Nel silenzio del mio studio a Rivoli Veronese, circondato dai miei libri e dalle storie che ho creato negli anni, è arrivata una notizia che ha illuminato uno dei miei percorsi professionali più cari: sono stato ammesso come membro della Horror Writers Association.
Ogni scrittore ha i suoi rituali. Il mio include una tazza di caffè a metà mattinata, talvolta una brioche con crema e cappuccino, e la determinazione di scrivere almeno mille parole tra le otto e mezzogiorno. È in questi momenti di quiete creativa che ho dato vita ai personaggi di “L’isola dei morti”, ho immaginato le atmosfere inquietanti di “L’incubo dietro la porta” e ho esplorato le dimensioni fantastiche di “Il deserto di Carcosa”.
Non avrei mai immaginato, quando scrivevo i miei primi racconti a dieci anni, che un giorno sarei stato riconosciuto dalla stessa organizzazione che annovera tra i suoi membri gli autori che hanno plasmato il genere horror come lo conosciamo oggi.
Radici mediterranee in un contesto globale
Ciò che rende particolarmente significativa questa ammissione è la possibilità di portare una voce diversa nel panorama della letteratura horror internazionale. Il mio approccio al fantastico è profondamente radicato nella cultura mediterranea, nelle sue leggende antiche, nel suo rapporto peculiare con la morte e il sacro.
La narrativa fantastica mediterranea che ho cercato di sviluppare nei miei romanzi non è tanto una variazione regionale dell’horror anglosassone, quanto una tradizione con caratteristiche proprie, che attinge a un immaginario diverso e si esprime attraverso modalità narrative specifiche.
Come amo ricordare, un mio antenato di Agrigento, il barone Celauro, aiutò Goethe nella sua ricerca della mitica pianta originaria (la Urpflanze). In modo simile, il mio lavoro di scrittore è una continua ricerca di quell’elemento unitario che soggiace alla varietà dell’esperienza umana, specialmente nelle sue manifestazioni più inquietanti e misteriose.
Oltre l’intrattenimento: l’horror come strumento filosofico
Ho sempre considerato l’horror non solo come un genere letterario, ma come uno strumento di indagine filosofica. Le storie di fantasmi, mostri e fenomeni soprannaturali sono metafore potenti per esplorare le paure collettive, i tabù sociali e le domande esistenziali che ci accompagnano da millenni.
Come filosofo oltre che scrittore, vedo nella narrativa fantastica un modo per dare forma all’informe, per rendere tangibile l’intangibile, per esprimere attraverso il linguaggio del simbolo ciò che sfugge all’approccio razionale.
L’ammissione alla HWA rappresenta per me la conferma che questo approccio ha una sua validità e rilevanza anche in un contesto internazionale.
Un nuovo capitolo per Albero del Mistero
Naturalmente, questa esperienza arricchirà anche il lavoro che svolgo con Albero del Mistero, dove aiuto aspiranti scrittori a trovare la loro voce e a migliorare le loro capacità narrative.
I corsi di scrittura creativa e le consulenze Exlibris beneficeranno delle nuove prospettive e degli scambi con autori di diverse tradizioni letterarie. Ma soprattutto, potrò portare ai miei studenti la conferma che anche partendo da una dimensione culturale specifica – quella mediterranea – è possibile raggiungere un pubblico e un riconoscimento internazionali.
Riflessioni personali
Mentre scrivo queste righe, ripenso al lungo percorso che mi ha portato fino a qui. Ai primi racconti scritti da bambino, ai romanzi pubblicati, alle storie ancora da raccontare, alle difficoltà vissute per il riconoscimento. Ripenso alle notti insonni passate a inseguire un’idea sfuggente, ai momenti di dubbio e a quelli di ispirazione fulminante.
Essere ammesso nella HWA non è solo un riconoscimento professionale, ma anche la conferma che vale la pena perseguire con tenacia la propria passione creativa, anche quando il percorso è lungo e non privo di ostacoli.
Come socio del Mensa Italia (tessera 6304), ho sempre creduto nell’importanza di coniugare il rigore analitico con la libertà creativa. Come scrittore, ho cercato di dare vita a storie che parlassero della “realtà intera”, secondo quella massima del Piccolo Principe che amo citare: l’essenziale è invisibile agli occhi.
Questi valori continueranno a guidare il mio lavoro di scrittore e insegnante, arricchiti ora da questa nuova appartenenza a una comunità globale di narratori dell’inquietante e del meraviglioso.
Guardando al futuro
La strada che si apre davanti a me è ricca di possibilità. Nuovi romanzi da scrivere, nuove storie da esplorare, nuovi studenti da guidare nel loro percorso creativo.
Non so dove mi porterà questo nuovo capitolo, ma so che continuerò a fare ciò che ho sempre fatto: sognare, immaginare, scrivere. E condividere con altri la gioia e la sfida di dare forma al mistero attraverso le parole.
Fabrizio Valenza è scrittore, filosofo e fondatore di Albero del Mistero. I suoi romanzi includono “L’isola dei morti”, “L’incubo dietro la porta”, “Il deserto di Carcosa” e molti altri. Dal 2024, le sue opere sono presenti anche al Salone Internazionale del Libro di Torino.