LA MOTO GALBUSERA 8 CILINDRI | Anche il suo rombo a Motociclismo Senza Confini!
Nell’ambito delle iniziative legate a Go!2025, che identifica le città di Gorizia e Nova Gorica come capitali europee della cultura transfrontaliera, domenica 31 agosto si è svolta la manifestazione “Motociclismo senza confini”, con l’intento di sottolineare l’importanza del motociclismo sportivo nell’unire popolazioni separate da un confine come quello tra Italia e Slovenia.
Nello specifico, il “muro di Gorizia” precedette di alcuni anni quello di Berlino: le Zone A e B in cui era stato suddiviso il territorio alla fine della seconda guerra mondiale, la prima sotto le forze anglo-americane e la seconda assegnata alla Jugoslavia con presenza ed influenza del blocco sovietico, con il trattato di Parigi del 1947 vennero assegnate definitivamente all’Italia e alla stessa Jugoslavia. A dividerle fu un vero muro che passava attraverso i quartieri della città, con filo spinato e cavalli di Frisia, invalicabile se sprovvisti di un apposito documento. Esso divise famiglie e comunità per un lungo periodo della storia della città, che in pratica terminò definitivamente solo con il trattato di Osimo del 1975. Quel muro presentava delle falle, aperte in accordo tra le due parti nel nome di una comune passione per le due e le quattro ruote.
Organizzato in Piazzale Cesare Augusto Seghizzi sotto l’imponente Castello di Gorizia, dal Moto Club Trieste 1906, dal Moto Club Pino Medeot Gorizia, dalle municipalità di Gorizia e Nova Gorica e con la co-organizzazione della FIVA, il patrocinio di UNESCO, ASI, FMI e FIM, il supporto dei Club ASI del Friuli Venezia Giulia (GAS Gorizia, Ruote del Passato Pordenone, Club Amici della Topolino di Trieste e Club dei Venti all’Ora – Trieste 1961) e dell’AMD di Nova Gorica, “Motociclismo senza confini” ha ricordato quel periodo, nel quale un buio passato incontrò un futuro pieno di speranze grazie alla passione per i motori.
Il piazzale ha ospitato gli interventi di numerosi ospiti. Erano esposti al pubblico due mezzi di particolare significato legati alla tradizione motociclistica del territorio della Venezia Giulia: l’artigianale Sirza 125 a motore Puch 125 a cilindro sdoppiato e una Tomos-50 monoscocca, oltre a veicoli storici a due e a quattro ruote rappresentativi di quell’epoca.
“Motociclismo senza confini” ha raccontato una storia: una storia sconosciuta ai più e che ha attirato, fatto inedito per un evento motoristico, l’attenzione di UNESCO. Una storia che fa capire come la passione unisca popoli diversi e genti divise dai confini al di là di ogni situazione di tipo politico o ideologico. Tra gli anni ‘50 e ’70, dal valico di Casa Rossa a Gorizia tra Italia e Jugoslavia transitavano team motociclistici italiani impegnati nel campionato del mondo e team o privati impegnati nei campionati minori. I furgoni con le loro moto da corsa e altri mezzi da competizione entravano così in Jugoslavia: la leggenda, nata da fatti di cronaca, racconta che i doganieri – che non avrebbero dovuto far passare nemmeno uno spillo – anche loro appassionati di moto e di competizioni motoristiche in genere, chiudessero più di un occhio sui mezzi da competizione. I piloti italiani erano le star delle corse che si svolgevano non solo appena dopo il confine ma anche in altre città jugoslave lontane anche centinaia di chilometri dal posto di blocco; i loro nomi erano Silvio Grassetti, Paolo Campanelli, Gino Rinaudo, Gilberto Parlotti, Claudio Loigo solo per citarne alcuni.
Alle loro gesta, nella sfida a tanti forti piloti dell’ex Jugoslavia che non sempre potevano mettersi in mostra partecipando alle prove del mondiale, assistevano decine di migliaia di persone. Qualche “muletto” e qualche moto incidentata venne venduta oltre confine dai team, al punto di essere ritrovate anni dopo in Paesi che erano all’epoca ben oltre la Cortina di Ferro.
Questa storia è stata raccontata dagli ospiti della serata e, come ulteriore dimostrazione che quando il passato incontra virtuosamente il futuro, quest’ultimo diventa più solido e promettente, altro fatto che ha destato l’interesse di UNESCO, tutti i veicoli partecipanti all’evento sono stati alimentati con bio-benzina 98 RON di seconda generazione messa a punto specificatamente per i veicoli storici, oggetto del programma sperimentale ASI Net-zero Classic. Era presente anche l’ambasciatrice iraniana di FIVA, Maryam Talaee, che fa parte del Green Dream Team ASI-FIVA.
La serata si è conclusa con la prima accensione della moto Galbusera V8 costruita da Mirco Snaidero basandosi su tre foto scattate al salone di Milano del 1938. La moto è stata fedelmente ricostruita per onorare il progetto di Marama Toyo che, assieme a Plinio Galbusera, proprietario a cavallo fra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso dell’omonima piccola casa motociclistica, aveva ideato un motore con sistema di funzionamento rivoluzionario.
La storia straordinaria di su Marama Toyo e della moto Galbusera è raccontata nel libro di Franco Damiani di Vergada. Il libro, intitolato “Sulle tracce di Marama Toyo. Tra leggenda, misteri svelati e il sogno della Galbusera V8, la moto scomparsa”, è stato realizzato grazie ad una sottoscrizione promossa dal Moto Club Trieste ed è stato presentato da Giorgio Rossi, Assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo del Comune di Trieste.