Nei giorni scorsi la realtà ha superato le più orribili fantasie.

Inguardabili le immagini patinate che trattano con sprezzo la tragedia di un popolo falcidiato, perseguitato, allo stremo, un popoli di orfani, vedovi, mutilati di ogni età, immagini che ammantano di colori glamour una terra intrisa di sangue, coperta di macerie e cadaveri.

Ci uniamo alle parole della Fondazione Perugia Assisi, scritte qualche giorno prima, ma del tutto adeguate a descrivere l’orrore di un tempo in cui tutto ha un prezzo ma niente ha valore, in cui si osanna l’intelligenza artificiale e si oltraggia la vita umana, in cui la realtà virtuale rappresenta e mistifica le enormità della realtà vissuta, annichilendo la coscienza.

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Tre anni di guerre hanno cambiato il mondo. E anche noi. L’idea che alcune cose non si possano fare, nemmeno in guerra, per esempio ammazzare i bambini. L’idea che ci debbano essere dei limiti, per esempio escludere l’uso della bomba atomica. L’idea che ci debbano essere delle regole, per esempio che nessun crimine possa restare impunito. A vedere quello che sta succedendo sembra che molte delle più importanti conquiste dell’umanità siano già state cancellate, nell’indifferenza e nell’impunità generale.

Non esiste più il giusto e sbagliato. Tutto si può dire e fare. Deportare e imprigionare le persone in fuga dalla guerra, dalla miseria e dal cambiamento climatico o alla ricerca di una vita migliore. Conquistare un paese manu militari. Minacciarne altri. Pianificare un genocidio. Effettuare la pulizia etnica. Tagliare acqua e elettricità a milioni di persone. Distruggere ospedali, scuole, case, strade. Sparare ai giornalisti e agli operatori umanitari. Attaccare l’Onu. Bombardare i caschi blu. Chiudere l’Unrwa. Liberare un torturatore ricercato dal Tribunale Penale Internazionale. Trascinare l’Europa in guerra. Tagliare le spese sociali e aumentare alla follia quelle militari. Chiudere in un solo giorno un’agenzia umanitaria mondiale. Cancellare gli aiuti che salvano la vita alle persone. Perseguitare chi salva le persone in mare. Trasformare le relazioni internazionali in un campo di battaglia. Usare due pesi e due misure nel discorso pubblico istituzionale. Manipolare i fatti. Cancellare parti fondamentali della realtà. Trasformare l’informazione in propaganda. Riabilitare il fascismo e il nazismo. Usare apertamente espressioni ingiuriose o razziste…

Difendere i diritti umani è passato di moda. Denunciare il massacro di un popolo è stato vietato. Parlare di pace è diventato scomodo. Lavorare per la pace è diventato fastidioso. Raccontare gli accadimenti è diventato pericoloso.

Ci si può chiedere cosa sia successo al diritto internazionale e alle istituzioni democratiche. Ma, cosa è successo alla nostra coscienza di persone civili? Com’è possibile che tutto questo accada senza che ci sia una significativa reazione morale? Il vuoto politico è evidente. Ma dov’è finita la nostra coscienza?

Dopo due guerre mondiali, immense distruzioni e più di settanta milioni di morti, dopo il fascismo, il nazismo e l’olocausto, dopo la schiavitù, il colonialismo e l’apartheid, l’umanità aveva detto mai più. Mai più la guerra, il terrorismo, la violazione dei diritti umani, l’arbitrio, l’impunità.

E oggi: dove sono finite le conquiste morali e giuridiche dell’umanità?

A queste legittime domande occorre rispondere con serietà perché il pericolo è grandissimo. Il fatto che non ce ne rendiamo ancora conto non giustifica alcun atteggiamento superficiale. Non stiamo parlando di un cataclisma naturale ma di problemi che si sono aggravati con passare degli anni e che oggi ci presentano il conto. Per questo, dobbiamo ripartire dalle nostre responsabilità.

Domenica 12 ottobre 2025
si svolgerà una nuova Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternità.

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