In Sudan, il conflitto in corso da due anni continua a devastare territori e comunità, segnate da gravi violazioni dei diritti umani.
In tutto il Paese, in particolare nelle regioni del Darfur, di Khartoum e del Kordofan – donne e ragazze di ogni età subiscono quotidianamente violenze di ogni genere: aggressioni sessuali, matrimoni forzati, sfruttamento, abusi fisici e psicologici.
Sono centinaia i casi documentati di stupri di massa, schiavitù sessuale e traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento, di cui sono accusate le milizie paramilitari coinvolte nel conflitto, le Forze di Supporto Rapido (RSF).
Oltre alla violenza diretta, le donne in Sudan affrontano anche gli effetti collaterali del conflitto: il Paese è teatro della più vasta crisi di sfollamento forzato al mondo e di una delle crisi di fame più gravi del pianeta. Le donne e i bambini sono le fasce di popolazione che subiscono maggiormente le conseguenze di questa situazione: non hanno accesso ai servizi sanitari di base, all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, il che aumenta a dismisura il rischio di epidemie.
Le famiglie guidate da donne sono più vulnerabili alla povertà e all’insicurezza alimentare. I tassi di malnutrizione sono in costante aumento. In molti casi, il peso dei traumi e delle violenze subite è tale da spingere molte donne in Sudan a togliersi la vita.