Mons. Giuliodori e Notarstefano: da Francesco l’invito a vivere, da laici, la gioia del Vangelo nel quotidiano
«Nell’attuale contesto sociale ed ecclesiale, voi laici di Azione cattolica siete chiamati a rinnovare la scelta missionaria, aperta agli orizzonti che lo Spirito indica alla Chiesa ed espressione di una nuova giovinezza dell’apostolato laicale. Questa scelta missionaria: tutto in chiave missionaria, tutto» (Discorso ai delegati della XV Assemblea nazionale dell’Ac).
Papa Francesco conosceva bene l’esperienza dell’Azione cattolica, attraverso sua nonna e la sua mamma che ne erano state membra attive. Gli erano care molte figure di testimoni come Armida Barelli e Piergiorgio Frassati conosciute attraverso i racconti familiari. Ha accompagnato l’associazione argentina da arcivescovo di Buenos Aires e, da pontefice, ha incoraggiato tutta l’Ac a ripensarsi in modo appassionato e coraggioso, a rigenerarsi nella e per la missione.
Durante tutto il suo pontificato, Francesco ha sempre richiamato l’Azione cattolica ad essere missionaria, a non chiudersi nei propri schemi, ma a vivere in pienezza l’essere “Chiesa in uscita”, capace di farsi prossima a tutte le sofferenze del mondo.
L’invito del Papa è sempre stato chiaro, in ogni suo discorso all’associazione: ascoltare le grida silenziose dell’umanità, leggere i segni dei tempi, aprirsi alle periferie esistenziali, con “orecchie aperte alla novità” e con un “cuore samaritano”.
L’Azione cattolica è sempre stata uno strumento vivo e attuale della Chiesa. La sua lunga storia di laici cattolici aggregati, vissuta a cavallo di tre secoli, ha una peculiarità, un “carisma”, che il Santo Padre amava sottolineare nei nostri numerosi incontri: quello di non avere un carisma proprio, ma di condividere in pienezza la missione universale della Chiesa. Poiché l’Azione cattolica non si identifica con un’ispirazione particolare o con un fondatore, ma con il cuore stesso della Chiesa, operando in tutte le sue dimensioni: contemplazione, evangelizzazione, servizio.
Nel 2017, rivolgendosi ai partecipanti al congresso del Forum internazionale di Ac, il Papa propose una lettura attuale dei quattro pilastri che fondano l’Azione cattolica: la Preghiera, la Formazione, il Sacrificio e l’Apostolato. Quattro dimensioni che fondano l’identità ma in modo nuovo e dinamico «ripensate i vostri piani di formazione, le vostre forme di apostolato e persino la vostra stessa preghiera affinché siano essenzialmente, e non occasionalmente, missionari».
L’Azione cattolica diventa così, per papa Francesco, una “passione cattolica” che nasce dalla gioia del Vangelo, da condividere con tutti, in forme semplici e quotidiane, attraverso modalità sempre nuove e creative, sollecite e pronte ad abitare ogni ambito e ogni dimensione della vita concreta delle persone, a partire dalle situazioni di fragilità e di marginalità.
Da tale sguardo contemplativo e da tale postura missionaria nasce l’impegno per la città degli uomini, per la politica con la P maiuscola, per la cultura e l’educazione, per la pace, la giustizia sociale e la cura della casa comune.
«È nella vocazione tipicamente laicale a una santità vissuta nel quotidiano che potete trovare la forza e il coraggio per vivere la fede rimanendo lì dove siete, facendo dell’accoglienza e del dialogo lo stile con cui farvi prossimi gli uni agli altri, sperimentando la bellezza di una responsabilità condivisa».
Già in quella occasione il Papa ci incoraggia a vivere ancora di più lo stile sinodale, «un modo di essere Popolo di Dio in cui ciascuno può contribuire a una lettura attenta, meditata, orante dei segni dei tempi, per comprendere e vivere la volontà di Dio, certi che l’azione dello Spirito Santo opera e fa nuove ogni giorno tutte le cose».
Una sottolineatura che egli riprende nel 2021, parlando al Consiglio nazionale dell’associazione e affermando che l’Ac è una vera «palestra di sinodalità», che emerge dalla corresponsabilità, dalla popolarità e dalla spiritualità sperimentate nella concreta vita associativa. «Dialogo, discussione, ricerche, ma con lo Spirito Santo». Proprio mentre la Chiesa universale iniziava il percorso del Sinodo sulla sinodalità e in Italia si cominciava a pensare al Cammino sinodale, papa Francesco affida ai laici di Ac, ma ci piace pensare che attraverso noi lo dicesse a tutto il laicato, di aiutare la comunità tutta a vivere uno stile sinodale in modo ordinario, permanente, non astratto né autoreferenziale.
È ancora una volta il Papa, lo scorso 25 aprile, a incoraggiare l’associazione a promuovere lo stile sinodale attraverso una “cultura dell’abbraccio“, attraverso «cammini personali e comunitari… rinnovando le relazioni familiari ed educative, rinnovando i processi di riconciliazione e di giustizia, rinnovando gli sforzi di comunione e di corresponsabilità, costruendo legami per un futuro di pace … tutti insieme, ragazzi, famiglie, uomini e donne, studenti, lavoratori, giovani, adulti e “adultissimi”». Tenere insieme la vita oltre la complessità e la frammentazione e tenere insieme le persone nel pluralismo e nelle differenze, cercando insieme l’essenziale che il Vangelo mostra quale via autentica dell’umano.
Articolo pubblicato su Avvenire del 24 aprile 2025