Panel discussion, Tasting session, Workshop, Via Ludovisi 48, Roma
Serie Art&Science
H16:30-20:30
Location
Via Ludovisi 48, Roma
Category
Panel discussion, Tasting session, Workshop
Information
Serie Art&Science
H16:30-20:30
The Edible Institute II. Unearthing the difficult heritage of plants
L’evento apre la seconda stagione del progetto The Edible Institute del duo di artisti Aterraterra attraverso un panel di discussione, un workshop e un food tasting sul tema del difficult heritage delle piante coltivate, con contributi di Almaz Aweke, Ginevra Ludovici, Klara Machata, Larissa Tiki Mbassi e Sergio Rojas Chaves.
L’evento è parte della serie Art&Science, dedicata all’incontro tra ricerca scientifica e pratiche artistiche, curata da Ilyas Azouzi (Head of Science, Research, and Innovation) e Lucrezia Calabrò Visconti (Head Curator).
It came from the tropics è un workshop di scultura botanica condotto da Sergio Rojas Chaves, in cui si analizza la storia delle piante tropicali introdotte in Europa per il consumo e divenute poi iconiche nell’ornamentazione, nel design e nella pubblicità. Il laboratorio si concentra sulla trasformazione delle colture in ornamenti, attraverso la creazione di sculture collettive che riflettono, a loro volta, la feticizzazione del fogliame e il desiderio profondo di possedere ciò che è percepito come esotico.
Programma:
H16:30-18:00 It came from the tropics, Workshop di Sergio Rojas Chaves
REGISTRAZIONE QUI PER IL WORKSHOP
H18:30-20:30 Panel e Food Tasting
REGISTRAZIONE QUI PER PANEL E FOOD TASTING
Il Panel e il Workshop saranno tenuti in Inglese.
Aterraterra è un duo formato da Fabio Aranzulla e Luca Cinquemani che lavora in modo multidisciplinare intersecando arte, agricoltura e scienza. La ricerca di Aterraterra si interroga sulla possibilità di forme di coltivazione e alimentazione critiche nei confronti delle forme di potere e consapevoli del proprio antropocentrismo. I progetti artistici di Aterraterra affrontano questioni relative alle relazioni multispecie, alle forme di disciplina genetica nell’agricoltura industriale, alle prospettive post-agricole e post-linguistiche, al foraging come pratica di resistenza e al limite culturale – sempre mobile – del concetto di commestibilità. ll duo indaga inoltre il difficult heritage delle piante alimentari, il rapporto tra istituzioni culturali e forme di vita non umane e le trasformazioni ecologiche determinate dai cambiamenti climatici. Tra i lavori, i workshop e le food performance del duo: Hybridising Scentscapes, in collaborazione con Eliza Collin, Design Museum, Londra; Not From Here: Plant Migrations and Human Narratives, Museum MMK für Moderne Kunst, Francoforte, Someone told us a story about nature and purity, ZACentrale, Fondazione Merz, Palermo, Foodscape 5, Photoforum Pasquart, Biel/Bienne.
Almaz Aweke è una chef dalla traiettoria inusuale, nata professionalmente dalla convergenza tra percorsi diversi e una lunga esperienza nel mondo della ristorazione. Per Almaz la cucina è uno strumento di connessione profonda con le proprie radici culturali, un mezzo per mantenerle vive e accessibili, attraverso il gesto e l’esperienza sensoriale del nutrirsi e del nutrire. Almaz porta in tavola una cucina che non è solo preparazione di cibo, ma atto politico, affettivo e comunitario, capace di creare spazi di ascolto, scambio e riconoscimento. Le sue proposte culinarie attraversano tradizioni, identità e memorie diasporiche, in un dialogo costante con il presente. Attiva in contesti collaborativi, Almaz sviluppa progetti che mettono al centro la cucina come pratica di cura e resistenza, come linguaggio condiviso e territorio poroso in cui persone e storie si incontrano. Attraverso laboratori, cene partecipate e interventi site-specific, sperimenta formati che valorizzano l’incontro tra comunità e alimentazione, contribuendo a ridefinire i margini tra chi cucina e chi riceve, tra chi racconta e chi ascolta.
Ginevra Ludovici è curatrice indipendente e dottoranda di ricerca in Analysis and Management of Cultural Heritage presso la Scuola IMT Alti Studi Lucca dove sta portando avanti il progetto di tesi “Self-initiated institutions: the case of artists-run educational platforms”. Negli ultimi anni ha collaborato con diverse istituzioni, tra cui il MoMA – The Museum of Modern Art (New York), Carpe Diem Arte e Pesquisa (Lisbona), Centro di Ricerca ASK – Art, Science, Knowledge (Milano), Lateral (Roma), Real Academia de España (Roma), Fondazione Giuliani (Rome), MACTE – Museo di Arte Contemporanea Termoli, Almanac (Torino) e Galerija Remont (Belgrado). Inoltre, ha curato la traduzione in italiano dei testi Education for Socially Engaged Art di Pablo Helguera e Joseph Beuys di Claudia Mesch per Postmedia Books. Nel 2023 è stata coordinatrice scientifica della Summer School “Dissonances. Re-interpreting and re-assessing difficult heritage” presso la Scuola IMT Alti Studi Lucca. Attualmente è coordinatrice del Capitolo Italiano presso l’Association for Critical Heritage Studies.
Klara Machata è dottoranda e assistente alla ricerca in Studi letterari e culturali inglesi presso l’Università di Friburgo, in Germania. La sua tesi di dottorato si concentra su spazio, luogo e Antropocene nella letteratura anglofona contemporanea, con particolare attenzione all’Asia meridionale e sud-orientale. La sua ricerca e attività didattica sono informate da studi di geografia e letterature anglofone, e indagano l’intersezione di diverse discipline nell’ambito delle environmental humanities: ecocritica, teoria postcoloniale e geografia politica e culturale.
Larissa Tiki Mbassi è curatrice con base a Zurigo e ricercatrice di dottorato affiliata ai Dipartimenti di Storia e Storia dell’arte delle Università di Friburgo e Vienna. La sua tesi, intitolata “Spazio pubblico nero? Approcci storici ai monumenti e ai simboli coloniali a Neuchâtel”, esplora le connessioni tra amnesia coloniale, monumenti coloniali e attivismo afro-diasporico a Neuchâtel (CH). Con questa ricerca, Larissa mira a comprendere le condizioni memoriali create dall’amnesia e in che modo queste influenzino le richieste di decolonizzazione degli spazi pubblici. Il suo lavoro combina analisi storica e approcci curatoriale, contribuendo al dibattito sulle politiche della memoria in Svizzera. Si interessa in particolare di teoria critica della razza e studi sull’autocnìa afro-europea.
Sergio Rojas Chaves è un artista che vive e lavora tra Svizzera e Costa Rica e collabora con partner non umani, come piante e animali, per sfidare l’antropocentrismo attraverso il dono e l’affetto. Rojas Chaves ha un background in architettura e sviluppo comunitario. Le opere attivano nuove relazioni e raccontano storie e narrazioni inedite su animali e piante, adottando approcci affettivi alla biologia. I progetti di Sergio Rojas Chaves, che includono sculture, installazioni, video, fotografia e performance, sono stati esposti in mostre personali e collettive, recentemente alla Stadtgalerie di Berna, al 12° Salon ACME in Messico, alla Budapest Galéria, al Macalline Art Center di Pechino, al MAI di Riyadh, alla Kunsthaus Baselland, al CAN di Neuchâtel, al MAFA di Arad in Romania, al MADC di San José, al MAC di Panama, alla Fundación Paiz in Guatemala, al TEOR/ética di San José e a la_cápsula di Zurigo, tra gli altri. Il lavoro di Chaves ha partecipato anche all’8ªBiennale di Gherdeina, alla 10ª Biennale Centroamericana e alla 9ª Biennale Inquieta Imagen, oltre che al Reunion Performance Festival di Freetown, Sierra Leone, e La Tigra, Honduras. Rojas Chaves co-dirige lo spazio artistico REUNION di San José.
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