Anche quest’anno con San Giuseppe, il Movimento Lavoratori di Azione Cattolica vive un momento di festa. In questo Giubileo della Speranza, San Giuseppe ci accompagna di porta in porta per varcare la soglia dell’accoglienza e della speranza. Nel segno dell’accoglienza, dell’incontro fraterno e festoso della vita quotidiana del lavoro, l’Equipe nazionale del MLAC ha vissuto la festa di San Giuseppe in Calabria, con gli amici del MLAC della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi.
Una giornata di festa vissuta di porta in porta, come pellegrini, accolti in diverse realtà lavorative della piana di Gioia Tauro. Esperienze diverse, ma unite nel segno della speranza, del lavoro dignitoso che mette al centro le persone, legate al proprio territorio.
Nell’omelia della Celebrazione Eucaristica, il vescovo diocesano Mons. Giuseppe Alberti ci ha invitati ad una riflessione profonda sul rapporto tra fede, lavoro e comunità. Citando Zygmunt Bauman e partendo dall’osservazione di come oggi la realtà sia diventata gassosa, priva di punti fermi, Mons. Alberti ha sottolineato quanto in questo scenario il Vangelo debba diventare una bussola, che offre un metodo ed un insegnamento ed aiuta ad orientarsi in un mondo sempre più fluido e complesso.
In homepage il report dell’intera esperienza da noi vissuta come Equipe. In questa pagina, ecco le storie che abbiamo ascoltato e visto dell’associazione rurale “La Contadinanza Necessaria”, dell’azienda “Gioia Succhi” e dell’impresa “Allera”.
NINO QUARANTA e“LA CONTADINANZA NECESSARIA”: un’agricoltura sociale per il Bene Comune
A San Ferdinando, in Calabria, c’è chi ha deciso di lavorare la terra non solo per produrre cibo, ma per coltivare anche diritti, dignità e comunità. È il caso di Nino Quaranta, fondatore dell’associazione rurale “La Contadinanza Necessaria”, un progetto che nasce dai valori dei senterra brasiliani e che si fonda su un’agricoltura rigorosamente biologica e cooperativa.
Dalla cultura alla terra: un impegno per la collettività
Nino Quaranta non è un semplice agricoltore. Laureato in lettere moderne alla Statale di Milano, il suo percorso è segnato da un forte impegno sociale, maturato tra esperienze culturali e l’incontro con realtà emarginate. Da sempre si è occupato di socialità, fondando associazioni che hanno aiutato ragazzi di strada a imparare a leggere e scrivere. Per lui, prima di qualsiasi lavoro, è essenziale la conoscenza: “Quello che è importante è che si capisca e si comprenda la lingua italiana. Prima di tutto badate alla conoscenza. Dopo si può scegliere cosa fare”.
San Ferdinando: una cooperativa per cambiare il territorio
Oggi, Nino è impegnato a potenziare e portare avanti la cooperativa agricola, operando in una delle zone più complesse d’Italia, la Piana di Gioia Tauro. Qui, i terreni confiscati alla mafia sono stati affidati a realtà come la sua, che se ne prendono cura con l’obiettivo di restituirli alla collettività. Ma il degrado persiste, come dimostra la condizione della tendopoli di San Ferdinando, un vero e proprio ghetto dove vivono centinaia di braccianti sfruttati nei campi. “Una situazione inaccettabile!”, denuncia Quaranta, che lavora per offrire alternative concrete a chi vive in condizioni di marginalità.
Oltre ai terreni agricoli, la cooperativa ha ottenuto in gestione campi da calcio e da tennis confiscati alla criminalità, dimostrando che il recupero dei beni può avere molteplici volti: dal lavoro agricolo allo sport, tutto può diventare strumento di riscatto sociale
Collaborazioni e progetti solidali
Nonostante non sia credente, Quaranta riconosce il valore di chi opera per il bene collettivo. Collabora con sacerdoti, con il Vescovo locale e con Papa Francesco, grazie al quale sono state recentemente inaugurate lavatrici e docce per le persone più bisognose.
L’impegno della sua cooperativa si intreccia con quello di Libera e Don Ciotti, con cui sta organizzando un campo di lavoro estivo su un terreno sequestrato alla mafia. Il suo obiettivo è dimostrare che i beni confiscati possono essere una risorsa per tutta la comunità e non solo simboli di una vittoria legale contro la criminalità organizzata. Uno dei progetti più significativi è quello sostenuto dalla Fondazione San Carlo Borromeo, che permetterà di destinare l’olio prodotto dalla cooperativa alla Caritas per le persone in difficoltà. Inoltre, gli amici della Caritas, con cui collabora strettamente, hanno avviato un albergo diffuso, un’altra iniziativa per ridare vita al territorio in modo sostenibile e inclusivo
Un messaggio di pace e impegno civile
Nino Quaranta ha una visione chiara: “Bisogna vivere non per morire, ma per vivere. Occorre lasciare un segno su questa terra”. Per lui, il lavoro sociale non è una scelta di convenienza, ma una missione che va oltre la politica e gli interessi personali.
La sua opposizione alle guerre è netta: “Una manifestazione organizzata per finanziare una guerra è sbagliata”. Le sue battaglie si combattono nei campi, tra i filari d’ulivo e le serre, ma anche nel cuore delle comunità dimenticate, dove il riscatto passa attraverso il lavoro, la cultura e la solidarietà.
Nino Quaranta e “La Contadinanza Necessaria” sono la dimostrazione che l’agricoltura può essere molto più di una semplice produzione: può diventare strumento di giustizia sociale, dignità e futuro per chi oggi è ai margini.
GIOIA SUCCHI: Innovazione, qualità e sostenibilità calabrese
Nel cuore della Calabria, un’azienda ha saputo trasformare la propria visione in una realtà di successo, puntando su qualità, innovazione e sostenibilità.
Gioia Succhi è oggi un’eccellenza nel settore agroalimentare, specializzata nella produzione di succhi al 100%, oli essenziali per dolci, semilavorati e cosmetici
Un Modello di Economia Circolare
Uno degli elementi distintivi di Gioia Succhi è il suo impegno nel recupero e nella valorizzazione degli scarti di lavorazione. Grazie alla collaborazione con l’Università di Cosenza, l’azienda ha trovato il modo di riutilizzare l’acqua di depurazione, trasformandola in una risorsa preziosa per l’industria cosmetica e biologica. Questo approccio circolare non solo riduce gli sprechi, ma crea valore da materie prime considerate inutilizzabili.
Dai sottoprodotti di agrumi come arance, mandarini, bergamotto e limone, fino alla mela, alla liquirizia e al melograno, ogni elemento viene utilizzato in diversi settori, compreso quello nutraceutico, dove ingredienti naturali vengono impiegati per il benessere e la salute.
Tecnologia e Sostenibilità: Una Scelta Vincente
Un altro punto di forza dell’azienda è la capacità di adattarsi alle sfide del mercato, recuperando e riadattando macchinari provenienti dal mondo dell’usato. Grazie alla competenza interna, Gioia Succhi ha saputo ottimizzare le risorse, riducendo i costi e mantenendo un’elevata efficienza produttiva.
L’attenzione alla sostenibilità si riflette anche nella produzione energetica: l’azienda è in grado di autoprodurre il 50% dell’energia necessaria grazie all’uso di pannelli solari, riducendo così l’impatto ambientale.
Un Processo Produttivo all’insegna della Qualità
Gioia Succhi segue con attenzione ogni fase della lavorazione, dalla selezione della frutta – proveniente dal Nord Calabria e dalla Sicilia – fino al confezionamento del prodotto finito. Il processo prevede rigorosi controlli qualitativi e batteriologici per garantire standard elevati ai clienti.
Dopo un’accurata pesatura e pulizia, la frutta passa attraverso un sofisticato sistema di estrazione che separa gli oli essenziali dal succo. Il residuo viene poi pressato per ottenere il succo grezzo, il quale subisce ulteriori lavorazioni per ottimizzare la percentuale di polpa e raggiungere la concentrazione desiderata. Nulla viene sprecato: persino il pastazzo, ovvero gli scarti finali della lavorazione, viene destinato alla produzione di biogas o fertilizzanti.
Una Storia di Valori e Inclusione
Oltre alla qualità dei prodotti, ciò che rende speciale Gioia Succhi è la sua visione aziendale, fondata su persone, competenza e multiculturalità. L’azienda conta circa 45 dipendenti, tra cui lavoratori di diverse nazionalità, come ucraini, algerini, uruguaiani e argentini. Un ambiente inclusivo dove il rispetto reciproco è un valore fondamentale, testimoniato anche dalla celebrazione condivisa di festività come quella di San Giuseppe.
Nata dalla determinazione di un gruppo di ex dipendenti che, nel 1996, hanno rilevato l’azienda investendo sulla propria competenza e passione, oggi Gioia Succhi è un esempio di imprenditoria resiliente, con un fatturato di circa 10 milioni di euro e una rete di distribuzione che si estende in tutta Europa e oltre i confini del continente.
Un’Eccellenza Riconosciuta
La qualità e la serietà di Gioia Succhi non sono passate inosservate. Patrizia Rodi, rappresentante della Camera di Commercio e produttrice, ha definito l’azienda “un’oasi di serietà”, lodandone l’efficienza e la trasparenza nei processi produttivi e burocratici.
Anche Maurizio Biasci, segretario nazionale MLAC, ha evidenziato come realtà come questa rappresentino un modello di sviluppo per la Calabria, sottolineando l’importanza di un lavoro di qualità che valorizzi i coltivatori e combatta il caporalato.
Infine, Don Oronzo, assistente nazionale MLAC, ha espresso il suo apprezzamento per un’azienda che mette le persone al centro e che rappresenta una speranza concreta per il futuro della regione.
Una Calabria da Raccontare
Come ha sottolineato Giacomo Giovinazzo, presidente del Consorzio di Bonifica della Calabria, la regione può essere vista con gli occhi del passato o con quelli del futuro. Gioia Succhi ha scelto di guardare avanti, trasformando una crisi in opportunità, innovando e creando valore.
In un panorama dove il numero di aziende di trasformazione agrumicola è passato da 70 a sole 10, Gioia Succhi rappresenta un faro di speranza e una testimonianza di come la Calabria possa essere sinonimo di eccellenza, sostenibilità e innovazione. Una storia che merita di essere raccontata, perché è la dimostrazione concreta che, con impegno e visione, il futuro può essere costruito con le proprie mani.
ALLERA: un artista di ferro
Fondata nel 1959 da Salvatore Allera come impresa individuale, Allera S.r.l. ha visto una significativa trasformazione sotto la guida del figlio Cosimo, che ha ampliato i servizi e consolidato la presenza dell’azienda nel porto di Gioia Tauro.
Fin dall’infanzia, Cosimo Allera ha mostrato una forte passione per la lavorazione del ferro, iniziando a soli 10 anni.
La sua curiosità e determinazione lo hanno portato a viaggiare per l’Italia, esponendo le sue opere d’arte e traendo ispirazione dalle bellezze del paese. Questa esperienza lo ha spinto a pensare in grande, trasformando l’officina paterna in un’azienda strutturata e articolata.
Nel 1993, con l’espansione del porto di Gioia Tauro, che vanta 3,5 km di banchina e 18 metri di fondale, Allera ha colto l’opportunità di crescere ulteriormente. Nel 2000, l’azienda è stata tra le prime a realizzare una struttura complessa nell’area industriale, beneficiando anche degli incentivi previsti dalla Legge 488/92, che mirava a sostenere le attività produttive nelle aree depresse del paese. Oggi, Allera S.r.l. vanta oltre 25 anni di esper