Da una parte Nova Gorica, costruita da zero all’indomani della Seconda guerra mondiale, una volta tracciato il confine divisivo tra Italia e Slovenia. Dall’altra Gorizia, centro culturale, amministrativo ed economico con una storia molto più antica. L’obiettivo? Superare i loro confini, in un percorso di riconciliazione. Ecco perché Gorizia e Nova Gorica, città europee della cultura per il 2025, dove il sogno europeo è diventato realtà, sono oggi l’avamposto di un’Europa unita in un momento in cui il mondo, e l’Europa stessa, affrontano il dramma della autarchie al comando e delle guerre senza scrupolo.
Dove il sogno europeo è diventato realtà
Due Paesi, due città e molte persone, per superare le barriere fisiche e culturali tra le società, a dimostrazione che una governance transfrontaliera impatta positivamente sulla crescita delle periferie europee, tasselli irrinunciabili nel mosaico dell’Unione. Più di 100 progetti con più di 400 eventi: dalla musica al teatro, dall’arte alla danza, dall’enogastronomia alla moda. I popoli si cercano, si confrontano, e la cultura avvicina l’abbraccio.
Dai Conti di Gorizia al governo degli Asburgo, passando per la parentesi napoleonica, l’annessione all’Italia dopo la Prima guerra mondiale e la spartizione tra Italia e Jugoslavia – poi Slovenia – con i Trattati di Parigi, Nova Gorica e Gorizia hanno vissuto sulla propria pelle gli stravolgimenti storici e geopolitici dell’Europa. Un territorio diviso tra due Paesi, ma unito nello spirito e negli intenti: creare la prima Capitale europea della cultura transfrontaliera.
Un po’ di storia
È con la Seconda guerra mondiale, infatti – come spiega bene il portale dedicato go20025.eu –, che il territorio subisce i cambiamenti più influenti. Dopo la grande guerra, viene prima occupato dall’esercito di liberazione e poi diviso in due zone tramite gli Accordi di Belgrado e Duino del 1945: la zona A amministrata dalle forze armate anglo-americane, e la zona B, amministrata dalla Jugoslavia.
Il Goriziano diventa così oggetto di una intensa contesa dal punto di vista politico e diplomatico, cui pone rimedio il Trattato di Pace di Parigi del 1947: gran parte del territorio è assegnato alla Jugoslavia e la restante parte, compresa Gorizia, all’Italia.
Con Gorizia dall’altro lato del confine, nel 1948 comincia la costruzione di una nuova città, Nova Gorica. Nel 1949 Italia e Jugoslavia firmano l’Accordo di Udine, che regola e facilita il traffico nell’area transfrontaliera. Nel 1975 un altro trattato, di Osimo, rende definitive le frontiere terrestri e marittime tra i due Stati, con accordi sulla loro collaborazione economica che migliora le condizioni di vita della popolazione al confine.
Poi, nel 1990, inizia l’ennesimo stravolgimento geopolitico in Europa: la disgregazione della Jugoslavia, che cerca di reprimere il tentativo sloveno di creare uno stato indipendente. Dopo una guerra durata dieci giorni e i successivi negoziati del 1991, la Slovenia dichiara ufficialmente la propria indipendenza. Nel 2004 ottiene il riconoscimento della comunità internazionale diventando membro Ue e nel 2007 entra a far parte dello spazio Schengen.
Il futuro è qui
L’area transfrontaliera rappresenta da sempre un luogo importante e strategico per entrambi gli Stati, oltre che uno strumento di sviluppo sotto tanti punti di vista: cultura, economia, commercio, trasporti. Il resto è storia, e ci conduce esattamente qui: alla prima Capitale europea della cultura transfrontaliera, con Nova Gorica e Gorizia alla guida di un territorio unito nello spirito e negli intenti.
Ecco perché la visita a Gorizia del Consiglio nazionale dell’Ac, che si terrà dal 21 al 23 marzo, assume una particolare importanza. Oggi si tende a considerare il confine come un retaggio del passato, oppure se ne predica con insistenza il ritorno. Ma il confine non è solo una parola: il confine esiste, e ci sono persone che lo abitano e lo hanno abitato a Gorizia e Nova Gorica, ma che sono state capaci anche con la loro storia e con il rischio della vita ad essere, come li ha definiti papa Francesco, “artigiani di pace”, capaci di trasformare un sogno in una realtà.
La visita del Consiglio Nazionale di Ac
La visita del Consiglio nazionale vivrà dei momenti forti con la visita al Sacrario di Oslavia, dove riposano 59000 soldati caduti della Grande Guerra, Piazza della Transalpina luogo simbolo del confine dove ci saranno i saluti istituzionali da parte dei Sindaci di Gorizia e Nova Gorica, e delle autorità regionali, e dove ad attenderli ci saranno i Consigli diocesani Ac del Triveneto La visita proseguirà poi con un passaggio nelle due città e con l’incontro con la Comunità cattolica slovena nella concattedrale di Nova Gorica.
Il futuro passa anche da qui.