I Sonetti di Shakespeare nella collana “Firmamenti. Collana di cultura europea” - Fondazione Cassamarca

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Giovedì 5 giugno, alle ore 18, presso la Sala Brittoni di Casa dei Carraresi sarà presentata l‘opera “I Sonetti di Shakespeare” nella versione a cura di Sergio Perosa. Il volume fa parte della Collana Firmamenti, progetto editoriale, promosso dalla Fondazione Cassamarca ed edito da Marsilio.

I Sonetti di Shakespeare sono un’opera unica, fra le vette della letteratura mondiale per ampiezza d’argomenti, varietà di sentimenti e situazioni, intensità e complessità metaforica e immaginifica. Unico esempio di epoca elisabettiana in cui l’autore si fonde con il suo titolo nel frontespizio (artificio qui studiatamente riproposto), i Sonetti spiccano per la partecipazione appassionata e l’organizzazione drammatica del materiale, la mescolanza di manierismo formale, slancio intellettuale e sensualismo. L’accento del tutto personale contribuisce all’eccezionalità di tante singole riuscite, che non sembrano avere rivali fra i canzonieri di tutti i tempi e di tutte le nazioni. Svelerebbero l’enigma Shakespeare facendoci entrare nel suo “privato”, un privato piuttosto osé, di segreti scabrosi, rivelazioni intime, confessioni pruriginose. Eppure, questi sonetti, che potevano risultare sconcertanti e scandalosi, passarono inosservati; addirittura, c’è chi sostiene che furono soppressi. Si infittiscono gli enigmi. Sono sonetti dell’ultimo Cinquecento, i «sonetti zuccherati» relativamente giovanili, o del primo Seicento, della piena maturità dello scrittore? Impossibile stabilirlo con certezza. Di certo, sono l’espressione lirica di uno scrittore di teatro, eminentemente drammatico, incline a mascherarsi in diversi, contrastanti personaggi. Non sono di forma petrarchesca, ma di quella detta appunto “shakespeariana”: tre quartine e un distico. Il verso usato – il pentametro giambico – in italiano richiede non l’endecasillabo, troppo breve, ma l’alessandrino o un verso di quattordici sillabe; le volute oscurità, la rima finale e certe rime, gli insistiti giochi di parole vanno mantenuti o suggeriti in una versione che mira a riprodurre le caratteristiche anticonvenzionali dell’originale.

Sergio Perosa (1933), professore emerito all’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove ha insegnato Letteratura inglese e anglo-americana dal 1958 e dov’è stato anche preside di Facoltà (con frequenti insegnamenti alla New York University). Dal 1969 al 2014 ha collaborato al «Corriere della Sera» con oltre 500 articoli. Già presidente dell’Ateneo Veneto e dell’EAAS, ha diretto gli «Annali di Ca’ Foscari», la «Rivista di Studi Anglo-Americani» e co-diretto il «Tutto Shakespeare», bilingue edito da Garzanti (40 volumi). Membro di varie accademie, associazioni professionali e del PEN Italia, ha pubblicato numerosi studi critici, edizioni e traduzioni di W. Shakespeare (dieci drammi e un’introduzione ai Sonetti), Henry James (due monografie in inglese e la curatela di due ‘Meridiani’ Mondadori), Johm Ruskin, Virginia Woolf, E. A. Poe, Herman Melville, Emily Dickinson, antologie di riferimento per la narrativa inglese e americana e per il teatro e la poesia americani. Si veda il suo “Veneto, Stati Uniti e le rotte del mondo. Una Memoria” (2016, versione inglese 2020).

La Collana Firmamenti, diretta da Maurizio Bettini, Massimo Cacciari e Luigi Garofalo, si propone di valorizzare e far conoscere opere di straordinaria importanza nella formazione del pensiero occidentale, talora trascurate dalla critica o addirittura prive di una traduzione italiana. Ciascun testo è arricchito di saggi scritti da autorevoli studiosi, volti soprattutto a coglierne il significato sotto il profilo storico-filosofico e giuridico-antropologico.


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Antonella