte delle persone, soprattutto dei minori, i più esposti al rischio di malnutrizione o di epidemie come il colera.
Il personale sanitario, come medici e infermieri, non è sufficiente a coprire la domanda di aiuto della popolazione, mancano i farmaci, senza i quali è impossibile affrontare malattie e infezioni altrimenti curabili o garantire il trattamento di malattie croniche. Nelle emergenze come quella in corso in Sudan, il compito di un’organizzazione umanitaria come INTERSOS non è solo quello di intervenire sul posto, nel più breve tempo possibile, ma anche di capire come superare una serie di ostacoli pratici legati a problemi logistici e di sicurezza che a volte rischiano di rallentare la risposta ai bisogni urgenti della popolazione.
Grazie alla collaborazione con Action Medeor, organizzazione internazionale che opera nella logistica, siamo riusciti a far arrivare, lo scorso dicembre, grandi quantitativi di medicinali nella regione del Darfur – Sudan occidentale- per un totale di 1,6 tonnellate di materiali. Tutti prodotti indispensabili ogni giorno nelle strutture mediche e negli ospedali. “Con questi medicinali vogliamo lavorare in diversi centri della regione del Darfur, cercando di portare assistenza sanitaria a circa 15.000 persone”, spiega Andrea Dominici, direttore dell’Ufficio Regionale per le Emergenze.
L’ultima spedizione è partita da Tönisvorst, una città nel nord-ovest della Germania, con un camion ha raggiunto l’aeroporto di Francoforte, da dove un volo aereo ha trasportato il carico prima ad Addis Abeba, in Etiopia, e poi a N’Djamena, la capitale del Ciad. Da qui il viaggio è proseguito via terra, su un camion che ha percorso 800 km in direzione est fino ad Adre, al confine con il Sudan, e poi ad Al Geneina, la capitale della regione del Darfur.
INTERSOS utilizzerà questi farmaci per facilitare l’accesso alla salute di migliaia di persone colpite dal conflitto in alcune cliniche della regione. In particolare, il nostro team umanitario sta lavorando alla riabilitazione di un centro sanitario a Mangarsa e all’attivazione di una clinica mobile che si sposterà nella zona di Foro Baranga, soprattutto per intervenire sul trattamento di malattie e lesioni comuni, sulla gestione di condizioni croniche come il diabete e l’ipertensione e servizi di salute riproduttiva come l’assistenza prenatale e postnatale.
Nella prima parte del 2025, è prevista una seconda spedizione in collaborazione con le organizzazioni di Airlink, Shelterbox e action medeor che includerà, stavolta, non solo medicinali ma anche beni di prima necessità, che raggiungeranno anche località più remote come quella di Tawila -Nord del Darfur- dove la squadra umanitaria di INTERSOS assiste civili sfollati che necessitano di aiuto umanitario.